sabato 5 marzo 2016

Cose che noto al supermercato

Ci sono degli articoli acquistati al supermercato che creano sempre imbarazzo.
Immagino che la vostra mente sia subito corsa a quel prodotto, quello fatto per evitare, non so come dire sapete quando le donne sembrano più grasse ma non è grasso perché insomma...
Cioè non so se avete presente quei cosi gommosi che gli uomini indossano a volte e poi gettano via per evitare relazioni di lungo periodo quando invece si voleva solo una serata e poi ciao e che se non indossi poi devi partecipare a consigli di classe, colloqui con insegnanti...
Avrete capito immagino?
Ecco no, non parlo di quello parlo della carta igienica.
Tutte le corsie dei supermercati sono strapiene di persone tranne una: quella della carta igienica.
Vedo la gente fermarsi all'inizio della corsia dedicata alla carta igienica fare un respiro profondo eppoi lanciarsi ad afferrare la prima confezione che capita loro in mano.
Non guardano prezzo o quanti morbidi veli compone uno degli elementi imprescindibili dell'arredamento del bagno.
L'importante è uscire il più presto possibile dalla corsia e riempire il carrello di altro per non far capire cosa si è acquistato.
Poi alla cassa l'ingombrante confezione è lasciata per ultima, dopo aver messo nelle borse ogni sorta di cosa ecco il compratore di carta igienica fare l'ennesimo respiro profondo, assumere una faccia penitente e confessare l'orrendo acquisto: "Ho preso anche questo!" 
La cassiera finge indifferenza, passa il codice a barre e la fila dietro il compratore di carta igienica scuote la testa in segno di disapprovazione.
Solo chi ha altra carta igienica nel carrello prova un po' di solidarietà sa che tra poco subirà la stessa sorte ma tace, meglio non scoprirsi subito meglio tacere.
In pratica a volte è più semplice comprare, parlare e chiamare con il loro nome quei cosi gommosi che servono ad evitare che le donne abbiano più pancia per un periodo definito di nove mesi che non far capire agli altri che ogni tanto scappa la cacca.
Buon fine settimana

lunedì 15 febbraio 2016

Viaggiare

Viaggiare per me ha senso solo se lo fai in compagnia di qualcuno.
Genitori, amici, morose, compagni di scuola, anche persone sconosciute che incontri all'inizio di un viaggio organizzato.
Basta non essere soli.
Ora gli amanti del viaggio solitario tireranno fuori molti argomenti per convincermi del contrario.
Qui non si tratta di avere ragione o torto, è solo un modo di vivere una situazione.
Viaggiare da solo non mi entusiasma, certo fai quello che vuoi, non devi dipendere da nessuno, non devi rendere conto a nessuno.
Però preferisco non essere da solo perché così un viaggio lo vivi di più anche grazie al punto di vista degli altri.
Mi piace poi il ricordo che lascia nelle persone, è un legame, una piccola eredità condivisa.
È un po' come fare l'amore, magari quella persona con la quale hai  vissuto quell'esperienza si allontanerà da te, non proverà più niente ma non potrà cancellare quel ricordo e in piccola forse insignificante parte rimarrà per sempre legata a quel momento.
Così i compagni di viaggio rimangono legati da città, ore di volo, di treno.
Autobus e metropolitane, paesaggi, monumenti, panorami.
Litigi e risate, silenzi, parole e anche un po' di musica.
Non importa se poi non ci si rivedrà più o si resterà amici, un viaggio ti legherà per sempre, nella nostalgia, nei ricordi.
Buona settimana


