L'ora legale regala alle città la possibilità di fare salotto.
Non so come sia nelle altre città, io parlo per la mia. Verona.
Piazza Erbe è magnifica per un aperitivo dopo un giorno di lavoro o anche per una semplice passeggiata finalmente alla luce, con il buio allontanato per alcune ore almeno.
Ero lì a camminare e pensare che tanti si chiedono o desiderano di vivere altrove in luoghi dove il lavoro viene pagato di più, dove chi è veramente un valore aggiunto dell'azienda viene premiato e non spremuto.
Un luogo nel quale chiedere un aumento per il buon lavoro svolto non è elemosina ma un diritto.
E' così anche per me, io penso di meritare di più ma mi rispondono che sì è vero ma non possono o chissà cosa succederebbe in azienda.
Eppoi sempre quella frase stupida, da imprenditore di serie z. "Puoi sempre cercarti un altro posto se ci riesci".
E mentre camminavo guardavo Verona finalmente alla luce calda di una Primavera che in realtà è quasi Estate visto il termometro.
E sì, vorrei essere in un luogo diverso ma le ragazze belle, la luce sui palazzi, le piazze piene di persone dopo il lavoro e allora nonostante il mutuo, le bollette, le difficoltà e i soldi che non bastano mai, non avrei voluto essere in nessun altro posto al mondo.
sabato 31 marzo 2012
Perché la mia gatta Bettina si chiama Bettina
Tanto tempo fa in una galassia lontana...
Facciamo nel nel 1999 ad una festa di compleanno di amici conobbi una ragazza di nome Betty (vedi post precedente).
Betty ed io nei momenti teneri ed intimi amavamo chiamarci (e tuttora lo facciamo) "miciotta" e "miciotto".
Cioè chiamarci ancora con nomignoli così a più di un decennio dalla fine della nostra storia forse meriterebbe un approfondimento da parte di esperti del settore ma facciamo finta di nulla.
Quindi quando ho deciso di prendere in casa la gatta mi è venuto spontaneo chiamarla Bettina.
Buon fine settimana.
Facciamo nel nel 1999 ad una festa di compleanno di amici conobbi una ragazza di nome Betty (vedi post precedente).
Betty ed io nei momenti teneri ed intimi amavamo chiamarci (e tuttora lo facciamo) "miciotta" e "miciotto".
Cioè chiamarci ancora con nomignoli così a più di un decennio dalla fine della nostra storia forse meriterebbe un approfondimento da parte di esperti del settore ma facciamo finta di nulla.
Quindi quando ho deciso di prendere in casa la gatta mi è venuto spontaneo chiamarla Bettina.
Buon fine settimana.
mercoledì 28 marzo 2012
John e il sesso, breve storia di me e delle mie ex
Il sesso ed io, io e il sesso.
Il primo contatto con il sesso fu all'inizio degli anni 80, penso fossi tra la prima e la seconda media o qualcosa del genere.
Una giovine ragazzina si sedette sulle mie gambe adagiando il suo leggiadro sederino proprio sulle mie parti intime, le quali non tardarono ad esprimere il loro disappunto per quell'inaspettato peso e ci fu un'alzata di scudi.
Lei se ne accorse,mi guardò e sorrise poi appoggio la testa sul mio petto ma non ebbi la prontezza di capire cosa fare e tutto finì lì.
Vi fu poi un periodo amanuense nel quale ricopiai centinaia e centinaia di pubblicazioni su come far compentrare gli interessi tra uomo e donna.
Poi all'orizzonte, dopo anni di forever alone, comparve Monica.
Austera ma elegante, bella e amante del cunnilingus, bei momenti ma ella preferì la carriera all'amore.
Deluso tornai a bussare alle porte del monastero amanuense per uscirvi di nuovo per partecipare ad una festa durante la quale conobbi Betty.
Il miglior sesso fatto con Betty è stato quello fatto dopo che ci siamo lasciati, spalmato su tredici anni di amicizia con benefici.
Poi incontrai Edda, fosse stato per lei ogni posto andava bene e quando intendo ogni luogo intendo ogni luogo. Luoghi di culto esclusi.
