Sei stata una meteora all'inizio di un'estate di un po' di anni fa.
Una storia iniziata non so nemmeno io come e finita così presto, vorrei dire senza sapere nemmeno come... però lo so ed questo il fardello pesante da portare.
Eppure ti penso ancora, penso al nostro primo bacio, a dove è succeso.
Penso a come eri dolce nei baci e anche all'unica volta nella quale siamo andati oltre.
Penso alle mie braccia intorno al tuo corpo e la tua schiena contro il mio petto, non avrei mai voluto smettere dimabbracciarti così.
E penso a quando mi hai detto che ti eri sbagliata, che non era amore quello che provavi per me.
Credo tu mi abbia archiviato, in realtà secondo me nemmeno ti ricordi di me, comunque dicevo credo tu mi abbia archiviato nella cartella "ragazzi sbagliati" o anche "come ho fatto a mettermi con uno così".
A me la cosa che è dispiaciuta di più è che non hai provato nemmeno a conoscermi meglio.
Adesso, perché è solo crescendo che si capiscono meglio le cose, avrei dovuto fare come te "chissà come ho fatto a mettermi con una come te".
Non l'ho fatto allora e non lo farò neppure oggi perché tu mi piacevi veramente, non sai quanto.
No non lo sai, nemmeno ci facevi caso, non ti piacevo e basta.
Se solo fossi stato capace di farmi capire meglio.
Eppure a te ci penso ancora, anche quando non mi saluti quelle volte che ci incontriamo casualmente oppure ti volti dall'altra parte per non guardarmi.
Non si dovrebbe avere nostalgia di una persona così.
La verità è che sono rimasto fermo a quel rifiuto, a quel "non ho mai provato niente per te", ho preso tutto come una sconfitta e non come una occasione per ripartire, per migliorare.
Convinto che la tua opinione fosse una verità incontrovertibile e invece era solo imbarazzo perché è dura essere lasciati ma nemmeno per te deve essere stato facile dirmi quella cosa.
Comunque sia senza un perché, come oggi, a te ci penso ancora...
sabato 30 gennaio 2016
giovedì 28 gennaio 2016
Vite straordinarie di me stesso quando vado a letto
So che mettere parole come letto e straordinario in una frase potrebbe far pensare che io voglia parlare di sesso e invece no, niente di tutto questo.
A volte prima dormire leggo, qualche volta ascolto musica altre volte mi invento storie.
La storia che preferisco è quella che mi vede a capo di un non precisato gruppo di agenti speciali britannici.
Quindi ho un nome e cognome tipicamente british con ambientazioni tipicamente british.
Se un po' di anni fa non fosse nato un tale Ian Fleming magari ci potevo rimediare qualche soldo.
Comunque sono storie molto brevi perché di solito appena spengo la luce e inizio ad immaginare mi addormento.
Perché ho scritto tutto questo? Non lo so nemmeno io, probabilmente era solo voglia di dimenticare una brutta figura fatta stasera.
È che uno pensa di fare la cosa giusta e invece...
Buon proseguimento
A volte prima dormire leggo, qualche volta ascolto musica altre volte mi invento storie.
La storia che preferisco è quella che mi vede a capo di un non precisato gruppo di agenti speciali britannici.
Quindi ho un nome e cognome tipicamente british con ambientazioni tipicamente british.
Se un po' di anni fa non fosse nato un tale Ian Fleming magari ci potevo rimediare qualche soldo.
Comunque sono storie molto brevi perché di solito appena spengo la luce e inizio ad immaginare mi addormento.
Perché ho scritto tutto questo? Non lo so nemmeno io, probabilmente era solo voglia di dimenticare una brutta figura fatta stasera.
È che uno pensa di fare la cosa giusta e invece...
Buon proseguimento
lunedì 25 gennaio 2016
Lettera al mese di Febbraio
Caro Febbraio,
ti voglio dire che non mi sei mai piaciuto, proprio mai.
Sei inutile, freddo e non sei nemmeno normale nella durata.
Quando ero piccolo ti odiavo perché sei il mese del carnevale e a me il carnevale fa schifo.
I coriandoli e le maschere mi fanno ribrezzo, sopporto di più le stelle filanti ma questo non cambia lo stato delle cose.
Finché si trattava di schivare il carnevale tutto sommato la nostra era una guerra fredda, un patto di non belligeranza.
