Ubikindred "Nasce un porco!"
Fabrizio Casu "Premesso che ancora adesso non tollero di non essere stato scelto per scrivere un vangelo, non vorrete mica credere a questa storia?"
MarcoScud "IMU, Berlusca, meglio fotografare un primo o un secondo preparata dalla MMDM oppure un naviglio, Buon Natale"
Angelo Fissore "Continuate a scambiarvi auguri da una settimana, manco foste piecori, stongo costernato povere bestie"
Pea Bukowski "Non sopravviverò a queste feste, non sopravviverò alla fine delle feste, ci vediamo domani"
Braciola "Uhm..."
Non so più cosa scrivere, se vi sentite offesi... come scrisse quel tale quella volta "Non s'è fatto apposta"
Buon Natale socialino
lunedì 24 dicembre 2012
domenica 23 dicembre 2012
And when you dream...
Hai presente un sogno?
Non un incubo, un sogno, di quelli belli, così belli che al risveglio ti ci vuole un po' per capire che purtroppo era solo un sogno.
Sai quelli nei quali tutto va bene, la ragazza ideale ed ogni porta che apri è un viaggio in un posto diverso.
Capitano di rado e spesso li dimentico subito, travolti dai pensieri e dalle sensazioni reali, però quando accadono sono così reali che non vorresti più svegliarti.
Cioè non è che non vorresti svegliarti, è che sono così "veri" e solo quando apri gli occhi ti accorgi che tutto era solo un abile trucco del tuo cervello.
Mi chiedo se sia mai capitato che due persone abbiano sognato la stessa cosa, magari nello stesso momento.
Lo stesso sogno, nello stesso momento... boh...
A quella persona che penso spesso, se sognerai, quando sognerai, sogna nel mio stesso sogno.
Simple Minds. New gold dream
Non un incubo, un sogno, di quelli belli, così belli che al risveglio ti ci vuole un po' per capire che purtroppo era solo un sogno.
Sai quelli nei quali tutto va bene, la ragazza ideale ed ogni porta che apri è un viaggio in un posto diverso.
Capitano di rado e spesso li dimentico subito, travolti dai pensieri e dalle sensazioni reali, però quando accadono sono così reali che non vorresti più svegliarti.
Cioè non è che non vorresti svegliarti, è che sono così "veri" e solo quando apri gli occhi ti accorgi che tutto era solo un abile trucco del tuo cervello.
Mi chiedo se sia mai capitato che due persone abbiano sognato la stessa cosa, magari nello stesso momento.
Lo stesso sogno, nello stesso momento... boh...
A quella persona che penso spesso, se sognerai, quando sognerai, sogna nel mio stesso sogno.
Simple Minds. New gold dream
sabato 22 dicembre 2012
And so this is christmas
Volevo scrivere un post sui natali a casa mia, poi però alla terza parola mi è venuta una gran nostalgia e un groppo alla gola.
Allora niente, i ricordi sono troppo pesanti a volte.
Troppo.
Magari un giorno torno a scrivere cose più divertenti, magari sì.
Intanto Buon Natale.
Allora niente, i ricordi sono troppo pesanti a volte.
Troppo.
Magari un giorno torno a scrivere cose più divertenti, magari sì.
Intanto Buon Natale.
lunedì 17 dicembre 2012
Tutte le volte che nella mia vita è finito il mondo...
Dicono che Venerdì finirà il mondo, hanno pure trovato un orario uguale per tutto il mondo, quale però non ricordo.
Tanto mi dovrò comunque alzare per andare al lavoro, non essendoci una certezza assoluta dell'evento tutti dovranno fare tutto come al solito.
Esistono fondatissime possibilità che non finisca proprio nulla, però oggi pensavo alla remota probabilità che invece il mondo si fermi per sempre Venerdì.
Il pensiero di un mondo che finisce però l'ho subito lasciato stare ed ho pensato a tutte le volte che nella mia vita è finito il mondo.
La prima grande fine del mondo nella mia vita è stato passare dalle scuole medie alle scuole superiori, non ero pronto a diventare più grande così nel giro di pochi mesi.
Però tutto si impara e alla fine l'esame di maturità è stato la fine di un altro mondo.
Una gran brutta catastrofe planetaria è stato veder invecchiare i miei e poi vederli morire, lì di mondi ne sono finiti tanti, forse troppi.
Per non parlare degli amori finiti, dei lavori cambiati, delle amicizie andate a farsi benedire.
Quante volte, durante una vita, finisce il mondo?
Per me anche l'ultima pagina di un libro appassionante è una piccola fine del mondo, ti affezioni alla storia, ai personaggi poi arriva la fine.
Dicono che la vita sia una e una soltanto ma a me sembra di averne vissute tante e tutte in mondi iniziati e già finiti.
Ogni volta mi sono svegliato il giorno dopo a volte con qualcosa in più con me, a volte senza qualcosa o qualcuno ma il mondo è ricominciato.
Comunque vada Venerdì, mi sveglierò il giorno dopo, come sempre è stato tutte le volte che nella mia vita è finito il mondo.
(XTC This world over)
Tanto mi dovrò comunque alzare per andare al lavoro, non essendoci una certezza assoluta dell'evento tutti dovranno fare tutto come al solito.
Esistono fondatissime possibilità che non finisca proprio nulla, però oggi pensavo alla remota probabilità che invece il mondo si fermi per sempre Venerdì.
Il pensiero di un mondo che finisce però l'ho subito lasciato stare ed ho pensato a tutte le volte che nella mia vita è finito il mondo.
La prima grande fine del mondo nella mia vita è stato passare dalle scuole medie alle scuole superiori, non ero pronto a diventare più grande così nel giro di pochi mesi.
Però tutto si impara e alla fine l'esame di maturità è stato la fine di un altro mondo.
Una gran brutta catastrofe planetaria è stato veder invecchiare i miei e poi vederli morire, lì di mondi ne sono finiti tanti, forse troppi.
Per non parlare degli amori finiti, dei lavori cambiati, delle amicizie andate a farsi benedire.
Quante volte, durante una vita, finisce il mondo?
Per me anche l'ultima pagina di un libro appassionante è una piccola fine del mondo, ti affezioni alla storia, ai personaggi poi arriva la fine.
Dicono che la vita sia una e una soltanto ma a me sembra di averne vissute tante e tutte in mondi iniziati e già finiti.
Ogni volta mi sono svegliato il giorno dopo a volte con qualcosa in più con me, a volte senza qualcosa o qualcuno ma il mondo è ricominciato.
Comunque vada Venerdì, mi sveglierò il giorno dopo, come sempre è stato tutte le volte che nella mia vita è finito il mondo.
(XTC This world over)
giovedì 13 dicembre 2012
Obliqui
Nelle stagioni calde, i raggi del sole cadono sulla nostra parte di terra dritti, per questo scaldano.
Nelle stagioni fredde, invece, i raggi cadono obliqui ed è per questo che la temperatura scende.
Almeno così mi ha spiegato la maestra alle elementari.
Poi la cosa è un po' più complicata e a pensarci bene suona anche un po' come una presa in giro, almeno in un primo momento.
Perché la stagione fredda, sempre in questa parte del mondo, arriva quando il pianeta Terra è più vicino al Sole.
Il pianeta, per resistere alla maggiore attrazione gravitazionale della stella Sole, modifica la propria velocità di rotazione ed inclinazione così i raggi solari cadono obliqui sul terreno.
Anni fa litigai con mio fratello e mio padre su questo.
Mica ci credevano, poi papà sentì la stessa spiegazione da un'altra persona e allora mi diede ragione.
Ma non è di questo che voglio parlare, è sempre un po' stupido scrivere "non è di questo che voglio parlare" proprio dopo che si è scritto una ventina di righe su una cosa della quale non si vuole parlare.
Penso ai raggi del sole in questo periodo dell'anno come ad una metafora delle persone, in fondo sono sempre gli stessi, arrivano sempre dalla stessa stella eppure non scaldano o lo fanno in modo impercettibile in certi giorni.
Noi siamo come i raggi del sole durante l'inverno a volte, siamo sempre gli stessi eppure il calore che diamo o riceviamo e minore, sarà per le cose che la vita ci porta ad affrontare, sarà che a volte non abbiamo molta voglia di lasciarci andare.
Siamo pianeti che modificano le proprie abitudini per andare avanti, a volte lo facciamo consapevoli di essere dentro un sistema solare e la presenza degli altri diventa fondamentale, altre volte preferiamo stare da soli, indifferenti a tutti e a tutto.
I sentimenti che emaniamo non arrivano diretti, chiari e sinceri.
Sono come i raggi del nostro disco solare nella stagione fredda, semplicemente obliqui.
Nelle stagioni fredde, invece, i raggi cadono obliqui ed è per questo che la temperatura scende.
Almeno così mi ha spiegato la maestra alle elementari.
Poi la cosa è un po' più complicata e a pensarci bene suona anche un po' come una presa in giro, almeno in un primo momento.
Perché la stagione fredda, sempre in questa parte del mondo, arriva quando il pianeta Terra è più vicino al Sole.
Il pianeta, per resistere alla maggiore attrazione gravitazionale della stella Sole, modifica la propria velocità di rotazione ed inclinazione così i raggi solari cadono obliqui sul terreno.
Anni fa litigai con mio fratello e mio padre su questo.
Mica ci credevano, poi papà sentì la stessa spiegazione da un'altra persona e allora mi diede ragione.
Ma non è di questo che voglio parlare, è sempre un po' stupido scrivere "non è di questo che voglio parlare" proprio dopo che si è scritto una ventina di righe su una cosa della quale non si vuole parlare.
Penso ai raggi del sole in questo periodo dell'anno come ad una metafora delle persone, in fondo sono sempre gli stessi, arrivano sempre dalla stessa stella eppure non scaldano o lo fanno in modo impercettibile in certi giorni.
Noi siamo come i raggi del sole durante l'inverno a volte, siamo sempre gli stessi eppure il calore che diamo o riceviamo e minore, sarà per le cose che la vita ci porta ad affrontare, sarà che a volte non abbiamo molta voglia di lasciarci andare.
Siamo pianeti che modificano le proprie abitudini per andare avanti, a volte lo facciamo consapevoli di essere dentro un sistema solare e la presenza degli altri diventa fondamentale, altre volte preferiamo stare da soli, indifferenti a tutti e a tutto.
I sentimenti che emaniamo non arrivano diretti, chiari e sinceri.
Sono come i raggi del nostro disco solare nella stagione fredda, semplicemente obliqui.
giovedì 29 novembre 2012
Non posseggo televisori e sto bene così
Non posseggo televisori e sto bene così.
Di solito dopo questa frase mi ritrovo spesso davanti gente con la bocca aperta e lo sguardo stupito.
Talvolta anche uno sguardo di compassione "Poverino, come fara?"
Non avere qualcosa che di solito, comunemente, si ritiene indispensabile provoca reazioni bellissime da vedere.
La collega che ti porta il foglio delle promozioni del mercatone di turno, chi si offre di darti un televisore che da tempo non usa (preciso che li ringrazio e non li voglio prendere in giro, anzi) e infine chi ti manda a quel paese perché così non segui dibattiti, eventi sportivi e altri eventi.
Non è stata una mia scelta, questo sì, il televisore una sera è defunto ed io non l'ho sostituito e da quel momento mi sono inventato altro da fare, eppoi parliamoci chiaro, il giorno dopo tutto è in rete ed anche alla fine di certe cose, forse in maniera qualunquista, non me ne importa molto.
Ho trovato più drammatico (da un punto di vista dell'economia domestica) trovarmi senza lavatrice, questa sì che è stata una bella rottura.
Eppoi chissenefrega di rialtaim, dimacs e icsfactor e compagnia bella (sì lo so che non si scrivono così, lo so) o di Renzi senza giacca contro Bersani.
Allora ve lo ripeto, per quanto ad alcuni sembri strano, non posseggo televisori e sto bene così.
Di solito dopo questa frase mi ritrovo spesso davanti gente con la bocca aperta e lo sguardo stupito.
Talvolta anche uno sguardo di compassione "Poverino, come fara?"
Non avere qualcosa che di solito, comunemente, si ritiene indispensabile provoca reazioni bellissime da vedere.
La collega che ti porta il foglio delle promozioni del mercatone di turno, chi si offre di darti un televisore che da tempo non usa (preciso che li ringrazio e non li voglio prendere in giro, anzi) e infine chi ti manda a quel paese perché così non segui dibattiti, eventi sportivi e altri eventi.
Non è stata una mia scelta, questo sì, il televisore una sera è defunto ed io non l'ho sostituito e da quel momento mi sono inventato altro da fare, eppoi parliamoci chiaro, il giorno dopo tutto è in rete ed anche alla fine di certe cose, forse in maniera qualunquista, non me ne importa molto.
Ho trovato più drammatico (da un punto di vista dell'economia domestica) trovarmi senza lavatrice, questa sì che è stata una bella rottura.
Eppoi chissenefrega di rialtaim, dimacs e icsfactor e compagnia bella (sì lo so che non si scrivono così, lo so) o di Renzi senza giacca contro Bersani.
Allora ve lo ripeto, per quanto ad alcuni sembri strano, non posseggo televisori e sto bene così.
mercoledì 14 novembre 2012
Un post alla Alessandro Gilioli
A volte per capire le persone, per capire il "paese reale" mi piace camminare fino la lavoro.
Un cappucino ed un cornetto, la prima tappa del mio percorso.
Il barista è gentile, mi consegna lo scontrino fiscale ed il resto... lo scontrino, lo ammetto non mi aspettavo questa "botta" d'onestà di primo mattino.
Ora tocca al giornalaio, per quanto indaffarato è cortese nel porgermi la mazzetta dei quotidiani, un po' mi trovo spiazzato quando azzarda col sorriso un "buona giornata dottore!"
Saluto e contraccambio, guardo l'ora, son in ritardo, meglio prendere la metro.
Ascolto, involontariamente, le chiacchiere di due giovani ragazze.
Parlano dei loro esami universitari, saranno assistenti sociali, pensano e sperano di poter realizzare progetti di integrazione e di assistenza.
Un po' non credo alle mie orecchie, questo paese reale mi ha fino questo momento sopreso.
La carrozza si ferma, entra un'anziana signora, quello che sembra uno spaesato ragazzino che si è cancellato il cervello sparandosi musica inascoltabile con le cuffie del suo telefonino, si alza e lascia sedere la signora.
Ancora una volta rimango sorpreso.
Questo mercoledì mattino pieno di sorprese, gente gentile, persone con aspirazioni, gente che lavora seriamente pagando le tasse e anche buone maniere.
