domenica 26 febbraio 2012

Blogroll

Mi ero finalmente deciso ad aggiungere la lista dei blog che leggo poi sul più bello ho chiuso la finestra senza salvare e così niente blogroll.
Però non è questa la notizia, la cosa di cui voglio scrivere ma quello che ho provato leggendo i titoli dei blog.
Dietro il titolo di ogni blog ci sono persone che ho conosciuto, momenti passati insieme oppure semplici voci al telefono o, in alcuni casi, delle mail o dei dm su friendfeed.
Soprattutto ci sono otto anni tra oggi e quel 2004 quando feci la scoperta dell'esistenza dei blog ed il pensiero va al primo blog letto "Il capitano è fuori a pranzo" che mi ha aperto un mondo di letture e di persone.
Allora questo post è dedicato a tutte le persone che ho conosciuto in questi otto anni, a quelle che scrivono ancora, a chi non scrive più, a quelle che sono amiche e a quelle che non lo sono o non lo sono più.
Si cresce anche così, leggendo i post di un blog.

sabato 25 febbraio 2012

Gli anziani del quartiere stadio

Gli anziani del quartiere stadio li trovi al mattino presto con i loro cani, seduti sulle panchine parlano del più e del meno.
Si godono il loro quartiere prima che il giorno inizi veramente, mentre parlano il loro sguardo è sempre rivolto al loro cane che gioca, perché l'unica vera compagnia è quell'animale che sorride loro sempre e comunque.
Per loro la vita ha già detto tutto e quando li vedi a braccetto di figlie nipoti non parlano, fingono di ascoltare quel fiume di discorsi che esce dalla bocca del parente di turno.
A loro non importa di governi, programmi tv, scandali, vogliono solo quella pace del mattino prima che tutto urli.
Poi vanno a fare la spesa camminando lenti con i loro carrellini, lo sguardo basso di nostalgia per qualcuno che non c'è più ad accompagnarli in quel rito quotidiano.
Forse il cassiere, se non c'è troppa coda, farà una veloce chiacchiera con loro sennò basterà una carezza al cane per sentirsi un po' meno soli.

sabato 18 febbraio 2012

Il giorno che non conosci

C'è un giorno che conosci benissimo, quello della sveglia alla stessa ora sbuffando di non avere qualche minuto in più di sonno.
Quello del treno alla stessa ora, delle stesse facce, dei soliti discorsi.
Quello del lavoro, con il mondo filtrato dalla finestra di fronte alla scrivania.
Il ritorno a casa, la cena, il film, la partita o il programma tv che non riesci mai a vedere tutti interi perché la stanchezza è tanta e non si riesce a non addormentarsi.
Poi c'è il giorno che non conosci, non è molto differente dall'altro giorno eppure non lo conosci.
Così, complice la febbre, esci dal lavoro prima e le strade, le case sono diverse.
Non più incerte sagome nella luce dell'alba bensì colorate figure illuminate da un sole vivo che inizia ad essere un po'caldo.
I suoni non sono quelli del lento risveglio dalla notte ma pieni di rumori, di lavori, di animali, di bambini nelle scuole.
L'aria è un po' più calda e persino casa tua è diversa con la luce della giornata.
La solita maschera che copre le solite giornate si leva e scopri un giorno che non conosci.

martedì 14 febbraio 2012

Carla e il lento immaginato e mai ballato

Quando avevo quindici anni mi innamorai follemente di una compagna di scuola più grande di me, Carla.
Una malattia, una ossessione.
Facevo una testa tanta ai miei amici che pazientemente sopportavano l'amico improvvisamente uscito pazzo.
Io, nel mentre, costruivo i miei castelli in aria.
Immaginavo una festa, tipo quella che fanno gli americani nei licei e a questa festa ad un certo punto sul palco c'era Sade a cantare "Your love is king" oppure gli Style Council con la loro "You're the best thing" ed io che prendevo Carla per mano eppoi ballavamo questi lenti da sballo.
Naturalmente a Bovolone, provincia di Verona, è difficile che facciano le feste scolastiche tipo liceo americano e men che meno vedere Sade o gli Style Council cantare.
Però avevo quindici anni e tutto sembrava possibile o almeno era possibile sognare tutto.
Adesso se fossi in uno di quei telefilm americani nei quali le feste del liceo hanno sempre un episodio dedicato, mi ritroverei nella palestra della scuola, Sade inizierebbe a cantare e Carla sarebbe lì ad aspettare che le prenda la mano per portarla al centro della pista e ballare quel lento immaginato e mai ballato.

sabato 11 febbraio 2012

Liberate Rossella Urru


Il governo italiano faccia tutto il possibile e la stampa dia notizie maggiori sul rapimento di Rossella Urru

