“Tu hai sposato mia sorella!”
Mi parla così zio Biagio, sto per
rispondere che no non sono mio papà e sua sorella è mia mamma ma
poi mi rendo conto che l'Alzheimer gli sta mangiando a poco a poco la
memoria.
Sarebbe inutile ribattere, gli lascio
credere quello che vuole o quello che la sua memoria vuol fargli
vedere.
A volte se ne rende conto da solo,
quando riesce a scacciare per un attimo l'inesorabile malattia,
allora abbassa lo sguardo che si vela di tristezza.
Poi ricomincia a parlare continuando a
pensare che io sia papà “ti ricordi quando
in tempo di guerra ci dissero che gli
americani erano vicino al nostro paese? Attraversai i campi a piedi
per vederli”.
Zio è sempre stato così, curioso e
impulsivo.
Con i tedeschi ancora in giro andò a
vedere gli americani che stavano arrivando.
Annuisco e improvvisamente capisco che
tutti i ricordi di guerra dei miei parenti sono ricordi di persone
che erano poco più che ragazzini.
“Sai quando bombardarono lo snodo
ferroviario a pochi chilometri da noi lo fecero di notte e le
esplosioni furono così grandi da illuminare a giorno il paese”.
“Avevamo paura la notte perché poi
girava un aereo, lo chiamavamo Pippo e quando lo sentivamo arrivare
ci nascondevamo sotto il letto.”
La badante di zio rientra dalla sua
pausa, è ora di andare, lo abbraccio.
“Salutami mia sorella e torna presto"
Gli sorrido.
Zio abita poco fuori dal centro, da
casa sua si vede la campagna, c'è ancora luce quasi quasi anche io
vado ad attraversare a piedi quei campi laggiù.
Anche io voglio vedere gli americani.
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