mercoledì 27 maggio 2015

I veri giorni da ricordare

È facile scrivere di giornate belle e spensierate, di risate, di divertimento.
Invece bisognerebbe parlare di quei giorni nei quali non è andato bene niente, niente di niente e cercando di migliorare hai combinato ancora guai.
Quei giorni nei quali gli amici e i colleghi nel guardarti o ascoltarti scuotono la testa in segno di disapprovazione.
Questi dovrebbero essere i veri giorni da tenere bene in testa, quelli dove i problemi ti spiazzano e ti rendono mediocre o probabilmente mediocre lo sei sempre ma basta una battuta felice per mascherare tutto.
Quei giorni nei quali non c'è niente e nessuno da incolpare tranne te stesso e quando finalmente il giorno finisce se sei da solo nel letto e chi gira per casa è solo una gatta, ecco e così che si capisce che il colpevole vero lo sai bene chi è e lo vedi tutti i giorni nello specchio.

giovedì 21 maggio 2015

Abbracci

La stazione mi offre la possibilità di vedere l'infinità di maniere che hanno le persone di salutarsi.
Formali strette di mano, cenni del capo, mani alzate, saluti a a voce più o meno alta e infine gli abbracci.
L'abbraccio di chi si incontra è affettuoso ma breve ed è condito da risate, parole di affetto, perché le persone sanno di avere tempo davanti per parlare, fare cose, insomma godersi l'amicizia ritrovata.
L'abbraccio di chi si saluta è più lungo, intenso e soprattutto è silenzioso.
Perché solo in quel momento ci si rende conto che bisogna salutarsi per davvero, che il tempo di stare insieme è finito ed è ora di tornare alle proprie vite.
Non è il fatto di mettere molti chilometri tra le persone, è la consapevolezza che oltre a questo ci sono gli impegni e i problemi di tutti i giorni a dividere gli affetti e che tutto questo ci renderà difficile sapere quando potremo incontrare quelle persone che rendono la vita migliore e diversa dai nervosi e le storture di cui la vita purtroppo è piena.
In quei lunghi e silenziosi abbracci c'è la tristezza del distacco, l'incertezza di sapere se la vita ci daŕà ancora momenti belli come quelli trascorsi insieme agli amici più cari, lontani o vicini che siano ma c'è anche la consapevolezza di esserci regalati attimi che nessuno mai ci porterà via comunque vadano le cose.
Così guardando le persone salutarsi con un abbraccio penso che la ricchezza più grande sia avere tempo.
Tempo per noi stessi, per le nostre passioni, per i nostri cari insostituibili amici ai quali non negheremo mai un abbraccio.

sabato 16 maggio 2015

Quando diventammo tutti campioni

"Siamo campioni!"
Lo dice un emozionato e come sempre a poco agio con i microfoni Osvaldo Bagnoli, a lui essere sotto i riflettori costa fatica.
Ho pensato spesso a quelle poche parole gridate e solo oggi dopo trenta anni ho capito che Bagnoli non si riferiva alla squadra ma a tutti, ai tifosi ma più in generale alla città, alla provincia insomma a tutti.
Sì erano altri tempi, forse migliori sicuramente diversi ma riuscire in qualcosa che nessuno riteneva realizzabile fu una grande lezione per tutti.
È questa la vera eredità di quel trionfo: pensare che l'impossibile può accadere, provarci.
Può andare male, può andare bene ma scartare a priori che una cosa possa accadere senza nemmeno provarci significa avere rinunciato a vivere.
Il Verona di Bagnoli non scendeva mai in campo battuto e così facendo riuscì nell'impresa ma anche se non ci fosse riuscito sarebbe comunque rimasta la lezione di chi prova a battersi comunque.
Poi, come ho detto, le cose possono riuscire o meno ma almeno non ci sono alibi, scuse, rimpianti.
E diventammo tutti campioni anche perché quell'Hellas era una parte di tutti, un comune affetto che riuscì ad unire allo stadio persone molto diverse tra loro.
E fu una vittoria che ci ripagò di essere stati come città sotto ai riflettori per storie brutte come quella di Ludwig o il rapimento Dozier.
Cinque anni fa scrissi una mail a Gigi Garanzini, giornalista sportivo allora a Radio24 e una delle voci sportive più imparziali, dicendogli che se era capitato una volta sarebbe potuto capitare ancora.
Mi rispose che la vedeva dura col calcio attuale eppure nonostante quel suo pessimismo io continuo a pensare che un giorno qualcuno griderà ancora a Verona "Siamo campioni!".
Non sarà oggi, forse nemmeno dopo domani ma accadrà e ancora una volta diventeremo tutti campioni.