Poi c'è il capitolo Elisabetta.
Elisabetta era dolce nel sesso, non abbiamo mai avuto rapporti completi ma non era nata ieri, anzi.
Però era rispetto alle altre maledettamente, maliziosamente dolce.
Forse perché la storia con lei è finita praticamente ancora prima di iniziare, Elisabetta è quella per la quale provo maggiore nostalgia.
Una conoscenza terminata all'improvviso prima di poterci conoscere meglio in tutti i sensi.
Uomini che giacete loro accanto adesso, spero tanto riusciate a provare le stesse cose che ho provato io.
Buon resto di settimana.
Il primo contatto con il sesso fu all'inizio degli anni 80, penso fossi tra la prima e la seconda media o qualcosa del genere.
Una giovine ragazzina si sedette sulle mie gambe adagiando il suo leggiadro sederino proprio sulle mie parti intime, le quali non tardarono ad esprimere il loro disappunto per quell'inaspettato peso e ci fu un'alzata di scudi.
Lei se ne accorse,mi guardò e sorrise poi appoggio la testa sul mio petto ma non ebbi la prontezza di capire cosa fare e tutto finì lì.
Vi fu poi un periodo amanuense nel quale ricopiai centinaia e centinaia di pubblicazioni su come far compentrare gli interessi tra uomo e donna.
Poi all'orizzonte, dopo anni di forever alone, comparve Monica.
Austera ma elegante, bella e amante del cunnilingus, bei momenti ma ella preferì la carriera all'amore.
Deluso tornai a bussare alle porte del monastero amanuense per uscirvi di nuovo per partecipare ad una festa durante la quale conobbi Betty.
Il miglior sesso fatto con Betty è stato quello fatto dopo che ci siamo lasciati, spalmato su tredici anni di amicizia con benefici.
Poi incontrai Edda, fosse stato per lei ogni posto andava bene e quando intendo ogni luogo intendo ogni luogo. Luoghi di culto esclusi.
Poi c'è il capitolo Elisabetta.
Elisabetta era dolce nel sesso, non abbiamo mai avuto rapporti completi ma non era nata ieri, anzi.
Però era rispetto alle altre maledettamente, maliziosamente dolce.
Forse perché la storia con lei è finita praticamente ancora prima di iniziare, Elisabetta è quella per la quale provo maggiore nostalgia.
Una conoscenza terminata all'improvviso prima di poterci conoscere meglio in tutti i sensi.
Uomini che giacete loro accanto adesso, spero tanto riusciate a provare le stesse cose che ho provato io.
Buon resto di settimana.
domenica 25 marzo 2012
Cara Livia vorrei dirti...
Cara Livia,
vorrei dirti che a volte la vita è ingiusta, terribile e stronza, purtroppo lo è.
Ci toglie quello che amiamo nonostante i nostri sforzi.
Pugni troppo forti per restare in piedi però se per un momento le nostre gambe cedono non è perché non siamo all'altezza, siamo solo persone e a volte il peso del dolore è troppo pesante da sopportare.
Se non fosse così saremmo macchine o qualcosa di non umano.
Lo so che è dura fare di tutto e non evitare il peggio ma cosa puoi rimproverarti? Niente.
Pensa alla lezione che dai a tutti noi ogni giorno col tuo impegno, come ci insegni ad amare gli animali e amando loro ad amare anche le persone.
Pensa a questo, pensa all'esempio che sei per chi ti legge tutti i giorni.
E quello che vorrei dirti è solo un immenso grazie.
vorrei dirti che a volte la vita è ingiusta, terribile e stronza, purtroppo lo è.
Ci toglie quello che amiamo nonostante i nostri sforzi.
Pugni troppo forti per restare in piedi però se per un momento le nostre gambe cedono non è perché non siamo all'altezza, siamo solo persone e a volte il peso del dolore è troppo pesante da sopportare.
Se non fosse così saremmo macchine o qualcosa di non umano.
Lo so che è dura fare di tutto e non evitare il peggio ma cosa puoi rimproverarti? Niente.
