Giovannino Sportinati amava durante la settimana, nelle ore che lo separavano dalla fine del lavoro alla cena, frequentare il caffè letterario Frenfi.
Il caffè distava poche fermate di omnibus dal lavoro e ivi Giovannino amava consumare un cordiale, discorrendo dei fatti del giorno, con altri assidui frequentatori.
Il tutto si svolgeva in un clima amichevole e rilassato, assai raramente gli animi si accendevano durante le conversazioni.
Tuttavia vi erano argomenti che sapevano infiammare gli animi, rendendo talvolta il tono delle conversazioni aspro.
Un argomento durante il finire dell'estate fece parecchio scalpore, accade quando si parlò delle letture consigliate ai figli dagli insegnanti per le vacanze estive.
"Basta con quei libri desueti!" gridarono molti, stufi dei modelli imposti dalla scuola.
Altri sommessamente esprimevano disappunto "di cosa parlate, state infangando capolavori!".
I più progressisti, tra lo scherzoso e la carica ideale, proponevano di spiegare alla prole degli amici una rilettura in chiave moderna dei libri proposti.
Giovannino assisteva in silenzio, prendeva nota dei titoli tirati in ballo e ascoltava le ragioni degli uni e degli altri, poi salutava e tornava nel suo alloggio per consumare il pasto vespertino.
Una volta rigovernati i piatti e rassettata la cucina, si stendeva a letto e in attesa di cadere tra le braccia di Morfeo, le pagine di un volume sul comodino lo accompagnavano al sonno.
Un nuovo testo lo attendeva quella sera, lo prese in mano e ne osservò la copertina, il titolo e l'autore; pensò "chissà come scrive questo De Amicis e che strano titolo: Cuore".