sabato 6 febbraio 2016

La cosa difficile dell'amicizia

Una delle situazioni più imbarazzanti della mia vita è trovarsi in mezzo ai litigi.
I litigi di mamma e papà, i litigi di mamma con mio fratello, i litigi delle coppie amiche e i litigi tra amici.
Dicono che senza litigio un sentimento non sia vero, dicono così.
So solo che sei lì in mezzo tra due persone che se ne dicono di tutti i colori e non sempre con tono e parole oxfordiane e non sai cosa fare, non sai cosa dire.
Aspetti e speri solo che la cosa finisca il più presto possibile, perché è difficile ascoltare, è difficile perché vorresti avere una parola che aiuti loro a smettere o fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di non sentirli ma non ti viene in mente niente e allora aspetti e le cose che senti da una parte e dall'altra un po' feriscono anche te.
Poi c'è la parte nella quale ascolti le ragioni di entrambi, naturalmente in separata sede.
E sai che quello che dicono lo dicono in buona fede, sai che quello che stanno raccontando per loro è la verità, l'unica verità e non hai mezzi per capire chi ha veramente torto e chi veramente ragione.
Oppure lo capisci e allora non sai se la cosa migliore sia parlare o lasciare che ognuno creda quello che vuole e prima o dopo si stringano nuovamente la mano.
Tutto è un delicato compromesso, l'amico a cui vuoi bene ma con mille difetti che vorresti picchiare un giorno sì e l'altro anche, il collega che non ti piace ma devi sopportare e fartelo piacere, il parente che ti ha sempre trattato male ma tra parenti è brutto litigare...
È che quando litigano due persone alle quali tengo molto sto male, non capite quanto.
Vorrei essere capace di essere distaccato e pensare che non è affare mio ma non ci riesco sono fatto così.
Purtroppo i sentimenti li dobbiamo accettare così come sono, non possiamo costruirli a nostro piacimento.
E trovarsi in mezzo a due amici che litigano senza sapere cosa fare se non ascoltare è la cosa difficile dell'amicizia.
Buon fine settimana.

mercoledì 3 febbraio 2016

Il fantasma di Tom Joad

Ciao papà,

sai stavo pensando ad una cosa capitata un po' di anni fa, venti per l'esattezza.
Fa sempre una certa impressione, sai, accorgersi che un ricordo inizia ad avere venti anni... non mi ci sono ancora abituato.
Credo sia uno degli effetti collaterali dell'avvicinarsi ai cinquanta anni di età.
È che ho deciso di scriverti perché mi sono ricordato di una canzone che abbiamo ascoltato insieme più o meno in questo periodo proprio venti anni fa.
Quante cose abbiamo fatto insieme e quante ne ho potuto fare grazie a te, eppure tra tante mi ricordo di questa canzone ascoltata insieme.
Boh... è che non pensavo che una canzone potesse avvicinarci così tanto, non pensavo che quel cantante potesse piacerti.
Però eravamo davanti alla tv e ascoltavamo insieme quella chitarra, quell'armonica e la voce che raccontava di povertà e disperazione.
Sai papà allora non ci ho pensato che quel momento mi avrebbe fatto pensare a te, allora non sapevo che quei minuti di musica sarebbero diventati un ricordo così speciale.
Lo so negli ultimi giorni sono diventato più malinconico e anche noioso con questa nostalgia di mamma e di te.
Forse anche questo è un effetto collaterale del diventare... del diventare vecchi non bisogna avere paura di pensarlo, è così e basta.
Lo so questa malinconia ti avrebbe fatto arrabbiare, allora vado a dormire sperando che domani ci sia il sole anche se è Febbraio e magari il ricordo del fantasma di Tom Joad si dissolverà e mi tornerà il sorriso.