Ti sopportavo come male necessario verso la primavera.
Poi però mi hai dichiarato guerra aperta, era un sabato mattina presto quando papà è morto ed era una domenica mattina quando è finito il calvario di mamma.
Perciò da allora ti odio con tutto me stesso, sai Febbraio non è che durante gli altri mesi mi dimentichi di quelle giornate terribili.
È che tu mi fai tenere il conto di quanto tempo è passato, un contabile del dolore insensibile e puntuale.
Poi sei pure falso perché verso la fine dei tuoi giorni a volte spari dei tramonti che sono la fine del mondo come se mi volessi dire "lo so gianni sono un mese difficile per te ma guarda un po' che roba!".
Lo so che la persone prima o poi se ne devono andare, lo so benissimo, è che non pensavo di dover concentrare tutto il dolore durante un mese, speravo di diluirlo un po' giusto per sopportare di più.
Invece sei una botta unica di nostalgia, un pugno nello stomaco così forte che mi ci vogliono undici mesi per riprendermi e di nuovo ti ripresenti.
Per papà va avanti così dal 2002, per mamma dal 2009.
Poi fosse solo il dolore per la mancanza e invece è anche il ricordo delle cose che hanno portato a quei giorni di dolore.
La lontananza da papà che si era esiliato volontariamente incapace di accettare la rovina di quello che aveva costruito e il dover osservare impotenti mamma morire per una malattia che uccide lentamente senza risparmiare sofferenze.
Febbraio ti ho scritto questa lettera perché voglio essere chiaro con te: ti odio e niente mi farà cambiare idea.
Adesso lasciami questi pochi giorni che restano di Gennaio per prepararmi ai tuoi ventinove inutili giorni, dolorosi e inutili come ogni anno.
ti voglio dire che non mi sei mai piaciuto, proprio mai.
Sei inutile, freddo e non sei nemmeno normale nella durata.
Quando ero piccolo ti odiavo perché sei il mese del carnevale e a me il carnevale fa schifo.
I coriandoli e le maschere mi fanno ribrezzo, sopporto di più le stelle filanti ma questo non cambia lo stato delle cose.
Finché si trattava di schivare il carnevale tutto sommato la nostra era una guerra fredda, un patto di non belligeranza.
Ti sopportavo come male necessario verso la primavera.
Poi però mi hai dichiarato guerra aperta, era un sabato mattina presto quando papà è morto ed era una domenica mattina quando è finito il calvario di mamma.
Perciò da allora ti odio con tutto me stesso, sai Febbraio non è che durante gli altri mesi mi dimentichi di quelle giornate terribili.
È che tu mi fai tenere il conto di quanto tempo è passato, un contabile del dolore insensibile e puntuale.
Poi sei pure falso perché verso la fine dei tuoi giorni a volte spari dei tramonti che sono la fine del mondo come se mi volessi dire "lo so gianni sono un mese difficile per te ma guarda un po' che roba!".
Lo so che la persone prima o poi se ne devono andare, lo so benissimo, è che non pensavo di dover concentrare tutto il dolore durante un mese, speravo di diluirlo un po' giusto per sopportare di più.
Invece sei una botta unica di nostalgia, un pugno nello stomaco così forte che mi ci vogliono undici mesi per riprendermi e di nuovo ti ripresenti.
Per papà va avanti così dal 2002, per mamma dal 2009.
Poi fosse solo il dolore per la mancanza e invece è anche il ricordo delle cose che hanno portato a quei giorni di dolore.
La lontananza da papà che si era esiliato volontariamente incapace di accettare la rovina di quello che aveva costruito e il dover osservare impotenti mamma morire per una malattia che uccide lentamente senza risparmiare sofferenze.
Febbraio ti ho scritto questa lettera perché voglio essere chiaro con te: ti odio e niente mi farà cambiare idea.
Adesso lasciami questi pochi giorni che restano di Gennaio per prepararmi ai tuoi ventinove inutili giorni, dolorosi e inutili come ogni anno.
mercoledì 20 gennaio 2016
Sei personaggi in cerca di Scozia
Prendi un camper che può contenere massimo quattro persone e mettine dentro sei invece.
Quindi vista la comodità decidi per una meta non troppo lontana dal basso veronese, ad esempio la Scozia.
Pianifica il viaggio in modo da arrivare il più presto possibile sempre per ridurre la scomodità dei sei passeggeri e a tal fine inserisci come tappe intermedie Parigi e Londra.
