lunedì 22 aprile 2019

C'era una volta un tennista di nome Fabio Fognini...

C'era una volta un tennista di nome Fabio Fognini, talentuoso di belle prospettive ma nervoso, a volte insopportabile.
Capace di ogni risultato e capace di perdere clamorosamente.
C'era una volta quel Fabio Fognini.
Poi è iniziata un'altra storia, fatta di tornei nei quali i risultati si costruiscono punto su punto, nei quali il talento è fondamentale ma è solo una parte della partita.
E se si impara a incassare i colpi degli avversari allora si impara anche a vincere o almeno a battersi alla pari.
C'è chi nasce forte perché madre natura ti dà tutto subito e chi nasce con qualcosa in meno che occorre aggiungere nel tempo.
A Fognini mancava qualcuno che lo aiutasse a capire che il tennis è anche "sofferenza".
Così Flavia Pennetta e ora con lei Corrado Barazzuti gli hanno fatto capire che il talento è fondamentale ma non serve solo quello.
Serve avere la pazienza di prendere le misure all'avversario, serve capire quando fare una risposta difensiva e quando sfoderare il colpo risolutore.
C'era una volta Fabio Fognini, talentuoso giocatore di belle speranze; capace di ogni risultato e di perdere clamorosamente.
Oggi c'è un altro Fabio Fognini e basta questo.


sabato 20 aprile 2019

Il sabato del villano

Ho passato la mattina di questa vigilia pasquale guardando qualche filmato su Massimo Bordin, i radicali vecchia e mai sopita passione politica.
Oggi le opinioni sono per la maggior parte urlate o quelle che i mezzi di informazione propongono lo sono; e una opinione urlata non è un ragionamento, non è un esporre un punto di vista argomentandolo.
Vuol dire solo "ho ragione io e basta!".
Bordin, con le sue opinioni condivisbili o meno (era pur sempre di parte) argomentava e lo faceva partendo da fatti, da solide basi culturali.
Opinione non propaganda.
La villania, il " ME NE FREGO!" sono  la ricetta per comunicare oggi anche da chi la legge dovrebbe difenderla.
L'incapacità di ragionare, lo sforzo nel farlo si nasconde dietro lo slogan che porta il facile plauso delle genti.
Ciao Massimo Bordin che conoscevi poesie come Il sabato del villaggio, sono tempi difficili qui ora si vive il continuo sabato del villano.

mercoledì 17 aprile 2019

La vita semplice dei gatti

A noi umani è chiesto di sapere più cose possibili, cose che ci permettano di avere un lavoro, una posizione sociale, una famiglia di qualsiasi tipo.
Insomma dobbiamo districarci tra scadenze, discorsi e situazioni nelle quali vige la presunzione che una persona sappia un numero indefinito di concetti che gli permetta di sostenere una conversazione, esprimere un'opinione.
Ora si aprirebbe un lungo dibattito su quelli che sanno veramente le cose e quelli che se le inventano ma fingiamo che molti sappiano abbastanza cose.
I gatti?
Ai gatti importa dei documentari di Alberto Angela?
Importa a loro quale impatto avrà la politica del governo sul paese?
Sanno che si voterà per le elezioni europee il 26 maggio prossimo venturo?
Discutono sulla simbologia di una chiesa che brucia nell'ottica di una Europa unita ma continuamente attaccatta da pericolosi sovranisti?
No.
A loro importa solo  di avere la una ciotola di cibo e acqua adeguatamente rifornita quotidianamente.
Importa solo che ci sia un angolo del divano loro e solo loro nel quale dormire beatamente raggomitolati come se niente fosse per ore.
Importa solo che ci sia un luogo adatto per fare i bisogni corporali.
A loro importa di noi umani?
Non lo so forse solo nella misura in cui sappiamo soddisfare i loro bisogni primari.
E se non ci fossimo noi umani?
Avrebbero preso di mira qualche altra razza, un compromesso storico con i cani o qualche equino.
Cos'è questa cosa che si sfregola sul mio braccio?
La mia gatta! Ecco un po' di carezze grigia gattona.
In fondo in fondo non siamo anche noi come dei gatti?
Viviamo, lavoriamo, mangiamo ma alla fine cerchiamo anche noi una carezza.
La vita semplice dei gatti, la vita complicata degli umani.
Oppure solo la vita.

