domenica 21 ottobre 2012

Parole e silenzio

Nel mio lavoro parlo tanto, lo devo fare, non ho altra scelta.
Cinque giorni su sette uso per otto ore il telefono, parlo con tante persone, alcune fin troppo gentili (strano, la gentilezza dovrebbe sempre essere apprezzata e invece a volte persino quella infastidisce), altre fredde, altre cortesi di facciata e alcune veramente da dimenticare.
In fondo siamo tutti così ogni tanto.
Un lavoro fatto di parole, di risatine messe al punto giusto allo scopo di strappare qualche secondo in più di attenzione, domande che sembrano formulate casualmente, apparentemente spontanee ma studiate a tavolino.
Poi c'è il silenzio, quello del ritorno a casa, quello della sera passata magari davanti allo schermo di un computer e quello dei fine settimana.
Un lungo silenzio, rotto solo da saluti di cortesia al supermercato, al bar o al vicino.
Qualche telefonata e magari qualche complimento a voce alta detto alla gatta lasciata sempre troppo sola.
Un silenzio che a volte definisco "necessario" per disintossicare la testa dai discorsi, dalle parole, dalla stanchezza.
In quel silenzio riesci un po' a ritrovarti, a capire cosa pensi tu veramente delle cose, spegni il rumore di fondo di tutto quello che c'è fuori.
E così ti ritrovi ad avere scritto tante parole per descrivere il valore che può avere il silenzio.
Buona settimana.

venerdì 12 ottobre 2012

"Vassilj, abbiamo una manovrabilità di merda"

"Caccia a Ottobre Rosso" fa parte di quei film che una volta in onda lo guardi fino alla fine.
Perché c'è Alec Baldwin che è un credibilissimo Jack Ryan al quale la produzione ha già deciso di togliere la parte a favore di Harrison Ford.
C'è Sam Neill che decide di morire con la peggiore battuta mai recitata in punto di morte in un film.
C'è poi un contorno di attori che recitano in parti secondarie e che in qualsiasi altro film sarebbero protagonisti ma soprattutto c'è lui: Sean Connery.
Appare lui e scompaiono tutti, James Earl Jones, Scott Glenn, Sam Neill eTim Curry, niente da fare, sembrano tutti attori giovini al loro primo film.
Ecco sarebbero sufficienti queste cose per amare un film come "Caccia ad Ottobre Rosso".
Perché io lo amo invece?
Per una semplice battuta detta da un attore che magari oggi è pure famoso ma del quale ignoro totalmente il nome.
La situazione è questa: il comandate ordina, per sfuggire alla flotta sovietica, di seguire una rotta dentro un canale sottomarino, tremendo da navigare, stretto e impervio.
Tutti obbediscono ma un ufficiale ascoltato l'ordine, traccia la rotta sulla mappa, si rende conto del pericolo quasi mortale nel  percorrere quel tratto di mare.
In quel momento non sa cosa fare, rischiare tutto ed obbedire o dire quello che pensa...
E allora manda a farsi benedire i gradi, la gerarchia, il partito, la grande madre Russia, il socialismo reale e  e pronuncia verso Sam Neill (Il vice comandante del sottomarino Ottobre Rosso)  la battuta che per me vale i soldi del biglietto: "Vassilj, abbiamo una manovrabilità di merda".
Perché ho scritto questo post?
Oggi uno dei miei capi si è inventato, a dir suo, un metodo straordinario per migliorare il lavoro e io nell'ascoltarlo ero come quell'ufficiale, lo ascoltavo e sentivo dentro di me la paura crescere perché non so dove andremo a finire.
Io, però, non ho avuto lo stesso coraggio, ho sorriso e ho annuito, aggiungendo: "buona idea" ma dentro continuavo a ripetermi "abbiamo una manovrabilità di merda, abbiamo una manovrabilità di merda, abbiamo una manovrabilità di merda..."
Buon fine settimana.

mercoledì 10 ottobre 2012

Le parole giuste

Mi piacerebbe scrivere di una trattoria a Roma dove mangiai da piccino con i miei genitori e che pensavo chiusa.
Poi quando a Roma ci son tornato, la trattoria era ancora lì e c'ero davanti per caso e allora ho pensato che fosse un regalo di qualcuno che non c'è più.
Sì, mi piacerebbe farlo ma non trovo le parole giuste.
Così come mi piacerebbe scrivere di una conversazione al telefono che mi ha fatto piangere ma non un pianto cattivo, solo un pianto emozionato, quelli dei quali non si deve aver paura di avere fatto, perché anche questo siamo.
E mi piacerebbe scrivere della ragazza che questo pianto lo ha ascoltato e della sua dolce allegria nel sopportare la malinconia tenuta malamente a bada.
Però non ho le parole giuste per dirlo.
E vorrei dire di paure che ho quando inizia il giorno, paura di non essere più capace delle cose di cui sono abile, di non avere più amici, del giorno che viene, della posta che arriva.
E vorrei scrivere di come queste paure svaniscono facendo un lungo respiro andando incontro al giorno che viene.
Ma io non so se conosco le parole giuste per farlo eppure ci provo, sperando che quelle davanti a voi siano le parole giuste.