È l'estate del 1986 in teoria per me, rimandato in una materia a scuola, sarebbe dovuta essere una brutta estate, in realtà si rivelò indimenticabile.
La lezione che imparai è che le cose possono non andare come si desidera ma ci si può divertire lo stesso anche se devi portare una materia a Settembre.
È che allora frequentando una scuola cattolica era forte in me il senso di colpa.
Torniamo al viaggio e all'equipaggio.
Pilota ufficiale e capo spedizione mio fratello Guido.
Primo ufficiale, english fluent e futuro brillante ingegnere Franco.
Addetti alle musiche prevalentemente new wave psichedeliche Lorenzo e Antonio.
Fotografo ufficiale Gianpaolo.
Addetto alle idee brillanti sempre zittite dalla frase di mio fratello "silenzio che non capisci un cazzo!" (non sempre la stessa frase ma più o meno il senso era quello) il sottoscritto.
Ora non starò a farvi un resoconto dettagliato di quello che ho visto o non ho visto, quello che ho amato di questo viaggio è stata la vita in comune, gli scazzi e i litigi, le riconciliazioni.
Il condividere cose mai viste, l'odore delle metropolitane, i silenzi interrotti dalle cazzate sparate a turno mentre si aspetta un treno o un autobus che ti riporti al campeggio.
Capire quanto siano differenti scozzesi e inglesi.
I pub stracolmi di gente perfettamente sconosciuta e sentirsi come a casa.
I prati verdi con una sfumatura di verde che da noi non esiste.
Mi sono convinto da allora che un viaggio ha qualcosa in più se lo fai in compagnia di qualcuno.
Non importa se è la persona che ami oppure sono gli amici, non bisogna essere soli viaggiando.
Forse qualcuno non la penserà come me su questo punto ma di quel viaggio mi è rimasta una cosa sulle altre: la diversa sensazione che ogni persona ha davanti ad un luogo mai visto.
Mi piacerebbe rifare quel viaggio, nelle stesse condizioni di allora, con le stesse persone che ancora non sapevano cosa la vita sarebbe stata per loro.
Quando ancora il brutto della vita era lontano, quando eravamo ingenuamentee semplicemente sei personaggi in cerca di Scozia durante un'estate di ormai trenta anni fa.
Dedicato a Guido, Franco, Lorenzo, Antonio e Gianpaolo per quello che eravamo.
Quindi vista la comodità decidi per una meta non troppo lontana dal basso veronese, ad esempio la Scozia.
Pianifica il viaggio in modo da arrivare il più presto possibile sempre per ridurre la scomodità dei sei passeggeri e a tal fine inserisci come tappe intermedie Parigi e Londra.
È l'estate del 1986 in teoria per me, rimandato in una materia a scuola, sarebbe dovuta essere una brutta estate, in realtà si rivelò indimenticabile.
La lezione che imparai è che le cose possono non andare come si desidera ma ci si può divertire lo stesso anche se devi portare una materia a Settembre.
È che allora frequentando una scuola cattolica era forte in me il senso di colpa.
Torniamo al viaggio e all'equipaggio.
Pilota ufficiale e capo spedizione mio fratello Guido.
Primo ufficiale, english fluent e futuro brillante ingegnere Franco.
Addetti alle musiche prevalentemente new wave psichedeliche Lorenzo e Antonio.
Fotografo ufficiale Gianpaolo.
Addetto alle idee brillanti sempre zittite dalla frase di mio fratello "silenzio che non capisci un cazzo!" (non sempre la stessa frase ma più o meno il senso era quello) il sottoscritto.
Ora non starò a farvi un resoconto dettagliato di quello che ho visto o non ho visto, quello che ho amato di questo viaggio è stata la vita in comune, gli scazzi e i litigi, le riconciliazioni.
Il condividere cose mai viste, l'odore delle metropolitane, i silenzi interrotti dalle cazzate sparate a turno mentre si aspetta un treno o un autobus che ti riporti al campeggio.
Capire quanto siano differenti scozzesi e inglesi.
I pub stracolmi di gente perfettamente sconosciuta e sentirsi come a casa.
I prati verdi con una sfumatura di verde che da noi non esiste.
Mi sono convinto da allora che un viaggio ha qualcosa in più se lo fai in compagnia di qualcuno.