Eppure qualcosa non mi convince, qualcosa di sbagliato in tutto questo ci deve essere.
Avrà sempre rilasciato lo scontrino il barista?
E il giornalaio, gentile al lavoro e se poi è uno che vota Berlusconi?
Quelle ragazze, future assistenti sociali, volete che non abbiano mai visto una puntata del Grande Fratello, volete che non siano mai rimaste almeno una volta a casa di sabato sera a guardare Maria De Filippi?
Il ragazzino così gentile con l'anziana donna magari in questo momento a scuola sta facendo il bullo con qualcuno indifeso.
Meglio non fidarsi delle apparenze, così non mi resta altro che rattristarmi pensando a quale società abbiamo creato.
Un cappucino ed un cornetto, la prima tappa del mio percorso.
Il barista è gentile, mi consegna lo scontrino fiscale ed il resto... lo scontrino, lo ammetto non mi aspettavo questa "botta" d'onestà di primo mattino.
Ora tocca al giornalaio, per quanto indaffarato è cortese nel porgermi la mazzetta dei quotidiani, un po' mi trovo spiazzato quando azzarda col sorriso un "buona giornata dottore!"
Saluto e contraccambio, guardo l'ora, son in ritardo, meglio prendere la metro.
Ascolto, involontariamente, le chiacchiere di due giovani ragazze.
Parlano dei loro esami universitari, saranno assistenti sociali, pensano e sperano di poter realizzare progetti di integrazione e di assistenza.
Un po' non credo alle mie orecchie, questo paese reale mi ha fino questo momento sopreso.
La carrozza si ferma, entra un'anziana signora, quello che sembra uno spaesato ragazzino che si è cancellato il cervello sparandosi musica inascoltabile con le cuffie del suo telefonino, si alza e lascia sedere la signora.
Ancora una volta rimango sorpreso.
Questo mercoledì mattino pieno di sorprese, gente gentile, persone con aspirazioni, gente che lavora seriamente pagando le tasse e anche buone maniere.
Eppure qualcosa non mi convince, qualcosa di sbagliato in tutto questo ci deve essere.
Avrà sempre rilasciato lo scontrino il barista?
E il giornalaio, gentile al lavoro e se poi è uno che vota Berlusconi?
Quelle ragazze, future assistenti sociali, volete che non abbiano mai visto una puntata del Grande Fratello, volete che non siano mai rimaste almeno una volta a casa di sabato sera a guardare Maria De Filippi?
Il ragazzino così gentile con l'anziana donna magari in questo momento a scuola sta facendo il bullo con qualcuno indifeso.
Meglio non fidarsi delle apparenze, così non mi resta altro che rattristarmi pensando a quale società abbiamo creato.
domenica 11 novembre 2012
Bond, James Bond
James Bond o si ama o si odia, io appartengo alla prima categoria.
All'interno di quelli che amano 007 ci sono quelli che idolatrano Sean Connery e non considerano tutto quello che è venuto dopo.
Io no.
Ad esempio uno dei miei film preferiti della serie è "The linving daylights", molti qui storcono il naso perché Timothy Dalton non è tanto amato.
Non ci posso fare niente.
Così il mio Bond preferito è quello interpretato da Roger Moore, prego inorridite pure.
Siamo d'accordo che lo spirito originale del personaggio lo abbiano interpretato alla perfezione Sean Connery e poi in "Casino Royale" Daniel Craig, io però preferisco le spacconate di Moore e soprattutto la sua spietatezza nell'uccidere il cattivo di turno.
Peccato che uno dei film potenzialmente con la sceneggiatura migliore (Al servizio segreto di sua maestà) sia interpretato da George Lazemby, un incidente vero e proprio.
Di Dalton ho già detto, purtroppo la MGM in quel periodo incontrò sulla sua strada un tale Parretti che praticamente la fece fallire, secondo me il buon Timothy avrebbe potuto dare ancora qualcosa alla serie.
Pierce Brosnan?
Grazie per aver riportato il personaggio alla ribalta dopo anni di silenzio ma "Die another day" non andava girato o almeno andava fatto meglio.
Daniel Craig è sospeso tra il desiderio della produzione di restituire al personaggio lo spirito originario dei romanzi di Fleming e quello di realizzare dei puri film d'azione con poco approfondimento in stile Roger Moore.
Staremo a vedere.
Consiglio, se arrivati a questo punto pensate che esista un cinema di "qualità" e che i film di James Bond, come disse un conoscente, siano cartone pressato, ecco andatevene a quel paese.
Buon proseguimento.
All'interno di quelli che amano 007 ci sono quelli che idolatrano Sean Connery e non considerano tutto quello che è venuto dopo.
Io no.
Ad esempio uno dei miei film preferiti della serie è "The linving daylights", molti qui storcono il naso perché Timothy Dalton non è tanto amato.
Non ci posso fare niente.
Così il mio Bond preferito è quello interpretato da Roger Moore, prego inorridite pure.
Siamo d'accordo che lo spirito originale del personaggio lo abbiano interpretato alla perfezione Sean Connery e poi in "Casino Royale" Daniel Craig, io però preferisco le spacconate di Moore e soprattutto la sua spietatezza nell'uccidere il cattivo di turno.
Peccato che uno dei film potenzialmente con la sceneggiatura migliore (Al servizio segreto di sua maestà) sia interpretato da George Lazemby, un incidente vero e proprio.
Di Dalton ho già detto, purtroppo la MGM in quel periodo incontrò sulla sua strada un tale Parretti che praticamente la fece fallire, secondo me il buon Timothy avrebbe potuto dare ancora qualcosa alla serie.
Pierce Brosnan?
Grazie per aver riportato il personaggio alla ribalta dopo anni di silenzio ma "Die another day" non andava girato o almeno andava fatto meglio.
Daniel Craig è sospeso tra il desiderio della produzione di restituire al personaggio lo spirito originario dei romanzi di Fleming e quello di realizzare dei puri film d'azione con poco approfondimento in stile Roger Moore.
Staremo a vedere.
Consiglio, se arrivati a questo punto pensate che esista un cinema di "qualità" e che i film di James Bond, come disse un conoscente, siano cartone pressato, ecco andatevene a quel paese.
Buon proseguimento.
sabato 10 novembre 2012
Tutto su mio padre
Papà era un uomo che metteva grande allegria, aveva battute fulminanti e ti dava sicurezza, quando parlava sapeva dare la risposta giusta.
Tutti pendevano dalle sue labbra nel lavoro, all'inizio incuteva timore perché sembrava schivo ma a conoscerlo meglio poi si scopriva una persona buona e generosa, anche troppo.
Un vero leader come vuole l'iconografia classica dell'imprenditoria.
Poi il lavoro iniziò a voltargli le spalle, tutto quello che poteva andare storto andò storto.
Non voleva più uscire di casa per la vergogna di un fallimento e così prese e andò all'estero con mamma.
Quelle volte che tornò a casa era solo capace di criticare, vedeva solo le cose peggiori delle situazioni, qualsiasi cosa per lui sarebbe stata un insuccesso.
A sentire lui non avrei mai trovato un lavoro "chi vuoi che ti prenda?"
A volte mi arrabbiavo, altre volte facevo finta di niente, inutile cercare di fargli vedere le cose da un altro punto di vista, eravamo mondi diversi e lontani ormai.
Ci ha lasciato vedendo realizzato il suo ultimo desiderio, era con un amico di fronte al mare e disse "Che bella giornata sarebbe oggi per morire".
Alla sera Dio lo accontentò.
Tutti pendevano dalle sue labbra nel lavoro, all'inizio incuteva timore perché sembrava schivo ma a conoscerlo meglio poi si scopriva una persona buona e generosa, anche troppo.
Un vero leader come vuole l'iconografia classica dell'imprenditoria.
Poi il lavoro iniziò a voltargli le spalle, tutto quello che poteva andare storto andò storto.
Non voleva più uscire di casa per la vergogna di un fallimento e così prese e andò all'estero con mamma.
Quelle volte che tornò a casa era solo capace di criticare, vedeva solo le cose peggiori delle situazioni, qualsiasi cosa per lui sarebbe stata un insuccesso.
A sentire lui non avrei mai trovato un lavoro "chi vuoi che ti prenda?"
A volte mi arrabbiavo, altre volte facevo finta di niente, inutile cercare di fargli vedere le cose da un altro punto di vista, eravamo mondi diversi e lontani ormai.
Ci ha lasciato vedendo realizzato il suo ultimo desiderio, era con un amico di fronte al mare e disse "Che bella giornata sarebbe oggi per morire".
Alla sera Dio lo accontentò.
giovedì 1 novembre 2012
Tutto su mia madre
A me mamma manca, manca tantissimo e ancora sono convinto che la malattia che l'ha portata via sia stata solo una grande ingiustizia, l'ultima inutile sofferenza di una persona che aveva già sofferto troppo, per tante cose.
Mamma era di una generosità straordinaria ma se era di luna storta meglio scappare lontano, quanti litigi, quante incomprensioni.
Era difficile per lei capire il mio mondo, così quello che a me sembrava normale per lei era tutto sbagliato a niente serviva spiegare, dimostrare, fare esempi.
Lei aveva ragione e io torto, sempre.
Mamma sapeva che da un giorno all'altro una malattia troppo grande per tutti l'avrebbe portata via e pensava che a me non importasse nulla di lei, convinta che davanti ad un impegno così immenso me ne sarei scappato via.
Credo fosse convinta che mio fratello si sarebbe fatto carico di tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno, la realtà è stata diversa, molto diversa.
In fondo, se ci penso, non serve a niente tirare fuori vecchi rancori, ormai quello che è stato è stato.
In fondo cosa volete che sia vedere una persona morire giorno dopo giorno, cosa volete che sia pulire e cambiare una persona totalmente inferma, cosa volete che siano le notti insonni e l'incapacità di fare il proprio lavoro per la stanchezza.
Mi rimane una sola soddisfazione della quale avrei fatto volentieri a meno, un giorno chiesi a mamma "Tu non pensavi che io sarei riuscito a fare tutto questo vero?" fece cenno di sì col capo, maledetta malatia nemmeno le parole le aveva lasciato.
Forse un giorno riuscirò a non scrivere più niente su questa storia, forse un giorno riuscirò a dimenticare tutto o almeno a tenere lontani i ricordi più brutti, forse, non lo so.
Portate pazienza nel frattempo.
Buon fine settimana.
Mamma era di una generosità straordinaria ma se era di luna storta meglio scappare lontano, quanti litigi, quante incomprensioni.
Era difficile per lei capire il mio mondo, così quello che a me sembrava normale per lei era tutto sbagliato a niente serviva spiegare, dimostrare, fare esempi.
Lei aveva ragione e io torto, sempre.
Mamma sapeva che da un giorno all'altro una malattia troppo grande per tutti l'avrebbe portata via e pensava che a me non importasse nulla di lei, convinta che davanti ad un impegno così immenso me ne sarei scappato via.
Credo fosse convinta che mio fratello si sarebbe fatto carico di tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno, la realtà è stata diversa, molto diversa.
In fondo, se ci penso, non serve a niente tirare fuori vecchi rancori, ormai quello che è stato è stato.
In fondo cosa volete che sia vedere una persona morire giorno dopo giorno, cosa volete che sia pulire e cambiare una persona totalmente inferma, cosa volete che siano le notti insonni e l'incapacità di fare il proprio lavoro per la stanchezza.
Mi rimane una sola soddisfazione della quale avrei fatto volentieri a meno, un giorno chiesi a mamma "Tu non pensavi che io sarei riuscito a fare tutto questo vero?" fece cenno di sì col capo, maledetta malatia nemmeno le parole le aveva lasciato.
Forse un giorno riuscirò a non scrivere più niente su questa storia, forse un giorno riuscirò a dimenticare tutto o almeno a tenere lontani i ricordi più brutti, forse, non lo so.
Portate pazienza nel frattempo.
Buon fine settimana.
domenica 21 ottobre 2012
Parole e silenzio
Nel mio lavoro parlo tanto, lo devo fare, non ho altra scelta.
Cinque giorni su sette uso per otto ore il telefono, parlo con tante persone, alcune fin troppo gentili (strano, la gentilezza dovrebbe sempre essere apprezzata e invece a volte persino quella infastidisce), altre fredde, altre cortesi di facciata e alcune veramente da dimenticare.
In fondo siamo tutti così ogni tanto.
Un lavoro fatto di parole, di risatine messe al punto giusto allo scopo di strappare qualche secondo in più di attenzione, domande che sembrano formulate casualmente, apparentemente spontanee ma studiate a tavolino.
Poi c'è il silenzio, quello del ritorno a casa, quello della sera passata magari davanti allo schermo di un computer e quello dei fine settimana.
Un lungo silenzio, rotto solo da saluti di cortesia al supermercato, al bar o al vicino.
Qualche telefonata e magari qualche complimento a voce alta detto alla gatta lasciata sempre troppo sola.
Un silenzio che a volte definisco "necessario" per disintossicare la testa dai discorsi, dalle parole, dalla stanchezza.
In quel silenzio riesci un po' a ritrovarti, a capire cosa pensi tu veramente delle cose, spegni il rumore di fondo di tutto quello che c'è fuori.
E così ti ritrovi ad avere scritto tante parole per descrivere il valore che può avere il silenzio.
Buona settimana.
Cinque giorni su sette uso per otto ore il telefono, parlo con tante persone, alcune fin troppo gentili (strano, la gentilezza dovrebbe sempre essere apprezzata e invece a volte persino quella infastidisce), altre fredde, altre cortesi di facciata e alcune veramente da dimenticare.
In fondo siamo tutti così ogni tanto.
Un lavoro fatto di parole, di risatine messe al punto giusto allo scopo di strappare qualche secondo in più di attenzione, domande che sembrano formulate casualmente, apparentemente spontanee ma studiate a tavolino.
Poi c'è il silenzio, quello del ritorno a casa, quello della sera passata magari davanti allo schermo di un computer e quello dei fine settimana.
Un lungo silenzio, rotto solo da saluti di cortesia al supermercato, al bar o al vicino.
Qualche telefonata e magari qualche complimento a voce alta detto alla gatta lasciata sempre troppo sola.
Un silenzio che a volte definisco "necessario" per disintossicare la testa dai discorsi, dalle parole, dalla stanchezza.
In quel silenzio riesci un po' a ritrovarti, a capire cosa pensi tu veramente delle cose, spegni il rumore di fondo di tutto quello che c'è fuori.
E così ti ritrovi ad avere scritto tante parole per descrivere il valore che può avere il silenzio.
