Insomma la domenica mi era indigesta, non m piaceva neppure il calcio.
Poi proprio il calcio, proprio una domenica mi ha fatto cambiare idea su quel giorno così poco amato da me.
A me andare allo stadio non piaceva, avevo paura dei botti però papà una domenica agli inizi degli anni 80 mi convinse ad andare a vedere Verona San Benedettese.
Nel mio immaginario di ragazzino il Verona lo vedevo come una squadra debole sempre destinata a perdere o comunque avara di soddisfazioni per i proprio tifosi.
Quella domenica però tutto cambia, tutto è differente una nuova generazione di giocatori è in campo.
Il Verona vince due a zero ma le occasioni per segnare altri gol sono numerose, il pubblico è entusiasta ed io mi innamoro di quello sport.
Improvvisamente nomi come Garella, Cavasin, Tricella, Penzo, Guidolin e Gibellini, solo per dirne qualcuno, diventano il mio pane quotidiano di ragazzino.
Allenatore è un uomo apparantemente schivo e di poche parole: Osvaldo Bagnoli.
Farà la storia del Verona ma di questo parlerò in un altro momento.
Questo racconto in cinque parti inizia da qui e parla di altre quattro domeniche legate al calcio e alla storia della mia famiglia, di come è facile arrivare in alto e altrettanto facilmente cadere.
Di come finché tutto va bene una famiglia sia unita e di come invece quando la buona sorte ti volta le spalle tutto sparisca improvvisamente, distruggendo anche le certezze più solide.
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