venerdì 20 luglio 2012

Last train home

Treno verso casa, come sempre alle diciotto e quaranta più o meno puntuale.
Si avvicina il controllore, immagino voglia vedere i biglietti ed invece si siede accanto a noi ed iniza a parlare come un vecchio compagno di viaggio.
"Dopo tanto tempo riconosco chi prende sempre il treno e chi invece sale una volta ogni tanto, voi ci siete sempre", sorridiamo.
"Anche per me questo treno significa tornare a casa, faccio questo mestiere da ventitre anni"
Non è anziano ed è piacevole perché parla sorridendo e con una cadenza divertita poi il volto si fa un po' più serio, ci guarda e dice "Lo sapete vero che toglieranno questa linea, non ci sarà più nessun collegamento tra Verona e Rovigo" e continua "per noi in fondo non cambia nulla, lavoreremo su un'altra linea, il problema è vostro che dovrete cercare un altro mezzo di trasporto per andare al lavoro".
Trovare un mezzo alternativo non è certo un problema, il problema è che a certe cose ti ci abitui e ti ci affezioni.
Ti abitui ai ritardi, al freddo d'inverno quando aspetti al binario, al treno stipato del Lunedì mattino.
Così come ti ci affezioni, per le persone che conosci, per le ragazze carine che salgono, per quella mezza ora di sonno in più che riesci a strappare prima di andare al lavoro.
Così come ti affezioni ai ricordi come quando mamma mi disse "quando la sera sento il passaggio a livello chiudersi allora so che stai arrivando"
E' un pezzo di vita, due ore al giorno per cinque giorni alla settimana e qualche volta anche di Sabato, non è poco.
Quante volte ho immaginato di fare un viaggio lunghissimo iniziandolo dalla piccola stazione del mio paese, quante volte.
Tutto cambia, tutto inizia e tutto finisce. Peccato.

domenica 15 luglio 2012

Così senza un perché

E così senza un perché siamo finiti a fare l'amore dopo una bella serata, fatta di una buona cena, un buon film e due passi in un fresco insperato.
Tu bella come lo sei sempre ma stavolta di più.
Mi hai chiesto che non accada più, di non provarci mai più ma io non ti ho detto sì o no, non lo so non posso prometterti niente.
Mi chiedo da dove arrivi questa paura che questo diventi qualcosa di più, mi chiedo come sarebbe stato diverso svegliarsi insieme oggi.
Invece anche questa Domenica la passo tra i centri commerciali aperti, da solo, così senza un perché.

mercoledì 11 luglio 2012

La città spenta

La città non si spense tutta in una volta, no.
Prima fu qualche lampione di periferia o qualche insegna di negozio, nulla di preoccupante.
Poi i lampioni e le insegne iniziarono a spegnersi anche nel centro e divenne all'ordine del giorno che qualche cinema dovesse rimborsare il biglietto d'entrata a qualche spettatore tradito dall'elettricità proprio sul più bello.
Però nessuno, ancora, si preoccupava veramente di quello che stava accadendo.
Quando però si spense un intero piano dell'ospedale allora qualcuno iniziò a chiedersi cosa stesse veramente accadendo.
La risposta non tardò a ad arrivare.
L'aeroporto si spense tutto, in un attimo e solo per un miracolo non accadde una tragedia.
Poi casa dopo casa, palazzo dopo palazzo tutto iniziò a spegnersi definitivamente.
Malati da spostare nelle città vicine, anziani rimasti chiusi in casa, per non parlare delle rapine favorite dal buio improvviso o dei saccheggi ovunque.
Così la città oramai completamente spenta venne abbandonata e si scatenarono le teorie più disparate sulla ragione di quel fenomeno.
Chi descrisse il tutto come riconducibile a cause puramente tecniche, altri invece invocarono la punizione divina per finire come sempre a qualche complotto mondiale ordito con la collaborazione degli alieni.
Semplicemente la città si era stufata degli uomini, di quelli che sputavano per terra o gettavano mozziconi di sigaretta ovunque come se i marciapiedi o le strade fossero degli immensi posacenere.
Ancor più insopportabili erano quelli che si fermavano a fare pipì sui muri per non parlare di chi gettava i rifiuti nel fiume che attraversava buona parte della città.
Così come una moglie sbatte fuori di casa il marito infedele, la città aveva cacciato gli uomini, incapaci di reagire allo scempio di quella che fino a pochi anni prima era la loro casa.