Buona settimana.
venerdì 12 ottobre 2012
"Vassilj, abbiamo una manovrabilità di merda"
"Caccia a Ottobre Rosso" fa parte di quei film che una volta in onda lo guardi fino alla fine.
Perché c'è Alec Baldwin che è un credibilissimo Jack Ryan al quale la produzione ha già deciso di togliere la parte a favore di Harrison Ford.
C'è Sam Neill che decide di morire con la peggiore battuta mai recitata in punto di morte in un film.
C'è poi un contorno di attori che recitano in parti secondarie e che in qualsiasi altro film sarebbero protagonisti ma soprattutto c'è lui: Sean Connery.
Appare lui e scompaiono tutti, James Earl Jones, Scott Glenn, Sam Neill eTim Curry, niente da fare, sembrano tutti attori giovini al loro primo film.
Ecco sarebbero sufficienti queste cose per amare un film come "Caccia ad Ottobre Rosso".
Perché io lo amo invece?
Per una semplice battuta detta da un attore che magari oggi è pure famoso ma del quale ignoro totalmente il nome.
La situazione è questa: il comandate ordina, per sfuggire alla flotta sovietica, di seguire una rotta dentro un canale sottomarino, tremendo da navigare, stretto e impervio.
Tutti obbediscono ma un ufficiale ascoltato l'ordine, traccia la rotta sulla mappa, si rende conto del pericolo quasi mortale nel percorrere quel tratto di mare.
In quel momento non sa cosa fare, rischiare tutto ed obbedire o dire quello che pensa...
E allora manda a farsi benedire i gradi, la gerarchia, il partito, la grande madre Russia, il socialismo reale e e pronuncia verso Sam Neill (Il vice comandante del sottomarino Ottobre Rosso) la battuta che per me vale i soldi del biglietto: "Vassilj, abbiamo una manovrabilità di merda".
Perché ho scritto questo post?
Oggi uno dei miei capi si è inventato, a dir suo, un metodo straordinario per migliorare il lavoro e io nell'ascoltarlo ero come quell'ufficiale, lo ascoltavo e sentivo dentro di me la paura crescere perché non so dove andremo a finire.
Io, però, non ho avuto lo stesso coraggio, ho sorriso e ho annuito, aggiungendo: "buona idea" ma dentro continuavo a ripetermi "abbiamo una manovrabilità di merda, abbiamo una manovrabilità di merda, abbiamo una manovrabilità di merda..."
Buon fine settimana.
Perché c'è Alec Baldwin che è un credibilissimo Jack Ryan al quale la produzione ha già deciso di togliere la parte a favore di Harrison Ford.
C'è Sam Neill che decide di morire con la peggiore battuta mai recitata in punto di morte in un film.
C'è poi un contorno di attori che recitano in parti secondarie e che in qualsiasi altro film sarebbero protagonisti ma soprattutto c'è lui: Sean Connery.
Appare lui e scompaiono tutti, James Earl Jones, Scott Glenn, Sam Neill eTim Curry, niente da fare, sembrano tutti attori giovini al loro primo film.
Ecco sarebbero sufficienti queste cose per amare un film come "Caccia ad Ottobre Rosso".
Perché io lo amo invece?
Per una semplice battuta detta da un attore che magari oggi è pure famoso ma del quale ignoro totalmente il nome.
La situazione è questa: il comandate ordina, per sfuggire alla flotta sovietica, di seguire una rotta dentro un canale sottomarino, tremendo da navigare, stretto e impervio.
Tutti obbediscono ma un ufficiale ascoltato l'ordine, traccia la rotta sulla mappa, si rende conto del pericolo quasi mortale nel percorrere quel tratto di mare.
In quel momento non sa cosa fare, rischiare tutto ed obbedire o dire quello che pensa...
E allora manda a farsi benedire i gradi, la gerarchia, il partito, la grande madre Russia, il socialismo reale e e pronuncia verso Sam Neill (Il vice comandante del sottomarino Ottobre Rosso) la battuta che per me vale i soldi del biglietto: "Vassilj, abbiamo una manovrabilità di merda".
Perché ho scritto questo post?
Oggi uno dei miei capi si è inventato, a dir suo, un metodo straordinario per migliorare il lavoro e io nell'ascoltarlo ero come quell'ufficiale, lo ascoltavo e sentivo dentro di me la paura crescere perché non so dove andremo a finire.
Io, però, non ho avuto lo stesso coraggio, ho sorriso e ho annuito, aggiungendo: "buona idea" ma dentro continuavo a ripetermi "abbiamo una manovrabilità di merda, abbiamo una manovrabilità di merda, abbiamo una manovrabilità di merda..."
Buon fine settimana.
mercoledì 10 ottobre 2012
Le parole giuste
Mi piacerebbe scrivere di una trattoria a Roma dove mangiai da piccino con i miei genitori e che pensavo chiusa.
Poi quando a Roma ci son tornato, la trattoria era ancora lì e c'ero davanti per caso e allora ho pensato che fosse un regalo di qualcuno che non c'è più.
Sì, mi piacerebbe farlo ma non trovo le parole giuste.
Così come mi piacerebbe scrivere di una conversazione al telefono che mi ha fatto piangere ma non un pianto cattivo, solo un pianto emozionato, quelli dei quali non si deve aver paura di avere fatto, perché anche questo siamo.
E mi piacerebbe scrivere della ragazza che questo pianto lo ha ascoltato e della sua dolce allegria nel sopportare la malinconia tenuta malamente a bada.
Però non ho le parole giuste per dirlo.
E vorrei dire di paure che ho quando inizia il giorno, paura di non essere più capace delle cose di cui sono abile, di non avere più amici, del giorno che viene, della posta che arriva.
E vorrei scrivere di come queste paure svaniscono facendo un lungo respiro andando incontro al giorno che viene.
Ma io non so se conosco le parole giuste per farlo eppure ci provo, sperando che quelle davanti a voi siano le parole giuste.
Poi quando a Roma ci son tornato, la trattoria era ancora lì e c'ero davanti per caso e allora ho pensato che fosse un regalo di qualcuno che non c'è più.
Sì, mi piacerebbe farlo ma non trovo le parole giuste.
Così come mi piacerebbe scrivere di una conversazione al telefono che mi ha fatto piangere ma non un pianto cattivo, solo un pianto emozionato, quelli dei quali non si deve aver paura di avere fatto, perché anche questo siamo.
E mi piacerebbe scrivere della ragazza che questo pianto lo ha ascoltato e della sua dolce allegria nel sopportare la malinconia tenuta malamente a bada.
Però non ho le parole giuste per dirlo.
E vorrei dire di paure che ho quando inizia il giorno, paura di non essere più capace delle cose di cui sono abile, di non avere più amici, del giorno che viene, della posta che arriva.
E vorrei scrivere di come queste paure svaniscono facendo un lungo respiro andando incontro al giorno che viene.
Ma io non so se conosco le parole giuste per farlo eppure ci provo, sperando che quelle davanti a voi siano le parole giuste.
lunedì 8 ottobre 2012
mercoledì 26 settembre 2012
Volevo scrivere ma non ci riesco
Volevo scrivere qualcosa ma non ci riesco.
Veramente non ci riesco, mi metto davanti alla tastiera e niente, nemmeno una parola manco un pensiero compiuto.
Zero assoluto.
Un bel problema se vuoi scrivere qualcosa ma soprattutto non riesco a capire perché non riesca a farlo.
Perché non c'è cosa peggiore di voler scrivere e non riuscire a farlo.
Sì lo so che c'è di peggio ma voler scrivere e non riuscire a farlo è brutto.
Mettetevi nei mie panni, cercate di capire la fatica di chi ama scrivere e non riesce a farlo, forse solo così comprenderete il mio struggimento.
In buona sostanza è da un'ora che vorrei scrivere una cosa e non ci riesco e dire che oggi avevo tutto in testa.
Tutto lineare, inizio, sviluppo della storia e finale.
Tutto scomparso, tutto!
Cosa volete che vi dica, volevo scrivere una cosa e non ci riesco.
Brutta storia, magari una sera scrivo qualcosa proprio su questo.
Veramente non ci riesco, mi metto davanti alla tastiera e niente, nemmeno una parola manco un pensiero compiuto.
Zero assoluto.
Un bel problema se vuoi scrivere qualcosa ma soprattutto non riesco a capire perché non riesca a farlo.
Perché non c'è cosa peggiore di voler scrivere e non riuscire a farlo.
Sì lo so che c'è di peggio ma voler scrivere e non riuscire a farlo è brutto.
Mettetevi nei mie panni, cercate di capire la fatica di chi ama scrivere e non riesce a farlo, forse solo così comprenderete il mio struggimento.
In buona sostanza è da un'ora che vorrei scrivere una cosa e non ci riesco e dire che oggi avevo tutto in testa.
Tutto lineare, inizio, sviluppo della storia e finale.
Tutto scomparso, tutto!
Cosa volete che vi dica, volevo scrivere una cosa e non ci riesco.
Brutta storia, magari una sera scrivo qualcosa proprio su questo.
mercoledì 5 settembre 2012
L'altro dolore
C'è un dolore ancora più forte in chi muore a causa di una malattia, quello di non essere più la persona che si era.
Non essere più capaci di fare le cose che si sono sempre fatte senza difficoltà, non essere più in grado di scalare quel muro che diventa la malattia.
Eppoi c'è il loro sguardo, provano come vergogna di non essere più la persona che hai sempre conosciuto, ti guardano imploranti come a dire "mi ami lo stesso, anche se sono così, verò?"
E non capisci perché te lo chiedano, perché non li hai amati per le camicie stirate bene ogni giorno, per il letto rifatto ogni giorno e le lenzuola fresche ogni settimana.
Li ami perché ci sono, perché apri la porta di casa e li trovi ad aspettarti.
Non importa di tutto il resto resto ma loro si sentono in colpa di non poter essere più quelle persone e per quanto tu gli faccia capire che non devono pensarlo, tengono lo sguardo basso, si sentono colpevoli comunque.
Questo è l'altro grande dolore che ho conosciuto in chi muore a causa di una lunga malattia.
Non essere più capaci di fare le cose che si sono sempre fatte senza difficoltà, non essere più in grado di scalare quel muro che diventa la malattia.
Eppoi c'è il loro sguardo, provano come vergogna di non essere più la persona che hai sempre conosciuto, ti guardano imploranti come a dire "mi ami lo stesso, anche se sono così, verò?"
E non capisci perché te lo chiedano, perché non li hai amati per le camicie stirate bene ogni giorno, per il letto rifatto ogni giorno e le lenzuola fresche ogni settimana.
Li ami perché ci sono, perché apri la porta di casa e li trovi ad aspettarti.
Non importa di tutto il resto resto ma loro si sentono in colpa di non poter essere più quelle persone e per quanto tu gli faccia capire che non devono pensarlo, tengono lo sguardo basso, si sentono colpevoli comunque.
Questo è l'altro grande dolore che ho conosciuto in chi muore a causa di una lunga malattia.
sabato 25 agosto 2012
Bologna
Mi ricordo il mio ultimo giorno da studente a Bologna, pioggia, vento forte e una laurea mai presa.
Un piccolo presagio su quella che sarebbe stata la mia vita dopo allora ma non è di questo che voglio parlare.
Bologna dopo allora è stata qualche visita che aveva sempre il sapore del dopo, il sapore della nostalgia per qualcosa che non si sarebbe più ripetuto.
Una parentesi chiusa da ricordare ogni tanto nelle chiacchiere o come dicevo in qualche gita fuori porta giusto così per vedere luoghi un tempo cari.
Perché Bologna è bella ma la sua bellezza più grande e viverci, conoscerla giorno per giorno, nelle sue cose più belle e nelle parti meno attraenti.
Sì certo non posso mica chiedervi di cambiare città, solo che una città vissuta ha un gusto differente, se riempi un luogo di ricordi tutto cambia.
Pensavo che Bologna fosse un capitolo chiuso, finito lì e tanti saluti ma quando tutto finisce niente finisce per davvero.
E allora capita che navigando qua e là entri in contatto con una fan dei Lino e Mistoterital, di un uomo che ama i gatti ma soprattutto le papere (e la fan precedente), una ragazza divisa tra lavoro, scrittura e furti di caramelle, una sorella del Metal che ricorda un'antagonista di Capitan Harlock, una brasiliana che però è brasiliana però è anche bolognese ma anche brasiliana... vabbè...
Poi c'è un'altra ragazza che lavora con i libri e che io pensavo fosse un uomo invece non lo è nonostante fosse chiaro il suo essere donna oggi nel nuovo millennio ma io se non faccio la mia brava brutta figura brisa vado a casa contento.
Poi c'è Andrea, molto riservato ma gentile come pochi, c'è poi un altro che il nome vero mica lo so ma il suo soprannome mi ricorda un vecchio direttore del Corriere della sera e quando glielo dico mi guarda male ma tanto anche (Ciao Ostelinus).
Alessandro invece viene da Milano e il suo nick mica so cosa vuol dire (Tacchan) penso che mi dovrò decidere a chiederglielo.
Manca qualcuno?
C'è poi uno che scrive libri ma lavora anche in albergo, sembra cattivo ma come tutti bisogna conoscerlo meglio ed è allora che capisci che è cattivo (Giao Casu).
Insomma grazie a queste persone Bologna sono tornato a viverla, ogni tanto e allora vorrei dirvi grazie per questo.
(Già lo so di avere dimenticato qualcuno)
giovedì 23 agosto 2012
Vacanza
Dove sei stato in vacanza?
Sei andato da qualche parte?
No, da nessuna parte, nessun viaggio, niente aerei, auto o treni, sono rimasto a casa.
A casa?
Sì, a casa, perché?
No, niente, sai com'è si chiede.
Una vacanza mica per forza deve essere partire, anche se ammetto cambiare aria per un po' mi avrebbe fatto bene.
Però fare quello che si vuole, alzarsi, fare colazione e tornare a letto, dormire a mezzogiorno e mangiare alle tre del pomeriggio.
Senza sveglie che suonano, senza cartellini da timbrare, orari di treni da rispettare o code nel traffico.
Questa è la mia vacanza, tre settimane senza la solita vita.
E tu invece?
Sei andato da qualche parte?
No, da nessuna parte, nessun viaggio, niente aerei, auto o treni, sono rimasto a casa.
A casa?
Sì, a casa, perché?
No, niente, sai com'è si chiede.
Una vacanza mica per forza deve essere partire, anche se ammetto cambiare aria per un po' mi avrebbe fatto bene.
Però fare quello che si vuole, alzarsi, fare colazione e tornare a letto, dormire a mezzogiorno e mangiare alle tre del pomeriggio.