Non importa se è la persona che ami oppure sono gli amici, non bisogna essere soli viaggiando.
Forse qualcuno non la penserà come me su questo punto ma di quel viaggio mi è rimasta una cosa sulle altre: la diversa sensazione che ogni persona ha davanti ad un luogo mai visto.
Mi piacerebbe rifare quel viaggio, nelle stesse condizioni di allora, con le stesse persone che ancora non sapevano cosa la vita sarebbe stata per loro.
Quando ancora il brutto della vita era lontano, quando eravamo ingenuamentee semplicemente sei personaggi in cerca di Scozia durante un'estate di ormai trenta anni fa.
Dedicato a Guido, Franco, Lorenzo, Antonio e Gianpaolo per quello che eravamo.
domenica 10 gennaio 2016
Finire d'amare, finire di vivere
Guardo mio zio, magro, il capo curvo, uno sguardo triste e senza speranza.
Da quando è morta mia zia si è lasciato andare, da quando l'unico punto di riferimento certo della sua vita non c'è più tutto sembra non avere più importanza per lui.
Mi dice che negli ultimi tempi ha iniziato a pensare meno a zia ma io non gli credo, non perché non dica la verità ma perché i suoi discorsi alla fine portano sempre nello stesso punto: lei non c'è più e io qui cosa faccio ormai?
Non si possono cancellare così oltre sessanta anni di vita insieme, alti e bassi, pregi e difetti, difficoltà affrontate e superate insieme nonostante tutto.
Ho ancora nelle orecchie quello che ripeteva disperato il giorno del funerale "voglio morire anche io adesso, voglio morire anche io".
Da allora i giorni per lui sono diventati un pesante rito senza senso, una continua nostalgia senza speranza.
Non è mai stata una vita facile per loro, un matrimonio malvisto dalla famiglia perché lei era più grande (a quei tempi era così, ora nessuno ci fa più caso), anni difficili vissuti da immigrati in Svizzera per riuscire a comprarsi casa in Italia.
Figli che non sono mai arrivati.
Aggiungiamoci due bei caratteri molto forti con annesse scintille eppure tra scossoni e difficoltà la nave andava.
Ora però ho negli occhi questo uomo col capo curvo, lo sguardo triste, gli abiti sempre più larghi perché persino mangiare riesce difficile, ormai quella persona che amava conversare davanti ad un buon bicchiere di vino è solo un ricordo.
È difficile vederlo così, è difficile vederlo in questo suo crepuscolo, è difficile accettare che a volte finire di amare è finire di vivere
Mi dice che negli ultimi tempi ha iniziato a pensare meno a zia ma io non gli credo, non perché non dica la verità ma perché i suoi discorsi alla fine portano sempre nello stesso punto: lei non c'è più e io qui cosa faccio ormai?
Non si possono cancellare così oltre sessanta anni di vita insieme, alti e bassi, pregi e difetti, difficoltà affrontate e superate insieme nonostante tutto.
Ho ancora nelle orecchie quello che ripeteva disperato il giorno del funerale "voglio morire anche io adesso, voglio morire anche io".
Da allora i giorni per lui sono diventati un pesante rito senza senso, una continua nostalgia senza speranza.
Non è mai stata una vita facile per loro, un matrimonio malvisto dalla famiglia perché lei era più grande (a quei tempi era così, ora nessuno ci fa più caso), anni difficili vissuti da immigrati in Svizzera per riuscire a comprarsi casa in Italia.
Figli che non sono mai arrivati.
Aggiungiamoci due bei caratteri molto forti con annesse scintille eppure tra scossoni e difficoltà la nave andava.
Ora però ho negli occhi questo uomo col capo curvo, lo sguardo triste, gli abiti sempre più larghi perché persino mangiare riesce difficile, ormai quella persona che amava conversare davanti ad un buon bicchiere di vino è solo un ricordo.
È difficile vederlo così, è difficile vederlo in questo suo crepuscolo, è difficile accettare che a volte finire di amare è finire di vivere
lunedì 4 gennaio 2016
Amori non dichiarati
Ripensando a questa scena di "Quattro matrimoni e un funerale" quando Kristin Scott Thomas dichiara il proprio amore a Hugh Grant sapendo di non avere nessuna speranza, mi sono chiesto se in vita mia ho vissuto una situazione simile.
