Piove a Milano, piove dalla mattina ininterrottamente e forte.
Sto tornando a casa dopo una giornata nella nuova sede dell'azienda per la quale lavoro.
Fermo a un semaforo scatto una foto.
Una vecchia canzone italiana recita "è arrivata la bufera" ma sono ancora giorni ne quali l'opinione prevalente è che sì c'è un virus che gira ma sembra essere solo una influenza più forte.
Anche io l'ho pensato e ci ho creduto e ho anche preso in giro chi già iniziava a girare con le mascherine.
Poi tutto è diventato più serio, tragicamente serio.
La pioggia del 2 marzo non aveva nulla di manzoniano, non era la provvidenza che cancellava la peste e si tornava a vivere.
Non era un giorno di pioggia come possono esserci in quei periodi che non sono più inverno ma nemmeno primavera, la bufera era arrivata.
Poi sono iniziati i giorni uguali, senza i soliti rumori, con le cifre impietose, le polemiche, tra picchi e plateau.
E dopo?
Siamo abituati a leggere storie nelle quali a un certo punto qualcuno vince, a volte nelle più catastrofiche vince chi viene dipinto come il cattivo, in altre prevalgono i buoni che finalmente trovano la via maestra per uscire dal buio.
Mentre scrivo in ogni parte del mondo ogni ora si ammalano altre persone e purtroppo molte altre muoiono.
Semplicemente qui abbiamo deciso di tornare a vivere quasi come prima, sapendo che il nemico non è vinto ma tentando di conviverci.
Non è andato tutto bene, questa è l'amara verità e a parer mio i costi sociali di quello che abbiamo vissuto inizieremo a vederli solo tra qualche mese.
Ora siamo ancora storditi dal rivedere le persone che amiamo, dal riprendere a vivere una parvenza di normalità.
Almeno ora abbiamo smesso di guardare con sospetto chi ci precede o segue mentre attendiamo in fila di entrare al supermercato.
Oggi è il 7 giugno 2020 forse sta per piovere come piove quando è ancora primavera e non è ancora estate, guardo una foto del 2 marzo e nonostante tutto penso che la bufera sia passata.
Buona domenica
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