Senza sveglie che suonano, senza cartellini da timbrare, orari di treni da rispettare o code nel traffico.
Questa è la mia vacanza, tre settimane senza la solita vita.
E tu invece?
mercoledì 22 agosto 2012
Giro giro tondo...
Dedicare un post ad un oggetto... parli di persone, fatti ed episodi.
Perché perdere tempo con un oggetto, in fondo mica ha sentimenti un oggetto, mica ti rincuora se sei triste o gioisce con te se le cose vanno bene.
Rimane un oggetto, nulla di più, nulla di meno.
L'oggetto in questione è il mio computer, ex computer oramai.
Si è spento oggi e non si riaccenderà mai più ormai non serve più a niente, le porte usb non funzionano, non si collega nemmeno in modalità wireless.
Si è fermato, capita alle macchine.
Accendi e spegni, ore di uso, cinque anni così e nemmeno per lavoro.
Lo usavo per far ascoltare un po' di musica a mamma durante la sua malattia, mi sedevo accanto a lei e continuavo a farleascoltare musica.
Poi per aggiornare il blog, leggere di questo o quel film, approfondire cose e notizie.
Qualche video porno non manca, mica sono un santo.
Oggi non si è più acceso inutile ripararlo ormai.
Alla fine era solo un oggetto.
(Il titolo del post? Chi conosce la fantascienza avrà capito)
Perché perdere tempo con un oggetto, in fondo mica ha sentimenti un oggetto, mica ti rincuora se sei triste o gioisce con te se le cose vanno bene.
Rimane un oggetto, nulla di più, nulla di meno.
L'oggetto in questione è il mio computer, ex computer oramai.
Si è spento oggi e non si riaccenderà mai più ormai non serve più a niente, le porte usb non funzionano, non si collega nemmeno in modalità wireless.
Si è fermato, capita alle macchine.
Accendi e spegni, ore di uso, cinque anni così e nemmeno per lavoro.
Lo usavo per far ascoltare un po' di musica a mamma durante la sua malattia, mi sedevo accanto a lei e continuavo a farleascoltare musica.
Poi per aggiornare il blog, leggere di questo o quel film, approfondire cose e notizie.
Qualche video porno non manca, mica sono un santo.
Oggi non si è più acceso inutile ripararlo ormai.
Alla fine era solo un oggetto.
(Il titolo del post? Chi conosce la fantascienza avrà capito)
giovedì 16 agosto 2012
This means a lot to me. Oh, Vienna.
C'è che tra tanti gruppi che ti potevano piacere te ne piace uno che non è proprio il più amato, gli Ultravox.
Così ti becchi parole, brutte parole, sui tuoi gusti musicali da chi ama gli anni 80 più commerciali, da quelli che amano i grandi classici e dagli appassionati della new wave anni 80 più sofisticata.
Inutile discutere, inutile spiegare quando il gusto non è proprio quello maggioritario non è che ti dicono è la tua opinione e la rispetto, no.
Lasciamo perdere, meglio.
Meglio far finta di nulla, sorridere alle critiche, far finta che gli altri abbiano ragione e continuare ad ascoltare quello che vuoi come dicevo, inutile disuctere, inutile spiegare.
Poi un giorno guardi un telefilm ambientato negli anni 80 e la colonna sonora la riconosci all'istante "Vienna" degli Ultravox e addirittura la scena che mostrano è un tributo al video di quella canzone.
Questo però lo sai tu, solo tu, che non capisci nulla di musica e pensi di essere un pesce fuor d'acqua ed invece esistono autori di una serie televisiva che avrebbero potuto omaggiare mille altre canzoni e invece hanno scelto una delle canzoni più importanti degli Ultravox.
Così mentre Midge Ure canta "This means nothing to me. Oh, Vienna." pensi sorridendo "No, this means a lot to me. Oh Vienna"
Così ti becchi parole, brutte parole, sui tuoi gusti musicali da chi ama gli anni 80 più commerciali, da quelli che amano i grandi classici e dagli appassionati della new wave anni 80 più sofisticata.
Inutile discutere, inutile spiegare quando il gusto non è proprio quello maggioritario non è che ti dicono è la tua opinione e la rispetto, no.
Lasciamo perdere, meglio.
Meglio far finta di nulla, sorridere alle critiche, far finta che gli altri abbiano ragione e continuare ad ascoltare quello che vuoi come dicevo, inutile disuctere, inutile spiegare.
Poi un giorno guardi un telefilm ambientato negli anni 80 e la colonna sonora la riconosci all'istante "Vienna" degli Ultravox e addirittura la scena che mostrano è un tributo al video di quella canzone.
Questo però lo sai tu, solo tu, che non capisci nulla di musica e pensi di essere un pesce fuor d'acqua ed invece esistono autori di una serie televisiva che avrebbero potuto omaggiare mille altre canzoni e invece hanno scelto una delle canzoni più importanti degli Ultravox.
Così mentre Midge Ure canta "This means nothing to me. Oh, Vienna." pensi sorridendo "No, this means a lot to me. Oh Vienna"
venerdì 10 agosto 2012
Come in quella canzone dei Psychedelic Furs
A volte rivedi donne che ti son piaciute dopo tanto tempo ed è sempre un'emozione, sempre qualcosa che cambia la tua giornata.
Parli, ridi e le guardi, sempre belle come quando ti hanno fatto battere il cuore, sempre affascinanti, sempre così belle nonostante i giorni brutti che la vita ti riserva.
Pensi a quella volta che avresti potuto osare ed invece ti sei fatto mille problemi, mille domande quando tutto quello da fare era solo provare a baciarla.
La guardi e non vorresti più lasciarla, vorresti che quel momento non finisse mai.
Poi ti saluti, fingi di dover fare qualcosa per guardarla ancora mentre se ne va e quando non la vedi più allora, solo allora, capisci che che è ora di tornare e per tutto il resto del giorno continui a pensarla.
Così dentro di te il tempo passa ma il ricordo di lei non svanisce, come in quella canzone dei Psychedelic Furs
Parli, ridi e le guardi, sempre belle come quando ti hanno fatto battere il cuore, sempre affascinanti, sempre così belle nonostante i giorni brutti che la vita ti riserva.
Pensi a quella volta che avresti potuto osare ed invece ti sei fatto mille problemi, mille domande quando tutto quello da fare era solo provare a baciarla.
La guardi e non vorresti più lasciarla, vorresti che quel momento non finisse mai.
Poi ti saluti, fingi di dover fare qualcosa per guardarla ancora mentre se ne va e quando non la vedi più allora, solo allora, capisci che che è ora di tornare e per tutto il resto del giorno continui a pensarla.
Così dentro di te il tempo passa ma il ricordo di lei non svanisce, come in quella canzone dei Psychedelic Furs
sabato 4 agosto 2012
Va tutto bene Gianni, va tutto bene
Credo una o due notti dopo la morte di mio padre ebbi un incubo, uno di quelli che ti agiti nel sonno e parli a voce alta e forse ho anche urlato, probabilmente di paura.
Quando mi svegliai trovai mamma che mi accarezzava e diceva: "Sono la mamma, va tutto bene Gianni, va tutto bene. Stai tranquillo va tutto bene".
A volte ci sono pensieri, problemi, paure.
Ripenso alle parole di mamma "va tutto bene Gianni, va tutto bene" allora faccio un bel respiro profondo e pensò che avrà ragione mamma, tutto andrà bene.
Poco importa se quando ripenso a quelle parole mi accorgo di piangere, poco importa.
Va tutto bene Gianni, va tutto bene.
Quando mi svegliai trovai mamma che mi accarezzava e diceva: "Sono la mamma, va tutto bene Gianni, va tutto bene. Stai tranquillo va tutto bene".
A volte ci sono pensieri, problemi, paure.
Ripenso alle parole di mamma "va tutto bene Gianni, va tutto bene" allora faccio un bel respiro profondo e pensò che avrà ragione mamma, tutto andrà bene.
Poco importa se quando ripenso a quelle parole mi accorgo di piangere, poco importa.
Va tutto bene Gianni, va tutto bene.
giovedì 2 agosto 2012
32
La donna alle mie spalle è di Bologna, lavora alla stazione di Bologna ma è in vacanza, continua a ripetere "chissà chi è di turno oggi".
Gli occhi pieni di lacrime ma rimane lì a guardare, incredula come tutti gli altri davanti a quel televisore.
Il giornalista Rai della sede di Bologna inizia a leggere un breve resoconto, i primi numeri di morti e feriti, quello che stanno facendo i soccorritori, le prime ipotesi.
Poi racconta che i feriti sono così tanti e le autorità hanno deciso di usare anche gli autobus di solito in servizio verso la stazione per trasportare le vittime dello scoppio negli ospedali.
"Qualcuno li chiama i bus della morte" o qualcosa del genere, non ho mai dimenticato quella frase, così dura, così vera.
Trentadue anni dopo rimane una lapide con i nomi dei morti e nella sala d'attesa il muro sventrato dall'esplosione è ancora lì, un vetro ha sostituito i mattoni disintegrati dalla deflagrazione.
Come una cicatrice.
Le cicatrici le guardi e ricordi il dolore provato, come ce le siamo procurate, se è stata colpa nostra o di qualcun altro e infine perché è successo qualcosa che ci ha lasciato un segno più o meno profondo sulla pelle.
Sono attimi poi vai avanti a fare altro e forse te ne dimentichi anche.
Bologna è andata avanti e ricorda quel giorno, tutto quel dolore solo che a differenza delle nostre cicatrici non sa chi gliel'ha procurata e ancor meno il perché.
Strage della Stazione di Bolognaa Bologna, 2 agosto 1980, 85 morti e 200 feriti:
1. Antonella CECI , anni 19
2. Angela MARINO, anni 23
3. Leo Luca MARINO, anni 24
4. Domenica MARINO, anni 26
5. Errica FRIGERIO in DIOMEDE FRESA, anni 57
6. Vito DIOMEDE FRESA anni 62
7. Cesare Francesco DIOMEDE FRESA, anni 14
8. Anna Maria BOSIO in MAURI, anni 28
9. Carlo MAURI, anni 32
10. Luca MAURI, anni 6
11. Eckhardt MADER, anni 14
12. Margret ROHRS in MADER, anni 39
13. Kai MADER, anni 8
14. Sonia BURRI, anni 7
15. Patrizia MESSINEO, anni 18
16. Silvana SERRAVALLI in BARBERA, anni 34
17. Manuela GALLON, anni 11
18. Natalia AGOSTINI in GALLON, anni 40
19. Maria Antonella TROLESE, anni 16
20. Anna Maria SALVAGNINI in TROLESE, anni 51
21. Roberto DE MARCHI, anni 21
22. Elisabetta MANEA ved. DE MARCHI, anni 60
23. Eleonora GERACI IN VACCARO, anni 46
24. Vittorio VACCARO, anni 24
25. Velia CARLI IN LAURO, anni 50
26. Salvatore LAURO, anni 57
27. Paolo ZECCHI, anni 23
28. Viviana BUGAMELLI in ZECCHI, anni 23
29. Catherine HELEN MITCHELL, anni 22
30. John ANDREI KOLPINSKI, anni 22
31. Angela FRESU, anni 3
32. Maria FRESU, anni 24
33. loredana MOLINA in SACRATI, anni 44
34. Angelica TARSI, anni 72
35. Katia BERTASI, anni 34
36. Mirella FORNASARI, anni 36
37. Euridia BERGIANTI, anni 49
38. Nilla NATALI, anni 25
39. Franca DALL'OLIO, anni 20
40. Rita VERDE, anni 23
41. Flavia CASADEI, anni 18
42. Giuseppe PATRUNO, anni 18
43. Rossella MARCEDDU, anni 19
44. Davide CAPRIOLI, anni 20
45. Vito ALES, anni 20
46. Iwao SEKIGUCHI, anni 20
47. Brigitte DROUHARD, anni 21
48. Roberto PROCELLI, anni 21
49. Mauro ALGANON, anni 22
50. Maria Angela MARANGON, anni 22
51. Verdiana BIVONA, anni 22
52. Francesco GOMEZ MARTINEZ, anni 23
53. Mauro DI VITTORIO, anni 24
54. Sergio SECCI, anni 24
55. Roberto GAIOLA, anni 25
56. Angelo PRIORE, anni 26
57. Onofrio ZAPPALÀ, anni 27
58. Pio Carmine REMOLLINO, anni 31
59. Gaetano RODA, anni 31
60. Antonio DI PAOLA, anni 32
61. Mirco CASTELLARO, anni 33
62. Nazzareno BASSO, anni 33
63. Vincenzo PETTENI, anni 34
64. Salvatore SEMINARA, anni 34
65. Carla GOZZI, anni 36
66. Umberto LUGLI, anni 38
67. Fausto VENTURI, anni 38
68. Argeo BONORA, anni 42
69. Francesco BETTI, anni 44
70. Mario SICA, anni 44
71. Pier Francesco LAURENTI, anni 44
72. Paolino BIANCHI, anni 50
73. Vincenzina SALA in ZANETTI, anni 50
74. Berta EBNER, anni 50
75. Vincenzo LANCONELLI, anni 51
76. Lina FERRETTI in MANNOCCI, anni 53
77. Romeo RUOZI, anni 54
78. Amorveno MARZAGALLI, anni 54
79. Antonio Francesco LASCALA, anni 56
80. Rosina BARBARO in MONTANI, anni 58
81. Irene BRETON in BOUDOUBAN, anni 61
82. Pietro GALASSI, anni 66
83. Lidia OLLA in CARDILLO, anni 67
84. Maria IDRIA AVATI, anni 80
85. Antonio MONTANARI, anni 86
Sulla Strage si veda anche il sito Web della "Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980":www.stragi.it
(Fonte www.vittimeterrorismo.it)1. Antonella CECI , anni 19
2. Angela MARINO, anni 23
3. Leo Luca MARINO, anni 24
4. Domenica MARINO, anni 26
5. Errica FRIGERIO in DIOMEDE FRESA, anni 57
6. Vito DIOMEDE FRESA anni 62
7. Cesare Francesco DIOMEDE FRESA, anni 14
8. Anna Maria BOSIO in MAURI, anni 28
9. Carlo MAURI, anni 32
10. Luca MAURI, anni 6
11. Eckhardt MADER, anni 14
12. Margret ROHRS in MADER, anni 39
13. Kai MADER, anni 8
14. Sonia BURRI, anni 7
15. Patrizia MESSINEO, anni 18
16. Silvana SERRAVALLI in BARBERA, anni 34
17. Manuela GALLON, anni 11
18. Natalia AGOSTINI in GALLON, anni 40
19. Maria Antonella TROLESE, anni 16
20. Anna Maria SALVAGNINI in TROLESE, anni 51
21. Roberto DE MARCHI, anni 21
22. Elisabetta MANEA ved. DE MARCHI, anni 60
23. Eleonora GERACI IN VACCARO, anni 46
24. Vittorio VACCARO, anni 24
25. Velia CARLI IN LAURO, anni 50
26. Salvatore LAURO, anni 57
27. Paolo ZECCHI, anni 23
28. Viviana BUGAMELLI in ZECCHI, anni 23
29. Catherine HELEN MITCHELL, anni 22
30. John ANDREI KOLPINSKI, anni 22
31. Angela FRESU, anni 3
32. Maria FRESU, anni 24
33. loredana MOLINA in SACRATI, anni 44
34. Angelica TARSI, anni 72
35. Katia BERTASI, anni 34
36. Mirella FORNASARI, anni 36
37. Euridia BERGIANTI, anni 49
38. Nilla NATALI, anni 25
39. Franca DALL'OLIO, anni 20
40. Rita VERDE, anni 23
41. Flavia CASADEI, anni 18
42. Giuseppe PATRUNO, anni 18
43. Rossella MARCEDDU, anni 19
44. Davide CAPRIOLI, anni 20
45. Vito ALES, anni 20
46. Iwao SEKIGUCHI, anni 20
47. Brigitte DROUHARD, anni 21
48. Roberto PROCELLI, anni 21
49. Mauro ALGANON, anni 22
50. Maria Angela MARANGON, anni 22
51. Verdiana BIVONA, anni 22
52. Francesco GOMEZ MARTINEZ, anni 23
53. Mauro DI VITTORIO, anni 24
54. Sergio SECCI, anni 24
55. Roberto GAIOLA, anni 25
56. Angelo PRIORE, anni 26
57. Onofrio ZAPPALÀ, anni 27
58. Pio Carmine REMOLLINO, anni 31
59. Gaetano RODA, anni 31
60. Antonio DI PAOLA, anni 32
61. Mirco CASTELLARO, anni 33
62. Nazzareno BASSO, anni 33
63. Vincenzo PETTENI, anni 34
64. Salvatore SEMINARA, anni 34
65. Carla GOZZI, anni 36
66. Umberto LUGLI, anni 38
67. Fausto VENTURI, anni 38
68. Argeo BONORA, anni 42
69. Francesco BETTI, anni 44
70. Mario SICA, anni 44
71. Pier Francesco LAURENTI, anni 44
72. Paolino BIANCHI, anni 50
73. Vincenzina SALA in ZANETTI, anni 50
74. Berta EBNER, anni 50
75. Vincenzo LANCONELLI, anni 51
76. Lina FERRETTI in MANNOCCI, anni 53
77. Romeo RUOZI, anni 54
78. Amorveno MARZAGALLI, anni 54
79. Antonio Francesco LASCALA, anni 56
80. Rosina BARBARO in MONTANI, anni 58
81. Irene BRETON in BOUDOUBAN, anni 61
82. Pietro GALASSI, anni 66
83. Lidia OLLA in CARDILLO, anni 67
84. Maria IDRIA AVATI, anni 80
85. Antonio MONTANARI, anni 86
Sulla Strage si veda anche il sito Web della "Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980":www.stragi.it
venerdì 20 luglio 2012
Last train home
Treno verso casa, come sempre alle diciotto e quaranta più o meno puntuale.