Pensa alla lezione che dai a tutti noi ogni giorno col tuo impegno, come ci insegni ad amare gli animali e amando loro ad amare anche le persone.
Pensa a questo, pensa all'esempio che sei per chi ti legge tutti i giorni.
E quello che vorrei dirti è solo un immenso grazie.
sabato 24 marzo 2012
"Sì, anche io"
Solo un ciao, veloce, sussurato e lo sguardo basso.
Due semplici conoscenti che lavorano nello stesso luogo, questo sembriamo.
Ti scappa un sorriso, ti sei accorta che ti guardo le gambe ma poi torni distaccata qualcuno potrebbe vederci.
Eppure poche ore prima la pelle della tua schiena era sulla mia, baciavo il tuo collo e a volte ti giravi restituendo i baci o solo inarcavi la testa su di me ansimando.
Torni al tuo posto, continuo a guardarti immersa nelle tue cose. Vorrei baciarti ma non possiamo lì, non non possiamo.
Squilla il telefono, sei tu, nessun saluto, solo una frase breve "ti amo"
Sorrido e come al solito fingo professionalità e rispondo "Sì, anche io"
Buon fine settimana.
Due semplici conoscenti che lavorano nello stesso luogo, questo sembriamo.
Ti scappa un sorriso, ti sei accorta che ti guardo le gambe ma poi torni distaccata qualcuno potrebbe vederci.
Eppure poche ore prima la pelle della tua schiena era sulla mia, baciavo il tuo collo e a volte ti giravi restituendo i baci o solo inarcavi la testa su di me ansimando.
Torni al tuo posto, continuo a guardarti immersa nelle tue cose. Vorrei baciarti ma non possiamo lì, non non possiamo.
Squilla il telefono, sei tu, nessun saluto, solo una frase breve "ti amo"
Sorrido e come al solito fingo professionalità e rispondo "Sì, anche io"
Buon fine settimana.
sabato 10 marzo 2012
Prima o poi l'amore lo lasci perdere
Amore. Sostantivo maschile. Affetto intenso, sentimento di profonda tenerezza o devozione (Dizionario Garzanti).
Esiste una fase della vita nella quale l'amore lo cerchi di continuo, ogni occasione, ogni luogo visitato sembrano momenti che la vita ti offre per trovare la persona da amare.
Non si smette mai però il tempo passa e intorno a te le persone che conosci, gli amici e le amiche si "sistemano" ed è chiaro che sei felice per loro.
Però a te non capita o capitano storie che non portano da nessuna parte, che lasciano poco, illusioni di pochi attimi, buon sesso scambiato per sentimento.
Ci si ritrova a ricominciare dall'inizio, gli anni passano e tu ogni volta a rimetterti in gioco, ad uscire e fare il solito spettacolo per piacere a qualcuna.
Allora dopo qualche tentativo a vuoto si fa un bel sospiro e si ferma la "ricerca", l'amore sa nascondersi bene quando vuole.
Magari l'amore bisogna meritarselo e tu non hai fatto nulla in quel senso oppure, semplicemente, non significa che l'amore perché ne è pieno il mondo tocchi anche a te.
Sta di fatto che ad un certo punto non è che smetti di pensare all'amore solo che pensi ad altro e prima o poi lo lasci perdere.
Esiste una fase della vita nella quale l'amore lo cerchi di continuo, ogni occasione, ogni luogo visitato sembrano momenti che la vita ti offre per trovare la persona da amare.
Non si smette mai però il tempo passa e intorno a te le persone che conosci, gli amici e le amiche si "sistemano" ed è chiaro che sei felice per loro.
Però a te non capita o capitano storie che non portano da nessuna parte, che lasciano poco, illusioni di pochi attimi, buon sesso scambiato per sentimento.
Ci si ritrova a ricominciare dall'inizio, gli anni passano e tu ogni volta a rimetterti in gioco, ad uscire e fare il solito spettacolo per piacere a qualcuna.
Allora dopo qualche tentativo a vuoto si fa un bel sospiro e si ferma la "ricerca", l'amore sa nascondersi bene quando vuole.
