Ci sono le imprese e gli uomini che le compiono.
La grandezza delle imprese realizzate spesso, forse sempre, ci fa dimenticare che chi le compie è, in fin dei conti, un uomo.
Un uomo con qualcosa in più ma pur sempre un uomo.
Così per andare oltre c'è il ciclista che non sia accontenta di avere sconfitto una malattia e vuole anche completare la favola, il lieto fine però è artificiale, frutto della chimica.
L'atleta senza gambe affascina il mondo correndo, dando la speranza anche a chi per un malevolo caso della genetica è privo di quello che tutti possono fare normalmente.
Eppure anche lui, così perfetto nella sua imperfezione, è un uomo preda delle pulsioni più basse arrivando a uccidere in un breve e tragico momento di follia.
Simboli ai quali hai guardato con ammirazione, esempi e improvvisamente cadono nel fango e pensi se sei tu sbagliato ad esserti lasciato abbagliare o il mondo incapace di scindere le imprese dagli uomini.
Così ti ritrovi a giudicare un Papa e a schierarti sulla bontà o meno di una decisione, dimenticando che persino il primo Papa fu per un attimo codardo e pauroso, rinnegando non una ma tre volte il suo Signore.
Dei caduti ma in realtà uomini, trasformati in qualcosa che non sono mai stati dagli stessi uomini.
lunedì 18 febbraio 2013
lunedì 11 febbraio 2013
Il quinto Papa...
Se Dio vorrà il prossimo Papa che vedrò sarà il quinto della mia vita.
Il primo fu Paolo VI, ero piccolo.
Ricordo la sua voce flebile, a tratti incomprensibile per un bambino, la sua parte finale di pontificato incrociò gli anni di piombo, forse fu costretto a scrivere o dire cose che non voleva a causa dellla ragion di stato italiana
Poi arrivò Giovanni Paolo I, Albino Luciani.
Me lo ricordo meglio, la sua semplicità, la sua modestia, la genuinità.
Morì dopo appena un mese, molto si è detto e scritto, complotti o forse più semplicemente un uomo chiamato ad un ruolo troppo grande per lui.
Giovanni Paolo II, quanto si è scritto, quanto si è detto.
Una sola parola: carisma.
Poi potete parlarmi di quella volta che andò in Cile o della mortale solitudine del vescovo Romero.
Certo, certo.
Carisma.
Benedetto XVI.
Non c'è miglior servo per Dio di quello che riconosce la propria debolezza.
E stasera, a questo Papa che non amo, dedicherò una preghiera.
Per le volte che ha pregato per noi, per le persone, come me, che le chiese le vedono da lontano.
E se Dio vorrà, vedrò un quinto Papa.
Il primo fu Paolo VI, ero piccolo.
Ricordo la sua voce flebile, a tratti incomprensibile per un bambino, la sua parte finale di pontificato incrociò gli anni di piombo, forse fu costretto a scrivere o dire cose che non voleva a causa dellla ragion di stato italiana
Poi arrivò Giovanni Paolo I, Albino Luciani.
Me lo ricordo meglio, la sua semplicità, la sua modestia, la genuinità.
Morì dopo appena un mese, molto si è detto e scritto, complotti o forse più semplicemente un uomo chiamato ad un ruolo troppo grande per lui.
Giovanni Paolo II, quanto si è scritto, quanto si è detto.
Una sola parola: carisma.
Poi potete parlarmi di quella volta che andò in Cile o della mortale solitudine del vescovo Romero.
Certo, certo.
Carisma.
Benedetto XVI.
Non c'è miglior servo per Dio di quello che riconosce la propria debolezza.
E stasera, a questo Papa che non amo, dedicherò una preghiera.
Per le volte che ha pregato per noi, per le persone, come me, che le chiese le vedono da lontano.
E se Dio vorrà, vedrò un quinto Papa.
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