Si avvicina il controllore, immagino voglia vedere i biglietti ed invece si siede accanto a noi ed iniza a parlare come un vecchio compagno di viaggio.
"Dopo tanto tempo riconosco chi prende sempre il treno e chi invece sale una volta ogni tanto, voi ci siete sempre", sorridiamo.
"Anche per me questo treno significa tornare a casa, faccio questo mestiere da ventitre anni"
Non è anziano ed è piacevole perché parla sorridendo e con una cadenza divertita poi il volto si fa un po' più serio, ci guarda e dice "Lo sapete vero che toglieranno questa linea, non ci sarà più nessun collegamento tra Verona e Rovigo" e continua "per noi in fondo non cambia nulla, lavoreremo su un'altra linea, il problema è vostro che dovrete cercare un altro mezzo di trasporto per andare al lavoro".
Trovare un mezzo alternativo non è certo un problema, il problema è che a certe cose ti ci abitui e ti ci affezioni.
Ti abitui ai ritardi, al freddo d'inverno quando aspetti al binario, al treno stipato del Lunedì mattino.
Così come ti ci affezioni, per le persone che conosci, per le ragazze carine che salgono, per quella mezza ora di sonno in più che riesci a strappare prima di andare al lavoro.
Così come ti affezioni ai ricordi come quando mamma mi disse "quando la sera sento il passaggio a livello chiudersi allora so che stai arrivando"
E' un pezzo di vita, due ore al giorno per cinque giorni alla settimana e qualche volta anche di Sabato, non è poco.
Quante volte ho immaginato di fare un viaggio lunghissimo iniziandolo dalla piccola stazione del mio paese, quante volte.
Tutto cambia, tutto inizia e tutto finisce. Peccato.
Si avvicina il controllore, immagino voglia vedere i biglietti ed invece si siede accanto a noi ed iniza a parlare come un vecchio compagno di viaggio.
"Dopo tanto tempo riconosco chi prende sempre il treno e chi invece sale una volta ogni tanto, voi ci siete sempre", sorridiamo.
"Anche per me questo treno significa tornare a casa, faccio questo mestiere da ventitre anni"
Non è anziano ed è piacevole perché parla sorridendo e con una cadenza divertita poi il volto si fa un po' più serio, ci guarda e dice "Lo sapete vero che toglieranno questa linea, non ci sarà più nessun collegamento tra Verona e Rovigo" e continua "per noi in fondo non cambia nulla, lavoreremo su un'altra linea, il problema è vostro che dovrete cercare un altro mezzo di trasporto per andare al lavoro".
Trovare un mezzo alternativo non è certo un problema, il problema è che a certe cose ti ci abitui e ti ci affezioni.
Ti abitui ai ritardi, al freddo d'inverno quando aspetti al binario, al treno stipato del Lunedì mattino.
Così come ti ci affezioni, per le persone che conosci, per le ragazze carine che salgono, per quella mezza ora di sonno in più che riesci a strappare prima di andare al lavoro.
Così come ti affezioni ai ricordi come quando mamma mi disse "quando la sera sento il passaggio a livello chiudersi allora so che stai arrivando"
E' un pezzo di vita, due ore al giorno per cinque giorni alla settimana e qualche volta anche di Sabato, non è poco.
Quante volte ho immaginato di fare un viaggio lunghissimo iniziandolo dalla piccola stazione del mio paese, quante volte.
Tutto cambia, tutto inizia e tutto finisce. Peccato.
domenica 15 luglio 2012
Così senza un perché
E così senza un perché siamo finiti a fare l'amore dopo una bella serata, fatta di una buona cena, un buon film e due passi in un fresco insperato.
Tu bella come lo sei sempre ma stavolta di più.
Mi hai chiesto che non accada più, di non provarci mai più ma io non ti ho detto sì o no, non lo so non posso prometterti niente.
Mi chiedo da dove arrivi questa paura che questo diventi qualcosa di più, mi chiedo come sarebbe stato diverso svegliarsi insieme oggi.
Invece anche questa Domenica la passo tra i centri commerciali aperti, da solo, così senza un perché.
Tu bella come lo sei sempre ma stavolta di più.
Mi hai chiesto che non accada più, di non provarci mai più ma io non ti ho detto sì o no, non lo so non posso prometterti niente.
Mi chiedo da dove arrivi questa paura che questo diventi qualcosa di più, mi chiedo come sarebbe stato diverso svegliarsi insieme oggi.
Invece anche questa Domenica la passo tra i centri commerciali aperti, da solo, così senza un perché.
mercoledì 11 luglio 2012
La città spenta
La città non si spense tutta in una volta, no.
Prima fu qualche lampione di periferia o qualche insegna di negozio, nulla di preoccupante.
Poi i lampioni e le insegne iniziarono a spegnersi anche nel centro e divenne all'ordine del giorno che qualche cinema dovesse rimborsare il biglietto d'entrata a qualche spettatore tradito dall'elettricità proprio sul più bello.
Però nessuno, ancora, si preoccupava veramente di quello che stava accadendo.
Quando però si spense un intero piano dell'ospedale allora qualcuno iniziò a chiedersi cosa stesse veramente accadendo.
La risposta non tardò a ad arrivare.
L'aeroporto si spense tutto, in un attimo e solo per un miracolo non accadde una tragedia.
Poi casa dopo casa, palazzo dopo palazzo tutto iniziò a spegnersi definitivamente.
Malati da spostare nelle città vicine, anziani rimasti chiusi in casa, per non parlare delle rapine favorite dal buio improvviso o dei saccheggi ovunque.
Così la città oramai completamente spenta venne abbandonata e si scatenarono le teorie più disparate sulla ragione di quel fenomeno.
Chi descrisse il tutto come riconducibile a cause puramente tecniche, altri invece invocarono la punizione divina per finire come sempre a qualche complotto mondiale ordito con la collaborazione degli alieni.
Semplicemente la città si era stufata degli uomini, di quelli che sputavano per terra o gettavano mozziconi di sigaretta ovunque come se i marciapiedi o le strade fossero degli immensi posacenere.
Ancor più insopportabili erano quelli che si fermavano a fare pipì sui muri per non parlare di chi gettava i rifiuti nel fiume che attraversava buona parte della città.
Così come una moglie sbatte fuori di casa il marito infedele, la città aveva cacciato gli uomini, incapaci di reagire allo scempio di quella che fino a pochi anni prima era la loro casa.
Prima fu qualche lampione di periferia o qualche insegna di negozio, nulla di preoccupante.
Poi i lampioni e le insegne iniziarono a spegnersi anche nel centro e divenne all'ordine del giorno che qualche cinema dovesse rimborsare il biglietto d'entrata a qualche spettatore tradito dall'elettricità proprio sul più bello.
Però nessuno, ancora, si preoccupava veramente di quello che stava accadendo.
Quando però si spense un intero piano dell'ospedale allora qualcuno iniziò a chiedersi cosa stesse veramente accadendo.
La risposta non tardò a ad arrivare.
L'aeroporto si spense tutto, in un attimo e solo per un miracolo non accadde una tragedia.
Poi casa dopo casa, palazzo dopo palazzo tutto iniziò a spegnersi definitivamente.
Malati da spostare nelle città vicine, anziani rimasti chiusi in casa, per non parlare delle rapine favorite dal buio improvviso o dei saccheggi ovunque.
Così la città oramai completamente spenta venne abbandonata e si scatenarono le teorie più disparate sulla ragione di quel fenomeno.
Chi descrisse il tutto come riconducibile a cause puramente tecniche, altri invece invocarono la punizione divina per finire come sempre a qualche complotto mondiale ordito con la collaborazione degli alieni.
Semplicemente la città si era stufata degli uomini, di quelli che sputavano per terra o gettavano mozziconi di sigaretta ovunque come se i marciapiedi o le strade fossero degli immensi posacenere.
Ancor più insopportabili erano quelli che si fermavano a fare pipì sui muri per non parlare di chi gettava i rifiuti nel fiume che attraversava buona parte della città.
Così come una moglie sbatte fuori di casa il marito infedele, la città aveva cacciato gli uomini, incapaci di reagire allo scempio di quella che fino a pochi anni prima era la loro casa.
domenica 24 giugno 2012
L'innamoramento del capo
Quando i titolari si innamorano dei nuovi dipendenti, innamoramento legato al lavoro sia chiaro, è uno spettacolo di moine e complimenti a voce alta davanti a tutti.
Sorrisi e pacche sulle spalle al nuovo arrivato si sprecano "numero uno!" "grande, grandissimo!" così per tutte le otto ore di lavoro.
L'innamoramento è bello, ti esalta ma come tutti gli innamoramenti non ti fa vedere le cose come stanno.
Perché li vedi in faccia quelli che restano e quelli che se ne vanno e questo tuo "numero uno" se ne andrà perché ha già iniziato a chiedere cose che non dovrebbe chiedere come "quanto guadagna questo o quello?" eppoi se la tira, crede di essere l'unico uomo sulla faccia della terra.
Caro capo te lo dico con affetto, quando se ne andrà non verrà nemmeno a dirtelo di persona, forse una mail o meglio farà così, una telefonata e comunicherà al primo che risponde la sua decisione senza nemmeno il coraggio di chiedere di parlare con te direttamente.
Non mi credi?
Poco importa io mi siedo e mi godo lo spettacolo che sta per andare in onda.
Buona Domenica.
Sorrisi e pacche sulle spalle al nuovo arrivato si sprecano "numero uno!" "grande, grandissimo!" così per tutte le otto ore di lavoro.
L'innamoramento è bello, ti esalta ma come tutti gli innamoramenti non ti fa vedere le cose come stanno.
Perché li vedi in faccia quelli che restano e quelli che se ne vanno e questo tuo "numero uno" se ne andrà perché ha già iniziato a chiedere cose che non dovrebbe chiedere come "quanto guadagna questo o quello?" eppoi se la tira, crede di essere l'unico uomo sulla faccia della terra.
Caro capo te lo dico con affetto, quando se ne andrà non verrà nemmeno a dirtelo di persona, forse una mail o meglio farà così, una telefonata e comunicherà al primo che risponde la sua decisione senza nemmeno il coraggio di chiedere di parlare con te direttamente.
Non mi credi?
Poco importa io mi siedo e mi godo lo spettacolo che sta per andare in onda.
Buona Domenica.
sabato 16 giugno 2012
Milano
Ogni volta che vado a Milano mi faccio sempre la stessa domanda "Ci vivrei?".
Rispondere a questa domanda rischia di essere un lungo post pieno di luoghi comuni, la domanda migliore quindi non è "Ci vivrei?" ma "Cosa è per me Milano?".
Milano per me è ricordi di amici che non vedevo a Milano ma in vacanza sul lago di Garda e solo raramente andavo a trovare nella loro città.
Milano è Michaela, una ragazza della quale mi ero innamorato in età puberale ma che naturalmente a tutti pensava tranne che a me.
Papà faceva mobili quindi Milano una settimana l'anno diventava per noi la città del Salone del mobile e la sera dopo la giornata di fiera andavamo alla ricerca di ristoranti.
Me ne ricordo uno "Le vedute" tavoli trenta centimetri per trenta centimetri, un locale incredibilmente piccolo sempre stracolmo di gente.