Magari l'amore bisogna meritarselo e tu non hai fatto nulla in quel senso oppure, semplicemente, non significa che l'amore perché ne è pieno il mondo tocchi anche a te.
Sta di fatto che ad un certo punto non è che smetti di pensare all'amore solo che pensi ad altro e prima o poi lo lasci perdere.
giovedì 8 marzo 2012
You oughta know
Quando la malattia di mamma fu tale da non poterla nemmeno più mettere sulla sedia a rotelle i fine settimana li passavo accanto a lei.
Prendevo il portatile e le facevo ascoltare musica, di tutto dalla musica classica al rock.
Mi sedevo accanto e lei mi diceva "Cosa mi fai ascoltare oggi?".
Un po' perplessa sui Joy Division dimostrava gradimento per i classici di Cure, Simple Minds e qualcosina dei Japan.
Un giorno le feci ascoltare "You oughta know" di Alanis Morissette, le piacque e mi chiese di cosa parlasse.
Le raccontai di questa ragazza e tutta la sua rabbia per essere stata lasciata per un'altra e anche delle parti più "spinte" della canzone.
Ero imbarazzato a spiegarle che la canzone parlava anche di sesso orale o di gente che "fuck" ma mamma mi sorrise e disse "Che male c'è?"
E lì ho capito di essermi perso tante cose di lei, di esserle stato vicino così poco, peccato.
Gianni avresti dovuto saperlo.
You oughta know.
Prendevo il portatile e le facevo ascoltare musica, di tutto dalla musica classica al rock.
Mi sedevo accanto e lei mi diceva "Cosa mi fai ascoltare oggi?".
Un po' perplessa sui Joy Division dimostrava gradimento per i classici di Cure, Simple Minds e qualcosina dei Japan.
Un giorno le feci ascoltare "You oughta know" di Alanis Morissette, le piacque e mi chiese di cosa parlasse.
Le raccontai di questa ragazza e tutta la sua rabbia per essere stata lasciata per un'altra e anche delle parti più "spinte" della canzone.
Ero imbarazzato a spiegarle che la canzone parlava anche di sesso orale o di gente che "fuck" ma mamma mi sorrise e disse "Che male c'è?"
E lì ho capito di essermi perso tante cose di lei, di esserle stato vicino così poco, peccato.
Gianni avresti dovuto saperlo.
You oughta know.
domenica 4 marzo 2012
Edit e Cit
Edit conobbe Cit da amici, ne fu subito affascinata ed irresistibilmente attratta.
Cit parlava come un libro stampato, trovando sempre la frase giusta per ogni occasione, chissà quanti libri doveva aver letto, chissà quanti film visti.
Questo metteva sempre in difficoltà Edit, costretta sempre a correggersi davanti alla straripante cultura di Cit.
Nonostante questo il loro rapporto andava a gonfie vele, condividevano molte passioni e spesso tra di loro c'erano accese conversazioni sui temi più vari e questo improvviso fuoco tra di loro non faceva altro che unirli.
Edit, nonostante le attenzioni di Cit, si sentiva però sempre inferiore al suo innamorato, come una nota a margine nel libro del loro amore.
Fu così che decise di lasciarlo e quando lo disse a Cit per una volta lui rimase senza parole.
Cit parlava come un libro stampato, trovando sempre la frase giusta per ogni occasione, chissà quanti libri doveva aver letto, chissà quanti film visti.
Questo metteva sempre in difficoltà Edit, costretta sempre a correggersi davanti alla straripante cultura di Cit.
Nonostante questo il loro rapporto andava a gonfie vele, condividevano molte passioni e spesso tra di loro c'erano accese conversazioni sui temi più vari e questo improvviso fuoco tra di loro non faceva altro che unirli.
Edit, nonostante le attenzioni di Cit, si sentiva però sempre inferiore al suo innamorato, come una nota a margine nel libro del loro amore.
Fu così che decise di lasciarlo e quando lo disse a Cit per una volta lui rimase senza parole.