La risposta è sì ma vuoi per la situazione (lei fidanzata vicina alle nozze), vuoi per la mancanza di coraggio, vuoi perché ritenevo impossibile che quella persona potesse considerarmi come qualcosa di differente da quello che ero allora per lei (un simpatico ed imbranato collega) ho preferito tenermi tutto dentro e fare finta di nulla.
Poi le parole di una persona mi hanno fatto meditare ancora su questo episodio ormai lontano nel tempo: "bisogna sempre osare".
Meglio quindi il silenzio oppure parlare anche a costo di rovinare un'amicizia?
Ad essere onesti mi sono pentito più di una volta di essere stato in silenzio quella volta perché era ed è una persona di cui ho ancora adesso una grande stima ed era maledettamente divertente, bella e con me aveva un'ironia simpatica che celava un grande rispetto, almeno così allora mi sembrava.
È andata così, inutile ripensarci ancora una volta.
Chissà quante storie d'amore non sono nate a causa della paura, chissà se ho imparato ad avere più coraggio.
Buona settimana
domenica 3 gennaio 2016
Quattro domeniche. Capitolo secondo
Domenica 11 Luglio 1982
Ripensare agli anni 80 è per me pensare ad un periodo felice, divertente ed ingenuamente spensierato.
In realtà gli anni 80 sono un periodo terribile sia a livello nazionale e mondiale.
Il terremoto in Irpinia, Ustica, Bologna e il rapido 904, la frana di Tesero e quella della Valtellina... mi fermo qui risparmiandovi quello che accadde nel mondo.
Alla fine le speranze portate dalla fine della guerra fredda hanno restituito solo il germe di guerre ancor più terribili.
Sono anni di prosperità e benessere a casa. Dopo un inizio di decennio difficile le cose ingranano e l'azienda di papà conosce il suo massimo splendore, tutto sembra senza fine, una magnifica illusione.
Così quel periodo d'oro inizia, calcisticamente parlando, con la vittoria nel campionato mondiale del 1982.
Rileggendo le critiche dei giornali all'allora commissario tecnico Enzo Bearzot la vittoria in quel mondiale potrei definirla come la più bella rivincita di un uomo contro i propri detrattori.
Se proprio devo muovere una critica a Bearzot è quella di aver voluto restare alla guida della nazionale anche nel successivo mondiale ma adesso è facile parlare.
So solo che Argentina, Brasile, Polonia e Germania furono quattro partite indimenticabili, per il ragazzino che ero allora furono quello che volevo vedere per divertirmi.
E su quella terrazza che dominava il lago di Garda una domenica di Luglio quando Dino Zoff alzò la coppa in quel momento per un attimo tutti, da mamma a papà, ai nostri amici, tutti in quel preciso momento fummo "campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!"
Questo post è dedicato a Nando Martellini.
Ripensare agli anni 80 è per me pensare ad un periodo felice, divertente ed ingenuamente spensierato.
In realtà gli anni 80 sono un periodo terribile sia a livello nazionale e mondiale.
Il terremoto in Irpinia, Ustica, Bologna e il rapido 904, la frana di Tesero e quella della Valtellina... mi fermo qui risparmiandovi quello che accadde nel mondo.
Alla fine le speranze portate dalla fine della guerra fredda hanno restituito solo il germe di guerre ancor più terribili.
Sono anni di prosperità e benessere a casa. Dopo un inizio di decennio difficile le cose ingranano e l'azienda di papà conosce il suo massimo splendore, tutto sembra senza fine, una magnifica illusione.
Così quel periodo d'oro inizia, calcisticamente parlando, con la vittoria nel campionato mondiale del 1982.
Rileggendo le critiche dei giornali all'allora commissario tecnico Enzo Bearzot la vittoria in quel mondiale potrei definirla come la più bella rivincita di un uomo contro i propri detrattori.
Se proprio devo muovere una critica a Bearzot è quella di aver voluto restare alla guida della nazionale anche nel successivo mondiale ma adesso è facile parlare.
So solo che Argentina, Brasile, Polonia e Germania furono quattro partite indimenticabili, per il ragazzino che ero allora furono quello che volevo vedere per divertirmi.
E su quella terrazza che dominava il lago di Garda una domenica di Luglio quando Dino Zoff alzò la coppa in quel momento per un attimo tutti, da mamma a papà, ai nostri amici, tutti in quel preciso momento fummo "campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!"
Questo post è dedicato a Nando Martellini.
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