Si mangiava bene ma bisognava fare a botte per un tavolo.
Poi l'albergo in Corso Buenos Aires, non ricordo il nome, non so nemmeno se esista ancora.
Poi dopo la settimana di fiera tornavi a casa e ti chiedevano "Come è Milano?" E chi aveva il tempo di vederla? Dalle nove alle diciotto in fiera a tentare di vendere mobili.
Ho un rammarico, quelli che ti vengono a distanza di anni, avrei dovuto farne molte di più di fiere, mi divertiva quell'ambiente.
Ero giovane e quella baraonda mi faceva sentire adulto.
Da quei tempi (fine anni ottanta) a Milano ci sono stato poche volte ma ogni volta ci sono andato volentieri perché per quelle poche ore che ci resto è una città che mi diverte.
Certo se ci lavorassi allora mi divertirebbe di meno, la quotidianità ucciderebbe la sorpresa di riscoprirla ogni volta.
Eppoi ci vorrebbe un evento incredibile per decidere di andarci a vivere: un amore, un lavoro nuovo, una fase completamente nuova della mia vita.
Questa è la risposta alla domanda "Ci vivrei?"
Manca la risposta alla domanda "Cosa è per me Milano?"
Un posto dove torno sempre volentieri, qualche bel ricordo, un po' di nostalgia per tempi che non ci sono più e adesso anche un luogo nel quale vivono nuovi amici.
Rispondere a questa domanda rischia di essere un lungo post pieno di luoghi comuni, la domanda migliore quindi non è "Ci vivrei?" ma "Cosa è per me Milano?".
Milano per me è ricordi di amici che non vedevo a Milano ma in vacanza sul lago di Garda e solo raramente andavo a trovare nella loro città.
Milano è Michaela, una ragazza della quale mi ero innamorato in età puberale ma che naturalmente a tutti pensava tranne che a me.
Papà faceva mobili quindi Milano una settimana l'anno diventava per noi la città del Salone del mobile e la sera dopo la giornata di fiera andavamo alla ricerca di ristoranti.
Me ne ricordo uno "Le vedute" tavoli trenta centimetri per trenta centimetri, un locale incredibilmente piccolo sempre stracolmo di gente.
Si mangiava bene ma bisognava fare a botte per un tavolo.
Poi l'albergo in Corso Buenos Aires, non ricordo il nome, non so nemmeno se esista ancora.
Poi dopo la settimana di fiera tornavi a casa e ti chiedevano "Come è Milano?" E chi aveva il tempo di vederla? Dalle nove alle diciotto in fiera a tentare di vendere mobili.
Ho un rammarico, quelli che ti vengono a distanza di anni, avrei dovuto farne molte di più di fiere, mi divertiva quell'ambiente.
Ero giovane e quella baraonda mi faceva sentire adulto.
Da quei tempi (fine anni ottanta) a Milano ci sono stato poche volte ma ogni volta ci sono andato volentieri perché per quelle poche ore che ci resto è una città che mi diverte.
Certo se ci lavorassi allora mi divertirebbe di meno, la quotidianità ucciderebbe la sorpresa di riscoprirla ogni volta.
Eppoi ci vorrebbe un evento incredibile per decidere di andarci a vivere: un amore, un lavoro nuovo, una fase completamente nuova della mia vita.
Questa è la risposta alla domanda "Ci vivrei?"
Manca la risposta alla domanda "Cosa è per me Milano?"
Un posto dove torno sempre volentieri, qualche bel ricordo, un po' di nostalgia per tempi che non ci sono più e adesso anche un luogo nel quale vivono nuovi amici.
giovedì 31 maggio 2012
La tempesta
Contiamo morti e feriti, calcoliamo i danni, come al solito c'è chi ama il palcoscenico a tutti i costi e non esita a farsi un po' di pubblicità sulle spalle dei morti, merce rara il rispetto per chi senza una telecamere ed un microfono è il nulla.
Bei tempi quando la mia maestra delle elementari spiegava che la pianura padana è come un gigantesco cuscino che attutisce le scosse di terremoto, bei tempi.
Non è più così forse non lo è mai stato, ora a quaranta chilometri in linea d'aria da casa mia ci sono migliaia di sfollati, macerie ma soprattutto morti e feriti.
Passeggio per le vie del paese, alla fine della via principale ecco la campagna, i campi, quella pianura che pensavo amica e non lo è più.
Meglio non pensarci, meglio non immaginare il campo di calcio vicino casa pieno di tende, meglio non pensare al fatto che quelle scosse si avvicinano, no meglio di no.
Così mi lascio affascinare dal tramonto sui campi coltivati cullando un'illusione di tranquillità dopo la tempesta.
O prima di essa?
Bei tempi quando la mia maestra delle elementari spiegava che la pianura padana è come un gigantesco cuscino che attutisce le scosse di terremoto, bei tempi.
Non è più così forse non lo è mai stato, ora a quaranta chilometri in linea d'aria da casa mia ci sono migliaia di sfollati, macerie ma soprattutto morti e feriti.
Passeggio per le vie del paese, alla fine della via principale ecco la campagna, i campi, quella pianura che pensavo amica e non lo è più.
Meglio non pensarci, meglio non immaginare il campo di calcio vicino casa pieno di tende, meglio non pensare al fatto che quelle scosse si avvicinano, no meglio di no.
Così mi lascio affascinare dal tramonto sui campi coltivati cullando un'illusione di tranquillità dopo la tempesta.
O prima di essa?
venerdì 18 maggio 2012
La bellezza sconosciuta
Questa sera ho incrociato, tornando dal lavoro, una ragazza cieca.
Camminava lenta col suo bastone ma sicura, senza incertezze ma la cosa che più mi ha colpito è la sua bellezza, semplice, acqua e sapone ma bella.
Ho pensato a questo scherzo del destino di essere bella, più bella di tante altre ragazze e non saperlo o esserne a conoscenza solo perché altri te lo hanno detto, senza poter essere certi che quelle parole complimentose siano vere.
Chissà ogni giorno quanti sguardi su di lei, mi chiedo se i sensi dei non vedenti si acuiscano così tanto da avvertire queste attenzioni.
E' stato strano, quasi irreale, guardare quella ragazza così bella, bella di una bellezza a lei sconosciuta.
Camminava lenta col suo bastone ma sicura, senza incertezze ma la cosa che più mi ha colpito è la sua bellezza, semplice, acqua e sapone ma bella.
Ho pensato a questo scherzo del destino di essere bella, più bella di tante altre ragazze e non saperlo o esserne a conoscenza solo perché altri te lo hanno detto, senza poter essere certi che quelle parole complimentose siano vere.
Chissà ogni giorno quanti sguardi su di lei, mi chiedo se i sensi dei non vedenti si acuiscano così tanto da avvertire queste attenzioni.
E' stato strano, quasi irreale, guardare quella ragazza così bella, bella di una bellezza a lei sconosciuta.
mercoledì 16 maggio 2012
Amazing Grace
Ennesimo post su mamma.
Quindi se l'argomento vi ha stufato passate oltre ma io ho voglia di scrivere e soprattutto di scrivere di lei.
Quando c'è stato il funerale ho chiesto che alla fine, in chiesa, suonassero "Amazing Grace", mi hanno guardato come uno scemo.
Ho spiegato loro cosa fosse ma niente da fare.
Chi ama Star Trek, come me, avrà gia capito perché volessi salutarla così, volevo fosse come dire addio a Spock.
Mamma, come emozioni, era proprio all'opposto di Spock però la sua malattia ci ha molto avvicinati e lei si è resa conto che quel figlio non era poi così male come a volte so che ha pensato.
Così volevo dirle ciao con una passione tutta mia ora, per ringraziarla di avermi capito meglio, per la dignità che ha avuto nella sua sofferenza ma anche perché spero che da qualche parte nell'universo, nello spazio profondo, il suo corpo, come quello di Spock, si sia rigenerato, tornando bello, giovane e forte.
Come in quella foto nella quale, mamma, indossavi un vestito verde e sorridevi felice e dentro di te stava nascendo Guido, mio fratello.
Buon resto di settimana.
Quindi se l'argomento vi ha stufato passate oltre ma io ho voglia di scrivere e soprattutto di scrivere di lei.
Quando c'è stato il funerale ho chiesto che alla fine, in chiesa, suonassero "Amazing Grace", mi hanno guardato come uno scemo.
Ho spiegato loro cosa fosse ma niente da fare.
Chi ama Star Trek, come me, avrà gia capito perché volessi salutarla così, volevo fosse come dire addio a Spock.
Mamma, come emozioni, era proprio all'opposto di Spock però la sua malattia ci ha molto avvicinati e lei si è resa conto che quel figlio non era poi così male come a volte so che ha pensato.
Così volevo dirle ciao con una passione tutta mia ora, per ringraziarla di avermi capito meglio, per la dignità che ha avuto nella sua sofferenza ma anche perché spero che da qualche parte nell'universo, nello spazio profondo, il suo corpo, come quello di Spock, si sia rigenerato, tornando bello, giovane e forte.
Come in quella foto nella quale, mamma, indossavi un vestito verde e sorridevi felice e dentro di te stava nascendo Guido, mio fratello.
Buon resto di settimana.
lunedì 30 aprile 2012
Una storia di crisi quando la crisi non c'era
Papà aveva una fabbrica di mobili che per anni è andata benissimo poi un
giorno tutto quello che poteva andare storto è andato storto.
I primi cali del fatturato, le prime ore di cassa integrazione, l'inevitabile riduzione del personale eppoi il fallimento.
Alcune aziende si riprendono, altre no.
Quando Papà fu costretto a licenziare fece in modo che il periodo di inattività corrispondesse ai quindici giorni di ferie natalizie e grazie ad un'altra azienda della zona e all'accordo con i sindacati tutti tornarono a lavorare.
Papà con lo sguardo basso diceva "Sono un imprenditore, dovrei dare lavoro non licenziare".
Tra quei licenziati c'era anche il cognato di mio fratello, me lo ricordo come se fosse ora mio fratello piangere perché la moglie lo voleva lasciare per quell'episodio.
Io e mio fratello, per tanti motivi, non ci parliamo da tempo ma quando ripenso a lui che piange mi vengono ancora le lacrime nel ricordarlo così disperato.
Fu l'inizio della fine della mia famiglia, lentamente tutto quello che era stato si disintegrò.
Finché tutto va bene è facile andare d'amore e d'accordo poi finiscono i soldi e allora non funziona più niente.
E se la mia famiglia si è disintegrata pensate cosa hanno passato quelli che lavoravano per noi, per fortuna erano tutti bravi lavoratori e lavorare da mio padre era un titolo di merito, così per loro trovare un nuovo impiego non fu difficile.
Le loro famiglie non erano tenute insieme dai soldi come la mia, erano e sono famiglie più umili, più vere.
A volte la Domenica penso a quando casa nostra profumava di brodo con il quale mamma avrebbe cotto il risotto.
Penso a quando mangiavamo tutti insieme come una famiglia vera, qualcosa che in realtà forse non siamo mai stati.
Buon Primo Maggio.
I primi cali del fatturato, le prime ore di cassa integrazione, l'inevitabile riduzione del personale eppoi il fallimento.
Alcune aziende si riprendono, altre no.
Quando Papà fu costretto a licenziare fece in modo che il periodo di inattività corrispondesse ai quindici giorni di ferie natalizie e grazie ad un'altra azienda della zona e all'accordo con i sindacati tutti tornarono a lavorare.
Papà con lo sguardo basso diceva "Sono un imprenditore, dovrei dare lavoro non licenziare".
Tra quei licenziati c'era anche il cognato di mio fratello, me lo ricordo come se fosse ora mio fratello piangere perché la moglie lo voleva lasciare per quell'episodio.
Io e mio fratello, per tanti motivi, non ci parliamo da tempo ma quando ripenso a lui che piange mi vengono ancora le lacrime nel ricordarlo così disperato.
Fu l'inizio della fine della mia famiglia, lentamente tutto quello che era stato si disintegrò.
Finché tutto va bene è facile andare d'amore e d'accordo poi finiscono i soldi e allora non funziona più niente.
E se la mia famiglia si è disintegrata pensate cosa hanno passato quelli che lavoravano per noi, per fortuna erano tutti bravi lavoratori e lavorare da mio padre era un titolo di merito, così per loro trovare un nuovo impiego non fu difficile.
Le loro famiglie non erano tenute insieme dai soldi come la mia, erano e sono famiglie più umili, più vere.
A volte la Domenica penso a quando casa nostra profumava di brodo con il quale mamma avrebbe cotto il risotto.
Penso a quando mangiavamo tutti insieme come una famiglia vera, qualcosa che in realtà forse non siamo mai stati.
Buon Primo Maggio.
43 anni, vergine? No, idiota.
Sono così idiota ma così idiota che al campionato del mondo degli idioti sarei capace di arrivare secondo.
domenica 29 aprile 2012
Francesca
La ragazza del treno si chiama Francesca.
Potrebbe diventare tante cose o forse niente.
Ad esempio domani io dovrei fare ponte e quindi alzarmi con comodo ma no io il treno vado a prenderlo lo stesso alle 7.30 perché magari c'è anche lei.
Perché i treni, certi treni, passano una volta e basta.
Buona settimana
Potrebbe diventare tante cose o forse niente.
Ad esempio domani io dovrei fare ponte e quindi alzarmi con comodo ma no io il treno vado a prenderlo lo stesso alle 7.30 perché magari c'è anche lei.
Perché i treni, certi treni, passano una volta e basta.
Buona settimana
sabato 28 aprile 2012
Gentile Ministro Severino...
Gentile Ministro Severino,
l'unico pericolo che corrono i lettori di questo blog è il vedere come scrivo male in italiano e anche la noia delle cose che racconto.
Cordialmente
john
l'unico pericolo che corrono i lettori di questo blog è il vedere come scrivo male in italiano e anche la noia delle cose che racconto.
Cordialmente
john
giovedì 26 aprile 2012
La festa della Liberazione, il giorno dopo
Dopo i monumenti con corone e fiori, dopo i discorsi di circostanza, i cortei, le bandiere e i confaloni, cosa resta il giorno dopo?
A chi dice che il 25 Aprile sia qualcosa che non andrebbe più festeggiato perché il tempo passa e certe cose non hanno più ragione di esistere, rispondo che il 25 Aprile è il motivo per cui qualcuno, a volte, può sparare delle stupidate assurde.
Oggi non ci sono più, almeno da noi, invasori in divisa ma ci sono altri invasori e sono simili a noi qausi irriconoscibili.
