La stazione mi offre la possibilità di vedere l'infinità di maniere che hanno le persone di salutarsi.
Formali strette di mano, cenni del capo, mani alzate, saluti a a voce più o meno alta e infine gli abbracci.
L'abbraccio di chi si incontra è affettuoso ma breve ed è condito da risate, parole di affetto, perché le persone sanno di avere tempo davanti per parlare, fare cose, insomma godersi l'amicizia ritrovata.
L'abbraccio di chi si saluta è più lungo, intenso e soprattutto è silenzioso.
Perché solo in quel momento ci si rende conto che bisogna salutarsi per davvero, che il tempo di stare insieme è finito ed è ora di tornare alle proprie vite.
Non è il fatto di mettere molti chilometri tra le persone, è la consapevolezza che oltre a questo ci sono gli impegni e i problemi di tutti i giorni a dividere gli affetti e che tutto questo ci renderà difficile sapere quando potremo incontrare quelle persone che rendono la vita migliore e diversa dai nervosi e le storture di cui la vita purtroppo è piena.
In quei lunghi e silenziosi abbracci c'è la tristezza del distacco, l'incertezza di sapere se la vita ci daŕà ancora momenti belli come quelli trascorsi insieme agli amici più cari, lontani o vicini che siano ma c'è anche la consapevolezza di esserci regalati attimi che nessuno mai ci porterà via comunque vadano le cose.
Così guardando le persone salutarsi con un abbraccio penso che la ricchezza più grande sia avere tempo.
Tempo per noi stessi, per le nostre passioni, per i nostri cari insostituibili amici ai quali non negheremo mai un abbraccio.