Sala d'attesa
Non ho mai capito e mai, probabilmente, capirò se raccontare nel proprio blog i momenti no sia giusto o sbagliato, dia fastidio o sia cosa se non gradita almeno sopportabile per chi legge.
Un blog è un diario e il mio diario oggi parla di un attesa, l'attesa di sapere come sto veramente, se i disturbi che sento da un po' di tempo sono solo esagerazioni della mia testa per la paura di avere qualcosa di veramente grave oppure... oppure chissà?
Non è tanto la paura di avere qualcosa di serio o addirittura "definitivo", la malattia e anche la morte sono parte della vita.
La paura che ho è quella di non avere la dignità che serve nella malattia, quella dignità che non ti fa piagnucolare davanti a tutti quelli che incontri ma che ti fa andare al lavoro comunque a testa alta, quella che non fa pesare a nessuno il tuo non stare bene.
Credo e non smetterò mai di farlo che lamentarsi non serva a nulla anzi farlo non fa altro che allontanare le persone, perché se è difficile vivere una sofferenza in prima persona non è di certo meno facile per chi ti è vicino.
Intanto mi siedo in sala d'attesa e aspetto ma non scriverò più nulla su questo momento.
Un blog è un diario e il mio diario oggi parla di un attesa, l'attesa di sapere come sto veramente, se i disturbi che sento da un po' di tempo sono solo esagerazioni della mia testa per la paura di avere qualcosa di veramente grave oppure... oppure chissà?
Non è tanto la paura di avere qualcosa di serio o addirittura "definitivo", la malattia e anche la morte sono parte della vita.
La paura che ho è quella di non avere la dignità che serve nella malattia, quella dignità che non ti fa piagnucolare davanti a tutti quelli che incontri ma che ti fa andare al lavoro comunque a testa alta, quella che non fa pesare a nessuno il tuo non stare bene.
Credo e non smetterò mai di farlo che lamentarsi non serva a nulla anzi farlo non fa altro che allontanare le persone, perché se è difficile vivere una sofferenza in prima persona non è di certo meno facile per chi ti è vicino.
Intanto mi siedo in sala d'attesa e aspetto ma non scriverò più nulla su questo momento.
sabato 3 marzo 2012
Kryptonite
Non è forse vero che pensiamo di essere invulnerabili a tutto?
Non è forse vero che quando leggiamo di qualche disgrazia pensiamo subito che certe cose possono accadere solo agli altri e non a noi?
Viviamo con la certezza che la nostra bolla di protezione non verrà mai scalfita da niente e nessuno.
La presunzione di essere superiori a tutte le avversità però poi un giorno uno dei tuoi migliori amici fa un infarto a trentaquattro anni e continui a pensare che no non è possibile, certe cose si leggono solo sui giornali, certe sfortune capitano ad altri, fuori dalla tua cerchia di vita, nulla può accadere a te o alle persone care.
Invece, poi, capisci che la vita è fatta solo di Kryptonite ovunque e tu sei solo un superman al contrario vulnerabile e chi ti sta vicino non è più forte o più debole, è come te, è come gli altri.
Quelli a cui capitano le cose che si leggono sui giornali e pensi che a te non possano mai accadere.
Non è forse vero che quando leggiamo di qualche disgrazia pensiamo subito che certe cose possono accadere solo agli altri e non a noi?
Viviamo con la certezza che la nostra bolla di protezione non verrà mai scalfita da niente e nessuno.
La presunzione di essere superiori a tutte le avversità però poi un giorno uno dei tuoi migliori amici fa un infarto a trentaquattro anni e continui a pensare che no non è possibile, certe cose si leggono solo sui giornali, certe sfortune capitano ad altri, fuori dalla tua cerchia di vita, nulla può accadere a te o alle persone care.
Invece, poi, capisci che la vita è fatta solo di Kryptonite ovunque e tu sei solo un superman al contrario vulnerabile e chi ti sta vicino non è più forte o più debole, è come te, è come gli altri.
Quelli a cui capitano le cose che si leggono sui giornali e pensi che a te non possano mai accadere.
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