Si chiamano mafia, camorra, n'drangheta e si presentano in giacca e cravatta, col viso bello che ispira fiducia.
Si chiamano anche malaffare, disonestà, corruzione.
Nemici anche peggiori se volete perché mimetizzati anche dentro quelle istituzioni che dovrebbero proteggerci o agire nel cosiddetto "interesse nazionale".
Questa è la nuova resistenza, la nuova liberazione da inseguire: cacciare il marcio che uccide il nostro paese.
A chi dice che il 25 Aprile sia qualcosa che non andrebbe più festeggiato perché il tempo passa e certe cose non hanno più ragione di esistere, rispondo che il 25 Aprile è il motivo per cui qualcuno, a volte, può sparare delle stupidate assurde.
Oggi non ci sono più, almeno da noi, invasori in divisa ma ci sono altri invasori e sono simili a noi qausi irriconoscibili.
Si chiamano mafia, camorra, n'drangheta e si presentano in giacca e cravatta, col viso bello che ispira fiducia.
Si chiamano anche malaffare, disonestà, corruzione.
Nemici anche peggiori se volete perché mimetizzati anche dentro quelle istituzioni che dovrebbero proteggerci o agire nel cosiddetto "interesse nazionale".
Questa è la nuova resistenza, la nuova liberazione da inseguire: cacciare il marcio che uccide il nostro paese.
mercoledì 25 aprile 2012
La città differente
Quando visito una città che non conosco ma anche quando torno in quelle gia visitate, cerco sempre di trovare un momento per un giro all'alba.
Mi piacciono gli odori e i suoni delle città che si svegliano, le strade vuote, l'odore dell'acqua che ha lavato strade e marciapiedi.
Le serrande che si alzano ed il rumore delle tazzine dentro i bar.
Le prime chiacchiere della giornata che riesci a sentire a distanza nelle piazze ancora vuote.
Una città differente senza il fiume umano che non ti permette di camminare come vuoi per le strade, che riesce a farti attraversare la strada senza dover badare più di tanto alle auto.
Forse potreste pensare che queste cose siano valide solo per le città più piccole ma non è così, sono cose che ho provato in tanti posti del mondo, le città al risveglio permettono di ascoltare e vedere cose completamente differenti.
Una città differente dentro la stessa città
Mi piacciono gli odori e i suoni delle città che si svegliano, le strade vuote, l'odore dell'acqua che ha lavato strade e marciapiedi.
Le serrande che si alzano ed il rumore delle tazzine dentro i bar.
Le prime chiacchiere della giornata che riesci a sentire a distanza nelle piazze ancora vuote.
Una città differente senza il fiume umano che non ti permette di camminare come vuoi per le strade, che riesce a farti attraversare la strada senza dover badare più di tanto alle auto.
Forse potreste pensare che queste cose siano valide solo per le città più piccole ma non è così, sono cose che ho provato in tanti posti del mondo, le città al risveglio permettono di ascoltare e vedere cose completamente differenti.
Una città differente dentro la stessa città
Liberiamoci
Liberiamoci dalla paura del giorno che arriva
Liberiamoci dalla paura di non essere all'altezza
Liberiamoci dalla paura di prendere una decisione
Liberiamoci dalla paura di amare
Liberiamoci dalla paura di dire quello che pensiamo veramente
Liberiamoci dalla paura di piangere davanti a tutti
Liberiamoci dal voler nascondere le nostre debolezze
Liberiamoci dall'arroganza
Liberiamoci dalla volgarità
Liberiamoci dalla noia
Liberatevi di tutto quello che rovina la vostra vita.
Buon 25 Aprile.
Liberiamoci dalla paura di non essere all'altezza
Liberiamoci dalla paura di prendere una decisione
Liberiamoci dalla paura di amare
Liberiamoci dalla paura di dire quello che pensiamo veramente
Liberiamoci dalla paura di piangere davanti a tutti
Liberiamoci dal voler nascondere le nostre debolezze
Liberiamoci dall'arroganza
Liberiamoci dalla volgarità
Liberiamoci dalla noia
Liberatevi di tutto quello che rovina la vostra vita.
Buon 25 Aprile.
lunedì 23 aprile 2012
La ragazza del treno
Ho conosciuto una ragazza in treno, andando al lavoro.
A questo punto chi ti ascolta o legge chiederebbe "E' bella?", di solito con un termine un po' più pesante.
No, non è bella ma a me piace, la sua semplicità, il suo sguardo e persino trovo irresistibile la sua sobrietà nel vestire.
No, gli uomini non si girerebbero a guardarla però ho capito di piacerle, se incrocio il suo sguardo lei abbassa gli occhi e così faccio io.
Porta sempre dei pantaloni blu che si fermano alla caviglia e dei mocassini, e quel tratto di pelle lasciato scoperto dal pantalone è sempre coperto da una calza in nylon, sempre di colore blu.
Nulla di incredibile eppure così irresistibile ai miei occhi, ci siamo parlati oggi dopo settimane di sguardi, la sua apparente timidezza è invece più riservatezza che cela una ragazza che non ha paura di fare il primo passo. Pensavo fosse un'insegnante invece scopro che lavora in un ente pubblico e che i libri e le dispense che legge in treno le servono per dei corsi di aggiornamento che frequenta.
A quel punto volevo dirle il mio nome ma non ho avuto il coraggio, forse perché so che la rivedrò ancora ma in realtà ho avuto paura.
Mi sono sentito inadeguato anzi quasi mediocre davanti a lei eppure continuo a pensarla e non vedo l'ora che sia domani per rivederla, sperando di avere il coraggio di sapere il suo nome.
A questo punto chi ti ascolta o legge chiederebbe "E' bella?", di solito con un termine un po' più pesante.
No, non è bella ma a me piace, la sua semplicità, il suo sguardo e persino trovo irresistibile la sua sobrietà nel vestire.
No, gli uomini non si girerebbero a guardarla però ho capito di piacerle, se incrocio il suo sguardo lei abbassa gli occhi e così faccio io.
Porta sempre dei pantaloni blu che si fermano alla caviglia e dei mocassini, e quel tratto di pelle lasciato scoperto dal pantalone è sempre coperto da una calza in nylon, sempre di colore blu.
Nulla di incredibile eppure così irresistibile ai miei occhi, ci siamo parlati oggi dopo settimane di sguardi, la sua apparente timidezza è invece più riservatezza che cela una ragazza che non ha paura di fare il primo passo. Pensavo fosse un'insegnante invece scopro che lavora in un ente pubblico e che i libri e le dispense che legge in treno le servono per dei corsi di aggiornamento che frequenta.
A quel punto volevo dirle il mio nome ma non ho avuto il coraggio, forse perché so che la rivedrò ancora ma in realtà ho avuto paura.
Mi sono sentito inadeguato anzi quasi mediocre davanti a lei eppure continuo a pensarla e non vedo l'ora che sia domani per rivederla, sperando di avere il coraggio di sapere il suo nome.
sabato 21 aprile 2012
She is in fashion
Ho conosciuto Cinthya ad una festa, più o meno quasi venti anni fa.
La città Bologna, era un periodo spensierato. Studio, appartamenti di studenti, ragazze, locali e qualche festa.
La prima volta che le parlai eravamo in una cucina, l'appartamento era quello dove vivevo con altre sei persone.
Dovete sapere che Cinthya era di una bellezza incredibile ed infatti parlando mi disse di essere modella e che trovava a Bologna per una campagna di una non precisata azienda di abbigliamento.
Arrivava da Londra sarebbe stata a Bologna qualche giorno per le foto ed una sfilata organizzata appositamente.
Di solito quando parli con una bella ragazza avvengono diversi eventi, arriva l'amica brutta a rompere oppure il fidanzato che la cerca o ancora qualcuno che è stato messo al mondo giusto per venirti a rompere le balle mentre parli con una delle donne più belle mai viste fino a quel momento.
Non accadde nulla incredibilmente, nessuna rottura improvvisa, parlammo e basta e ci lasciammo con la promessa di rivederci il pomeriggio successivo, le avrei fatto visitare la chiesa di San Petronio e un po' il centro di Bologna perché non aveva ancora avuto modo di vedere nulla.
Io pensavo che mi avesse preso in giro e che non si sarebbe presentata ed invece cavolo venne e fu un pomeriggio fatto di chiacchiere, sorrisi e... sì la giornata finì come un ragazzo spera finisca con una bella ragazza.
Cinthya però non era solo una bella avventura ma era piacevole e nelle pause del suo lavoro ci vedemmo spesso, sapevamo sarebbe finito tutto lì.
"Just for fun" diceva con quel sorriso, mi sembra di vederla ancora oggi.
Lei , poi, mi fece un regalo speciale, mi invito alla sfilata, addirittura in prima fila.
Venni accolto come un vip, ogni volta che Citnthya sfilava sulla passerella mi guardava sorrideva e mi strizzava l'occhio.
Era bellissima.
Il giorno dopo l'accompagnai all'aeroporto parlammo pochissimo.
Quando fu il momento di imbarcarsi ci baciammo e mi disse solo una cosa:
"Diglielo a chi legge che ti sei inventato tutto!"
Ciao
La città Bologna, era un periodo spensierato. Studio, appartamenti di studenti, ragazze, locali e qualche festa.
La prima volta che le parlai eravamo in una cucina, l'appartamento era quello dove vivevo con altre sei persone.
Dovete sapere che Cinthya era di una bellezza incredibile ed infatti parlando mi disse di essere modella e che trovava a Bologna per una campagna di una non precisata azienda di abbigliamento.
Arrivava da Londra sarebbe stata a Bologna qualche giorno per le foto ed una sfilata organizzata appositamente.
Di solito quando parli con una bella ragazza avvengono diversi eventi, arriva l'amica brutta a rompere oppure il fidanzato che la cerca o ancora qualcuno che è stato messo al mondo giusto per venirti a rompere le balle mentre parli con una delle donne più belle mai viste fino a quel momento.
Non accadde nulla incredibilmente, nessuna rottura improvvisa, parlammo e basta e ci lasciammo con la promessa di rivederci il pomeriggio successivo, le avrei fatto visitare la chiesa di San Petronio e un po' il centro di Bologna perché non aveva ancora avuto modo di vedere nulla.
Io pensavo che mi avesse preso in giro e che non si sarebbe presentata ed invece cavolo venne e fu un pomeriggio fatto di chiacchiere, sorrisi e... sì la giornata finì come un ragazzo spera finisca con una bella ragazza.
Cinthya però non era solo una bella avventura ma era piacevole e nelle pause del suo lavoro ci vedemmo spesso, sapevamo sarebbe finito tutto lì.
"Just for fun" diceva con quel sorriso, mi sembra di vederla ancora oggi.
Lei , poi, mi fece un regalo speciale, mi invito alla sfilata, addirittura in prima fila.
Venni accolto come un vip, ogni volta che Citnthya sfilava sulla passerella mi guardava sorrideva e mi strizzava l'occhio.
Era bellissima.
Il giorno dopo l'accompagnai all'aeroporto parlammo pochissimo.
Quando fu il momento di imbarcarsi ci baciammo e mi disse solo una cosa:
"Diglielo a chi legge che ti sei inventato tutto!"
Ciao
venerdì 20 aprile 2012
John e il sesso. Fantasie non realizzate.
Le mie fantasie non realizzate sul sesso?
Per provocare un facile sorriso potrei dire fare sesso ma sarebbe scontato e forse nemmeno così divertente.
Io ho solo una fantasia non realizzata: fare la doccia con la mia ragazza.
Non sono mai riuscito a farlo con le mie ex, mai riuscito a convincerle a provare.
Forse il lavarsi è un momento troppo intimo da condividere eppure io mica glielo chiedevo per fare chissà cosa, solo mi sarebbe piaciuto provare, vedere a cosa avrebbe portato quel toccarsi, quello strofinarsi.
E sarebbe stato comunque intrigante anche se non avesse portato a nulla, mi intrigava e mi intriga l'idea di qualcosa che può accadere ma anche risolversi in niente.
A me piace pensare che sarebbe potuto essere qualcosa che avrebbe aumentato la complicità, un momento che non si dimentica più anche se poi le strade si separano.
C'è sempre qualcosa di diverso nello sguardo di una ex, anche se ti lasci male gli occhi sono sempre quelli di una donna che ha fatto l'amore con te.
E forse in quello sguardo differente ci avrei trovato anche una doccia fatta insieme.
Per provocare un facile sorriso potrei dire fare sesso ma sarebbe scontato e forse nemmeno così divertente.
Io ho solo una fantasia non realizzata: fare la doccia con la mia ragazza.
Non sono mai riuscito a farlo con le mie ex, mai riuscito a convincerle a provare.
Forse il lavarsi è un momento troppo intimo da condividere eppure io mica glielo chiedevo per fare chissà cosa, solo mi sarebbe piaciuto provare, vedere a cosa avrebbe portato quel toccarsi, quello strofinarsi.
E sarebbe stato comunque intrigante anche se non avesse portato a nulla, mi intrigava e mi intriga l'idea di qualcosa che può accadere ma anche risolversi in niente.
A me piace pensare che sarebbe potuto essere qualcosa che avrebbe aumentato la complicità, un momento che non si dimentica più anche se poi le strade si separano.
C'è sempre qualcosa di diverso nello sguardo di una ex, anche se ti lasci male gli occhi sono sempre quelli di una donna che ha fatto l'amore con te.
E forse in quello sguardo differente ci avrei trovato anche una doccia fatta insieme.
mercoledì 11 aprile 2012
L'odore della pioggia
Quante volte fino a quel giorno aveva annusato l'odore della pioggia?
Sapete quel profumo che si sente appena dopo il cadere delle prime gocce, quello che invade la casa un attimo prima di correre a chiudere le finestre.
Quando capiva che di lì a pochi momenti sarebbe piovuto, amava mettersi alla finestra ed aspettare quell'odore che sapeva di tranquillità. In quegli attimi le passava sempre per la testa un unico pensiero, voler avere vicino qualcuno che amasse come lei quel profumo
Quando voleva, sapeva essere dolce ma amava presentarsi in maniera forte, forse perché tutte le volte che era stata arrendevole il destino si era preso gioco di lei.
Questo la rendeva attraente, oltre la sua bellezza, saper mascherare quella dolcezza.
Anche quella sera si rese conto che di lì a poco avrebbe piovuto e si avvicinò come sempre alla finestra.
Le gocce iniziarono a cadere e mentre l'odore della pioggia si faceva largo nella stanza sentì il suo ragazzo respirare più forte.
"Cosa hai?" chiese.