Bruce Springsteen The ghost of Tom Joad

sabato 30 gennaio 2016

Eppure io ti penso ancora

Sei stata una meteora all'inizio di un'estate di un po' di anni fa.
Una storia iniziata non so nemmeno io come e finita così presto, vorrei dire senza sapere nemmeno come... però lo so ed questo il fardello pesante da portare.
Eppure ti penso ancora, penso al nostro primo bacio, a dove è succeso.
Penso a come eri dolce nei baci e anche all'unica volta nella quale siamo andati oltre.
Penso alle mie braccia intorno al tuo corpo e la tua schiena contro il mio petto, non avrei mai voluto smettere dimabbracciarti così.
E penso a quando mi hai detto che ti eri sbagliata, che non era amore quello che provavi per me.
Credo tu mi abbia archiviato, in realtà secondo me nemmeno ti ricordi di me, comunque dicevo credo tu mi abbia archiviato nella cartella "ragazzi sbagliati" o anche "come ho fatto a mettermi con uno così".
A me la cosa che è dispiaciuta di più è che non hai provato nemmeno a conoscermi meglio.
Adesso, perché è solo crescendo che si capiscono meglio le cose, avrei dovuto fare come te "chissà come ho fatto a mettermi con una come te".
Non l'ho fatto allora e non lo farò neppure oggi perché tu mi piacevi veramente, non sai quanto.
No non lo sai, nemmeno ci facevi caso, non ti piacevo e basta.
Se solo fossi stato capace di farmi capire meglio.
Eppure a te ci penso ancora, anche quando non mi saluti quelle volte che ci incontriamo casualmente oppure ti volti dall'altra parte per non guardarmi.
Non si dovrebbe avere nostalgia di una persona così.
La verità è che sono rimasto fermo a quel rifiuto, a quel "non ho mai provato niente per te", ho preso tutto come una sconfitta e non come una occasione per ripartire, per migliorare.
Convinto che la tua opinione fosse una verità incontrovertibile e invece era solo imbarazzo perché è dura essere lasciati ma nemmeno per te deve essere stato facile dirmi quella cosa.
Comunque sia senza un perché, come oggi, a te ci penso ancora...

giovedì 28 gennaio 2016

Vite straordinarie di me stesso quando vado a letto

So che mettere parole come letto e straordinario in una frase potrebbe far pensare che io voglia parlare di sesso e invece no, niente di tutto questo.
A volte prima dormire leggo, qualche volta ascolto musica altre volte mi invento storie.
La storia che preferisco è quella che mi vede a capo di un non precisato gruppo di agenti speciali britannici.
Quindi ho un nome e cognome tipicamente british con ambientazioni tipicamente british.
Se un po' di anni fa non fosse nato un tale Ian Fleming magari ci potevo rimediare qualche soldo.
Comunque sono storie molto brevi perché di solito appena spengo la luce e inizio ad immaginare mi addormento.
Perché ho scritto tutto questo? Non lo so nemmeno io, probabilmente era solo voglia di dimenticare una brutta figura fatta stasera.
È che uno pensa di fare la cosa giusta e invece...
Buon proseguimento

lunedì 25 gennaio 2016

Lettera al mese di Febbraio

Caro Febbraio,

ti voglio dire che non mi sei mai piaciuto, proprio mai.
Sei inutile, freddo e non sei nemmeno normale nella durata.
Quando ero piccolo ti odiavo perché sei il mese del carnevale e a me il carnevale fa schifo.
I coriandoli e le maschere mi fanno ribrezzo, sopporto di più le stelle filanti ma questo non cambia lo stato delle cose.
Finché si trattava di schivare il carnevale tutto sommato la nostra era una guerra fredda, un patto di non belligeranza.
Ti sopportavo come male necessario verso la primavera.
Poi però mi hai dichiarato guerra aperta, era un sabato mattina presto quando papà è morto ed era una domenica mattina quando è finito il calvario di mamma.
Perciò da allora ti odio con tutto me stesso, sai Febbraio non è che durante gli altri mesi mi dimentichi di quelle giornate terribili.
È che tu mi fai tenere il conto di quanto tempo è passato, un contabile del dolore insensibile e puntuale.
Poi sei pure falso perché verso la fine dei tuoi giorni a volte spari dei tramonti che sono la fine del mondo come se mi volessi dire "lo so gianni sono un mese difficile per te ma guarda un po' che roba!".
Lo so che la persone prima o poi se ne devono andare, lo so benissimo, è che non pensavo di dover concentrare tutto il dolore durante un mese, speravo di diluirlo un po' giusto per sopportare di più.
Invece sei una botta unica di nostalgia, un pugno nello stomaco così forte che mi ci vogliono undici mesi per riprendermi e di nuovo ti ripresenti.
Per papà va avanti così dal 2002, per mamma dal 2009.
Poi fosse solo il dolore per la mancanza e invece è anche il ricordo delle cose che hanno portato a quei giorni di dolore.
La lontananza da papà che si era esiliato volontariamente incapace di accettare la rovina di quello che aveva costruito e il dover osservare impotenti mamma morire per una malattia che uccide lentamente senza risparmiare sofferenze.
Febbraio ti ho scritto questa lettera perché voglio essere chiaro con te: ti odio e niente mi farà cambiare idea.
Adesso lasciami questi pochi giorni che restano di Gennaio per prepararmi ai tuoi ventinove inutili giorni, dolorosi e inutili come ogni anno.

