Seduto sulla panchina Gianni leggeva le notizie del giorno,
finalmente la primavera si era decisa a prendere il posto dell’inverno.
Gli tornò alla mente una gita con sua madre, aveva portato
mamma già malata a vedere il lago di Garda, il calore del sole gli ricordò
attimo per attimo quella giornata diversa dentro un lungo cammino di dolore.
Gianni ripensava ai libri di fantascienza letti, ai film
visti, in quelle storie le malattie avevano sempre una cura, sempre.
Tutto era semplice, gli scienziati in poco tempo costruivano
astronavi o macchinari capaci di viaggiare nel tempo e nello spazio e così le
malattie sconosciute e letali venivano eroicamente vinte.
Invece a Gianni era toccato di vivere in una realtà senza
nulla di fantastico o eroico, l’unica cosa che poteva fare era sedersi accanto
al letto di mamma e aspettare che la morte prendesse la decisione di liberare
quel corpo martoriato da tutte le sofferenze.
La morte si decise una domenica mattina di Febbraio, dopo
tre infiniti anni.
Da allora Gianni ebbe solo un pensiero ricorrente “Chissà se
si troverà mai una cura? Magari ora nel futuro qualche medico ha scoperto il
rimedio definitivo alla piaga che ha ucciso mamma e così tante persone”
E mentre pensava ancora una volta a quella domanda accanto a
lui sedette un uomo, Gianni lo guardò e rimase impietrito.
Era lui, solo più vecchio ma identico a lui, persino negli
abiti.
Il cuore iniziò a battere a mille, non riusciva a muoversi o
parlare per la paura, poi l’anziano Gianni parlò.
“Non è un’allucinazione e non avere paura, vengo a darti la
risposta che cerchi da tempo”
“La cura?”
“L’abbiamo trovata, ora nessuno più soffre di quel flagello
ma sono venuto anche per rispondere ad un’altra domanda, quella che non ritieni
importante”
“Sarò per sempre solo?”
“No, non lo sarai ma non mi è concesso dirti di più, le
macchine che utilizziamo per muoverci nel tempo possiamo usarle solo osservando
il divieto di non modificare gli eventi. Con te abbiamo fatto un’eccezione per
‘correggere’ un’anomalia. C’è solo una cosa che da oggi in avanti potrai sapere
sul tuo futuro”
“Cosa?”
“Poi iniziò a piovere, solo questo. Addio”
Un anno dopo
Sedette sulla stessa panchina di sempre e iniziò a leggere
come faceva sempre, il tablet inizio a mostrargli parole, suoni e immagini.
Una ragazza seduta sulla panchina di fronte lo guardava
incuriosita.
“Un giorno così bello tu passi il tempo a guardare uno
schermo?” chiese la donna.
“Ho questa abitudine, mi aiuta a rilassarmi dopo una
settimana di lavoro e non ho molto tempo per leggere gli altri giorni”
“A me piace leggere prima di addormentarmi ma non c’è libro
che tenga quando il sole splende come oggi, a proposito, io mi chiamo
Elisabetta e tu?”
“Gianni”
Poi iniziò a piovere…
Questo racconto è dedicato a mia mamma Amalia, morta a causa
della Sclerosi Laterale Amiotrofica e alla Signora Mariangela Lamanna che si
batte per i diritti degli ammalati di SLA. Con la speranza che presto chi cerca
una cura contro questo flagello urlì “Eureka!”