Donna, 48 anni, nazionalità ucraina

C'è chi li chiama "invisibili" altri, per darsi un tono, "clochard" altri ancora "senzatetto", pochi per paura di fare brutte figure politicamente scorrette "barboni".
Li vediamo tutti i giorni nei punti più diversi di una città, a volte cediamo alle loro richieste con qualche spicciolo, altre volte facciamo finta di nulla.
Sono le prime vittime del freddo di questi giorni, ogni giorno ne muore uno, aiutano a fare qualche titolo sui giornali.
Poi torneranno nell'oblio appena le temperature torneranno miti, è la stampa bellezza.
Mi ha colpito la morte di una donna ucraina di 48 anni, viveva in una tenda in un piccolo accampamento.
E' venuta dall'Ucraina qui da noi a cercare un po' di sollievo economico ed invece è morta di freddo una notte.
Forse faceva la badante e alla morte della persona assistita non ha trovato nessun altro da accudire in cambio di una paga e un letto.
Forse lavorava in una fabbrica che ha chiuso e non ha trovato altro o forse chissà che altro.
E' partita da casa per cercare fortuna ed è morta di freddo qui da noi e cosa resterà di lei?
Un nome, un cognome, un'età e la nazionalità scritte su un referto medico che ne accerta il decesso.
E alla fine di tutto questo non posso fare a meno di chiedermi: "E se capitasse a me?"

giovedì 9 febbraio 2012

La tregua

La vita volte concede una tregua, a volte si ha veramente la possibilità di fare quello che si vuole.
Andare dove si vuole, concedersi le cose sempre desiderate e mai avute.
A volte capita una momentanea sospensione dalla guerra fatta di treni da prendere ad orario fisso, di risultati lavorativi, di bollette e così via.
Questo non è un periodo di tregua per me ma poco importa, l'importante è sapere che ci potrà essere.
Una tregua a volte ti capita dall'alto senza un apparente motivo oppure te la puoi guadagnare combattendo e sbaragliando l'avversario in modo tale da metterlo in fuga per un bel po'.
Come dicevo, l'importante è sapere che ci potrà essere.
Allora quando arriverà me ne andrò lontano, in Scozia, meglio ad Edimburgo.
Edimburgo io l'ho sempre amata, dalla priam volta che l'ho vista,non c'è un motivo, non c'è una ragione particolare.
Me ne sono innamorato e basta, poi c'è chi dice che è brutta o che ci sono migliaia di luoghi migliori dove andare.
Bene, andateci voi. Io andrò ad Edimburgo.
E allora quando leggerete che scrivo un post da Edimburgo saprete che nella mia vita è in corso una tregua.
Mi sarebbe piaciuto finire questo post scrivendo "a proposito, questo post lo scrivoda Edimburgo" invece lo sto scrivendo da casa mia e va bene così.

mercoledì 8 febbraio 2012

Altri ponti, altre case, altre città

"Romeo e Giulietta" è una poesia dialettale dedicata a Verona e scritta da Berto Barbarani.
La storia dei due innamorati e della faida tra le due famiglie di appartenenza è solo un pretesto per parlare in realtà di Verona e in particolare modo del suo fiume, l'Adige o l'Adese come diciamo in dialetto.
L'immagine più bella che Barbarani trasmette è quella dei palazzi e delle case che si specchiano nelle acque dell'Adige e l'immagine delle case segue l'Adige nel suo percorso verso il mare.
Tutto quello che Barbarani vuole dirci è di credere nell'amore, abbandonare gli intrighi, l'odio e le lotte.
Partire, uscire e andare incontro a persone eluoghi nuovi come fa l'Adige lasciando Verona, verso altri ponti, altre case, altre città.

sabato 4 febbraio 2012

Sesso, sesso, sesso e poi alla fine...

Sesso, tutto è sesso.
Gambe accavallate che spuntano da gonne che si fermano appena sopra il ginocchio.
Uno sguardo involotariamente malizioso, un sorriso della collega che si accorge che le guardi di nascosto il seno generosamente sottolineato da una maglia molto aderente.
Tutto è sesso, inutile negarlo.
Poi però sei lì a pensare a quella sera nella quale lei era davanti a te e tu l'hai abbracciatta stretta, pensando che se ne sarebbe andata offesa per quel gesto audace ed invece lei è rimasta appoggiandosi ancora di più a te, senza paura.
Sesso, sesso, sesso e poi alla fine ripensi ad un abbraccio e saresti disposto a vendere tutto quelche hai per riavere quell'unico e indimenticabile momento in una sera d'estate.
Buon fine settimana