mercoledì 20 gennaio 2016

Sei personaggi in cerca di Scozia

Prendi un camper che può contenere massimo quattro persone e mettine dentro sei invece.
Quindi vista la comodità decidi per una meta non troppo lontana dal basso veronese, ad esempio la Scozia.
Pianifica il viaggio in modo da arrivare il più presto possibile sempre per ridurre la scomodità dei sei passeggeri e a tal fine inserisci come tappe intermedie Parigi e Londra.
È l'estate del 1986 in teoria per me, rimandato in una materia a scuola, sarebbe dovuta essere una brutta estate, in realtà si rivelò indimenticabile.
La lezione che imparai è che le cose possono non andare come si desidera ma ci si può divertire lo stesso anche se devi portare una materia a Settembre.
È che allora frequentando una scuola cattolica era forte in me il senso di colpa.
Torniamo al viaggio e all'equipaggio.
Pilota ufficiale e capo spedizione mio fratello Guido.
Primo ufficiale, english fluent e futuro brillante ingegnere Franco.
Addetti alle musiche prevalentemente new wave psichedeliche Lorenzo e Antonio.
Fotografo ufficiale Gianpaolo.
Addetto alle idee brillanti sempre zittite dalla frase di mio fratello "silenzio che non capisci un cazzo!" (non sempre la stessa frase ma più o meno il senso era quello) il sottoscritto.
Ora non starò a farvi un resoconto dettagliato di quello che ho visto o non ho visto, quello che ho amato di questo viaggio è stata la vita in comune, gli scazzi e i litigi, le riconciliazioni.
Il condividere cose mai viste, l'odore delle metropolitane, i silenzi interrotti dalle cazzate sparate a turno mentre si aspetta un treno o un autobus che ti riporti al campeggio.
Capire quanto siano differenti scozzesi e inglesi.
I pub stracolmi di gente perfettamente sconosciuta e sentirsi come a casa.
I prati verdi con una sfumatura di verde che da noi non esiste.
Mi sono convinto da allora che un viaggio ha qualcosa in più se lo fai in compagnia di qualcuno.
Non importa se è la persona che ami oppure sono gli amici, non bisogna essere soli viaggiando.
Forse qualcuno non la penserà come me  su questo punto ma di quel viaggio mi è rimasta una cosa sulle altre: la diversa sensazione che ogni persona ha davanti ad un luogo mai visto.
Mi piacerebbe rifare quel viaggio, nelle stesse condizioni di allora, con le stesse persone che ancora non sapevano cosa la vita sarebbe stata per loro.
Quando ancora il brutto della vita era lontano, quando eravamo ingenuamentee semplicemente sei personaggi in cerca di Scozia durante un'estate di ormai trenta anni fa.
Dedicato a Guido, Franco, Lorenzo, Antonio e Gianpaolo per quello che eravamo.