sabato 6 aprile 2019

io, me stesso e il Vinitaly

Avete presente quando una cosa piace a tantissime persone ma a voi no?
Di solito a questo punto c'è sempre quella o quello (avete notato come per il politicamente corretto ho messo quella prima di quello vero?) che risponde "no, non lo so!"
Supponiamo invece lo sappiate, insomma a chi non piace il vino?
Però c'è chi il vino lo ama di più e chi invece, come me, non ritiene fondamentale l'esistenza del vino.
Chiariamo un punto, tutti a volte siamo maggioranza, tutti a volte siamo minoranza.
Quindi io amo alla follia cose che a altre persone non piacciono e viceversa.
Torniamo dunque al vino!
Dicevo che per me l'esistenza del vino non è fondamentale e talvolta ho subito giudizi severi su questo.
Uno zio per esempio quando sono ospite a pranzo a casa sua continua a ripetermi "versati del vino" o "hai bevuto del vino?" o anche "non ti piace bere vino?", sembra un nastro rotto.
Persino quando gli faccio vedere che prendo la bottiglia, verso il vino nel bicchiere e lo bevo, dopo due secondi "perché non ti versi del vino?"
Se non bevo scuote la testa deluso e mi chiede, come se fossi un grave problema per la società, "non ami molto il vino vero?"
Inutile spiegare i problemi che ptrebbero derivare alla guida, inutile.
Amo vedere quei riti come versare il vino nel decanter e tu (cioè io) ignorante allunghi la mano perché vuoi versarti un bicchiere e puntuale come una sentenza divina il vocione del padrone di casa ti ferma quasi urlando "CHE FAI???!!! IL VINO DEVE OSSIGENARSI!!!".
Scusa vino se stavo per non farti diventare biondo... ah no è un'altra cosa.
Poi quel gesto di versare il vino e iniziare a roteare il bicchiere prima di berlo? A cosa serve? Per mischiare vino con vino, vino che erà già dentro un recipiente pieno di vino e si suppone quindi già mischiato con vino?
Poi nelle osterie... la domanda "che vino consiglia?" allora tirano fuori nomi strani come sassofratto della vinaia di colle belsito di marca trevigiana (manca solo tiro all'incrocio dei pali e gol al novantesimo degli ospiti).
E una volta snoccialati tutti i vini della cantina la domanda finale che presuppone in chi la pone il desiderio di far sapere all'oste che te ne intendi di vino e quindi non si deve permettere di prenderti per il naso "sono vini in bottiglia o di mescita?".
Fermiamoci un attimo non so se la domanda sia corretta o meno, quindi non storcete il naso intenditori!
Vi ricordo che è un post ironico sul mio essere inadeguato al maggior evento annuale del settore enologico.
In buona sostanza sei in un'osteria, dopo una giornata di lavoro, ti vuoi concedere un pasto differente dal solito e ti devi sorbire quindici minuti di questo rito sul chi la sa più lunga sui vini mentre tu divoreresti persino il tavolo dalla fame che ti ritrovi.
Poi io il vino lo bevo anche, mi piace e un buon rosso o un buon bianco me li bevo sempre volentieri.
Nell'ultima frase è  racchiusa tutta la mia conoscenza sui vini. Rossi o bianchi, c'è anche il rosè ma vi giuro che è tutto quello che so.
Potrò sopravvivere all'arrivo del Vinitaly che scuote Verona a livello alcolico come non mai? Certo!
Probabilmente con un buon bicchiere in buona compagnia!