domenica 10 gennaio 2016

Finire d'amare, finire di vivere

Guardo mio zio, magro, il capo curvo, uno sguardo triste e senza speranza.
Da quando è morta mia zia si è lasciato andare, da quando l'unico punto di riferimento certo della sua vita non c'è più tutto sembra non avere più importanza per lui.
Mi dice che negli ultimi tempi ha iniziato a pensare meno a zia ma io non gli credo, non perché non dica la verità ma perché i suoi discorsi alla fine portano sempre nello stesso punto: lei non c'è più e io qui cosa faccio ormai?
Non si possono cancellare così oltre sessanta anni di vita insieme, alti e bassi, pregi e difetti, difficoltà affrontate e superate insieme nonostante tutto.
Ho ancora nelle orecchie quello che ripeteva disperato il giorno del funerale "voglio morire anche io adesso, voglio morire anche io".
Da allora i giorni per lui sono diventati un pesante rito senza senso, una continua nostalgia senza speranza.
Non è mai stata una vita facile per loro, un matrimonio malvisto dalla famiglia perché lei era più grande (a quei tempi era così, ora nessuno ci fa più caso), anni difficili vissuti da immigrati in Svizzera per riuscire a comprarsi casa in Italia.
Figli che non sono mai arrivati.
Aggiungiamoci due bei caratteri molto forti con annesse scintille eppure tra scossoni e difficoltà la nave andava.
Ora però ho negli occhi questo uomo col capo curvo, lo sguardo triste, gli abiti sempre più larghi perché persino mangiare riesce difficile, ormai quella persona che amava conversare davanti ad un buon bicchiere di vino è solo un ricordo.
È difficile vederlo così, è difficile vederlo in questo suo crepuscolo, è difficile accettare che a volte finire di amare è finire di vivere

lunedì 4 gennaio 2016

Amori non dichiarati



Ripensando a questa scena di "Quattro matrimoni e un funerale" quando Kristin Scott Thomas dichiara il proprio amore a Hugh Grant sapendo di non avere nessuna speranza, mi sono chiesto se in vita mia ho vissuto una situazione simile.
La risposta è sì ma vuoi per la situazione (lei fidanzata vicina alle nozze), vuoi per la mancanza di coraggio, vuoi perché ritenevo impossibile che quella persona potesse considerarmi come qualcosa di differente da quello che ero allora per lei (un simpatico ed imbranato collega) ho preferito tenermi tutto dentro e fare finta di nulla.
Poi le parole di una persona mi hanno fatto meditare ancora su questo episodio ormai lontano nel tempo: "bisogna sempre osare".
Meglio quindi il silenzio oppure parlare anche a costo di rovinare un'amicizia?
Ad essere onesti mi sono pentito più di una volta di essere stato in silenzio quella volta perché era ed è una persona di cui ho ancora adesso una grande stima ed era maledettamente divertente, bella e con me aveva un'ironia simpatica che celava un grande rispetto, almeno così allora mi sembrava.
È andata così, inutile ripensarci ancora una volta.
Chissà quante storie d'amore non sono nate a causa della paura, chissà se ho imparato ad avere più coraggio.
Buona settimana



domenica 3 gennaio 2016

Quattro domeniche. Capitolo secondo

Domenica 11 Luglio 1982

Ripensare agli anni 80 è per me pensare ad un periodo felice, divertente ed ingenuamente spensierato.
In realtà gli anni 80 sono un periodo terribile sia a livello nazionale e mondiale.
Il terremoto in Irpinia, Ustica, Bologna e il rapido 904, la frana di Tesero e quella della Valtellina... mi fermo qui risparmiandovi quello che accadde nel mondo.
Alla fine le speranze portate dalla fine della guerra fredda hanno restituito solo il germe di guerre ancor più terribili.
Sono anni di prosperità e benessere a casa. Dopo un inizio di decennio difficile le cose ingranano e l'azienda di papà conosce il suo massimo splendore, tutto sembra senza fine, una magnifica illusione.
Così quel periodo d'oro inizia, calcisticamente parlando, con la vittoria nel campionato mondiale del 1982.
Rileggendo le critiche dei giornali all'allora commissario tecnico Enzo Bearzot la vittoria in quel mondiale potrei definirla come la più bella rivincita di un uomo contro i propri detrattori.
Se proprio devo muovere una critica a Bearzot è quella di aver voluto restare alla guida della nazionale anche nel successivo mondiale ma adesso è facile parlare.
So solo che Argentina, Brasile, Polonia e Germania furono quattro partite indimenticabili, per il ragazzino che ero allora furono quello che volevo vedere per divertirmi.
E su quella terrazza che dominava il lago di Garda una domenica di Luglio quando Dino Zoff alzò la coppa in quel momento per un attimo tutti, da mamma a papà, ai nostri amici, tutti in quel preciso momento fummo "campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!"
Questo post è dedicato a Nando Martellini.