Lui sorrise e rispose "Annuso l'odore della pioggia"
Sapete quel profumo che si sente appena dopo il cadere delle prime gocce, quello che invade la casa un attimo prima di correre a chiudere le finestre.
Quando capiva che di lì a pochi momenti sarebbe piovuto, amava mettersi alla finestra ed aspettare quell'odore che sapeva di tranquillità. In quegli attimi le passava sempre per la testa un unico pensiero, voler avere vicino qualcuno che amasse come lei quel profumo
Quando voleva, sapeva essere dolce ma amava presentarsi in maniera forte, forse perché tutte le volte che era stata arrendevole il destino si era preso gioco di lei.
Questo la rendeva attraente, oltre la sua bellezza, saper mascherare quella dolcezza.
Anche quella sera si rese conto che di lì a poco avrebbe piovuto e si avvicinò come sempre alla finestra.
Le gocce iniziarono a cadere e mentre l'odore della pioggia si faceva largo nella stanza sentì il suo ragazzo respirare più forte.
"Cosa hai?" chiese.
Lui sorrise e rispose "Annuso l'odore della pioggia"
lunedì 9 aprile 2012
Alla fine, mi chiedo, cosa ci hai guadagnato?
A volte penso a come è finita la nostra amicizia.
Ho sempre pensato che le cose tra noi in realtà, fino a quel momento, non fossero cambiate di una virgola.
Però tu ad un certo punto hai iniziato a vedere quello che ti era sempre piaciuto di me come sbagliato.
E sì io sbagliavo e ho continuato a sbagliare e siamo arrivati al punto che anche se facessi la cosa più giusta del mondo tu sei talmente prevenuta che sarebbe comunque sbagliata.
Sì comunque il mio modo di fare è sbagliato. sì è così, ho fattodegli errori, dei madornali errori nel cercare di riparare alle mancanze fatte.
Però sempre in buona fede e qualche volta solo per prenderti in giro, talmente sei esagerata nel vedere il male in ogni cosa fatta.
Alla fine mi chiedo poche e semplici cose.
Farmi passare davanti a molte persone per qualcosa che non sono, dipingermi negativamente, influenzare le opinioni di persone che nemmeno mi conoscono, a cosa è servito?
Cosa ci hai guadagnato?
Buona settimana.
Ho sempre pensato che le cose tra noi in realtà, fino a quel momento, non fossero cambiate di una virgola.
Però tu ad un certo punto hai iniziato a vedere quello che ti era sempre piaciuto di me come sbagliato.
E sì io sbagliavo e ho continuato a sbagliare e siamo arrivati al punto che anche se facessi la cosa più giusta del mondo tu sei talmente prevenuta che sarebbe comunque sbagliata.
Sì comunque il mio modo di fare è sbagliato. sì è così, ho fattodegli errori, dei madornali errori nel cercare di riparare alle mancanze fatte.
Però sempre in buona fede e qualche volta solo per prenderti in giro, talmente sei esagerata nel vedere il male in ogni cosa fatta.
Alla fine mi chiedo poche e semplici cose.
Farmi passare davanti a molte persone per qualcosa che non sono, dipingermi negativamente, influenzare le opinioni di persone che nemmeno mi conoscono, a cosa è servito?
Cosa ci hai guadagnato?
Buona settimana.
domenica 8 aprile 2012
Le tue gambe piegate sul sedile
Te l'ho sempre detto, hai due gambe che mi fanno impazzire e tu non perdi occasione per ricordarmelo.
Il gioco tra noi di io che te lo dico e tu che fai finta di nulla e mi rispondi "non è vero" ma con sulle labbra quel sorriso di compiacimento per il complimento ricevuto.
E in questo gioco tu ami fare gesti che non mi aspetto, semplici ma così carichi di sensualità.
Così in auto ti sei levata le scarpe e hai piegato le gambe sul sedile.
La luce dei lampioni si rifletteva sul nero delle tue calze disegnando nel buio per un attimo la foma delle gambe.
Tu non mi guardavi fingendo sonno e stanchezza, sicura che anche l'ennesima mossa nel nostro gioco fosse andata a segno.
Poi è bastato uno sguardo per capirci, senza dirci nulla, solo tu, io e le tue gambe piegate sul sedile.
Il gioco tra noi di io che te lo dico e tu che fai finta di nulla e mi rispondi "non è vero" ma con sulle labbra quel sorriso di compiacimento per il complimento ricevuto.
E in questo gioco tu ami fare gesti che non mi aspetto, semplici ma così carichi di sensualità.
Così in auto ti sei levata le scarpe e hai piegato le gambe sul sedile.
La luce dei lampioni si rifletteva sul nero delle tue calze disegnando nel buio per un attimo la foma delle gambe.
Tu non mi guardavi fingendo sonno e stanchezza, sicura che anche l'ennesima mossa nel nostro gioco fosse andata a segno.
Poi è bastato uno sguardo per capirci, senza dirci nulla, solo tu, io e le tue gambe piegate sul sedile.
sabato 7 aprile 2012
8
Sotto diverse piattaforme e con diversi nomi, io ho un blog da otto anni.
Tanta acqua sotto ai ponti.
Cambi di lavoro, la malattia di mamma, amori veri, presunti e falsi.
Musica.
Difficoltà.
Vita insomma.
A quelli ancora amici e a quelli che non lo sono più, dedico a loro questi otto anni.
Il primo post che scrissi terminava così: "Chi si ferma è il benvenuto"
Ed è ancora così.
Buona Pasqua
Tanta acqua sotto ai ponti.
Cambi di lavoro, la malattia di mamma, amori veri, presunti e falsi.
Musica.
Difficoltà.
Vita insomma.
A quelli ancora amici e a quelli che non lo sono più, dedico a loro questi otto anni.
Il primo post che scrissi terminava così: "Chi si ferma è il benvenuto"
Ed è ancora così.
Buona Pasqua
giovedì 5 aprile 2012
Quell'incredibile voglia di correre da te
Questa sera non volevo rimanere solo.
Questa sera volevo te.
Dentro solo quell'incredibile voglia di correre da te, di stringerti, di averti.
Dentro solo quell'incredibile voglia di non pensare alle conseguenze, solo di volersi lasciar andare senza pensare al dopo, solo voglia di te.
Voglia di sentire il tuo respiro su di me, la tua pelle sulla mia, la tua mano sulla mia bocca la tua lingua sulla mia, il tuo odore confuso col mio.
Questa sera non volevo restare solo e allora ho ceduto a quella voglia.
Quell'incredibile voglia di correre da te.
Questa sera volevo te.
Dentro solo quell'incredibile voglia di correre da te, di stringerti, di averti.
Dentro solo quell'incredibile voglia di non pensare alle conseguenze, solo di volersi lasciar andare senza pensare al dopo, solo voglia di te.
Voglia di sentire il tuo respiro su di me, la tua pelle sulla mia, la tua mano sulla mia bocca la tua lingua sulla mia, il tuo odore confuso col mio.
Questa sera non volevo restare solo e allora ho ceduto a quella voglia.
Quell'incredibile voglia di correre da te.
martedì 3 aprile 2012
Bettina, le origini. Un prequel.
Bettina è comparsa un giorno sotto l'ufficio dove lavoro, era enorme rispetto adesso, pensavamo fosse incinta e noi le davamo da mangiare più volte al giorno perché pensavamo ad un parto imminente.
Sbagliavamo.
Bettina aveva lo stomaco dilatato di quindici volte rispetto al normale e se non fosse stato per un mio collega non lo avremmo mai scoperto.
Il veterinario è riuscito a riportare lo stomaco alla sua dimensione normale e l'ha sterilizzata, era pronta per essere accolta a casa del mio collega ma Bettina ha la toxoplasmosi e per gravidanze future ha dovuto rinunciare.
Sarebbe stata la sua sistemazione ideale, in quella casa ci sono altri quattro gatti e tante scale sulle quali correre e giocare.
Che fare allora? Portarla al gattile?
Mi sono fatto avanti io e allora da oltre due mesi Bettina vive in un bilocale disordinato con un umano che non ha mai avuto un animale da accudire direttamente.
Quando l'ho portata a casa mentre guidavo continuavo a parlarle e lei buona un po' dormiva, un po' guardava intorno.
Subito era impaurita, non stavamo mai nella stessa stanza poi piano piano è diventata la regina della casa e al mattino la trovo spesso appoggiata alle mie gambe.
Quando esco per andare al lavoro viene a prendersi le ultime carezze così come quando torno alla sera vuole una razione completa di coccole.
Mi dispiace lasciarla sola per tanto tempo durante il giorno ma lavoro a cinquanta chilomteri da casa e non posso fare altrimenti.
Io non volevo animali in casa, non pensavo di essere all'altezza e invece è stata una delle scelte migliori mai fatte.
Sbagliavamo.
Bettina aveva lo stomaco dilatato di quindici volte rispetto al normale e se non fosse stato per un mio collega non lo avremmo mai scoperto.
Il veterinario è riuscito a riportare lo stomaco alla sua dimensione normale e l'ha sterilizzata, era pronta per essere accolta a casa del mio collega ma Bettina ha la toxoplasmosi e per gravidanze future ha dovuto rinunciare.
Sarebbe stata la sua sistemazione ideale, in quella casa ci sono altri quattro gatti e tante scale sulle quali correre e giocare.
Che fare allora? Portarla al gattile?
Mi sono fatto avanti io e allora da oltre due mesi Bettina vive in un bilocale disordinato con un umano che non ha mai avuto un animale da accudire direttamente.
Quando l'ho portata a casa mentre guidavo continuavo a parlarle e lei buona un po' dormiva, un po' guardava intorno.
Subito era impaurita, non stavamo mai nella stessa stanza poi piano piano è diventata la regina della casa e al mattino la trovo spesso appoggiata alle mie gambe.
Quando esco per andare al lavoro viene a prendersi le ultime carezze così come quando torno alla sera vuole una razione completa di coccole.
Mi dispiace lasciarla sola per tanto tempo durante il giorno ma lavoro a cinquanta chilomteri da casa e non posso fare altrimenti.
Io non volevo animali in casa, non pensavo di essere all'altezza e invece è stata una delle scelte migliori mai fatte.
domenica 1 aprile 2012
Il giorno dopo aver fatto l'amore
Il giorno dopo aver fatto l'amore ti sei rivestita pensando io dormissi ma no, fingevo solo per poterti guardare nuda ancora una volta.
Sei andata a preparare la colazione e sei venuta a dirmi che era pronta svegliandomi con un bacio.
E' stata una bella giornata, mano nella mano per quasi tutto il tempo, parlando, ridendo, scherzando, baciandoci e io pensavo che alla fine mi sarei svegliato perché un giorno così era troppo bello per essere vero.
Invece era tutto vero ma la sveglia non ha tardato a suonare.
Mi hai fatto sedere sul divano, lo sguardo basso che preannuncia solo parole brutte parole brutte sono state.
"Mi sono sbagliata, ti voglio bene ma mi sono sbagliata"
Perché quando una donna ti dice "mi sono sbagliata" non è lei che si sente sbagliata, sei tu che ascolti quelle parole a sentirti "sbagliato".
Sbagliato in quello che fai, nel lavoro che fai, nella amicizie che hai, nei gusti, nella musica che ascolti.
Sei uno sbaglio, solo questo.
Allora sono tornato a svegliarmi da solo nella mia vita sbagliata.
Adesso mi svegliano i graffi di una gatta, molto meglio di un graffio detto a voce, basta un po' di disinfettante e passa tutto.
Buona Domenica
Sei andata a preparare la colazione e sei venuta a dirmi che era pronta svegliandomi con un bacio.
E' stata una bella giornata, mano nella mano per quasi tutto il tempo, parlando, ridendo, scherzando, baciandoci e io pensavo che alla fine mi sarei svegliato perché un giorno così era troppo bello per essere vero.
Invece era tutto vero ma la sveglia non ha tardato a suonare.
Mi hai fatto sedere sul divano, lo sguardo basso che preannuncia solo parole brutte parole brutte sono state.
"Mi sono sbagliata, ti voglio bene ma mi sono sbagliata"
Perché quando una donna ti dice "mi sono sbagliata" non è lei che si sente sbagliata, sei tu che ascolti quelle parole a sentirti "sbagliato".
Sbagliato in quello che fai, nel lavoro che fai, nella amicizie che hai, nei gusti, nella musica che ascolti.
Sei uno sbaglio, solo questo.
Allora sono tornato a svegliarmi da solo nella mia vita sbagliata.
Adesso mi svegliano i graffi di una gatta, molto meglio di un graffio detto a voce, basta un po' di disinfettante e passa tutto.
Buona Domenica
sabato 31 marzo 2012
In nessun altro posto al mondo
L'ora legale regala alle città la possibilità di fare salotto.
Non so come sia nelle altre città, io parlo per la mia. Verona.
Piazza Erbe è magnifica per un aperitivo dopo un giorno di lavoro o anche per una semplice passeggiata finalmente alla luce, con il buio allontanato per alcune ore almeno.
Ero lì a camminare e pensare che tanti si chiedono o desiderano di vivere altrove in luoghi dove il lavoro viene pagato di più, dove chi è veramente un valore aggiunto dell'azienda viene premiato e non spremuto.
Un luogo nel quale chiedere un aumento per il buon lavoro svolto non è elemosina ma un diritto.
E' così anche per me, io penso di meritare di più ma mi rispondono che sì è vero ma non possono o chissà cosa succederebbe in azienda.
Eppoi sempre quella frase stupida, da imprenditore di serie z. "Puoi sempre cercarti un altro posto se ci riesci".
E mentre camminavo guardavo Verona finalmente alla luce calda di una Primavera che in realtà è quasi Estate visto il termometro.
E sì, vorrei essere in un luogo diverso ma le ragazze belle, la luce sui palazzi, le piazze piene di persone dopo il lavoro e allora nonostante il mutuo, le bollette, le difficoltà e i soldi che non bastano mai, non avrei voluto essere in nessun altro posto al mondo.
Non so come sia nelle altre città, io parlo per la mia. Verona.
Piazza Erbe è magnifica per un aperitivo dopo un giorno di lavoro o anche per una semplice passeggiata finalmente alla luce, con il buio allontanato per alcune ore almeno.
Ero lì a camminare e pensare che tanti si chiedono o desiderano di vivere altrove in luoghi dove il lavoro viene pagato di più, dove chi è veramente un valore aggiunto dell'azienda viene premiato e non spremuto.
Un luogo nel quale chiedere un aumento per il buon lavoro svolto non è elemosina ma un diritto.
E' così anche per me, io penso di meritare di più ma mi rispondono che sì è vero ma non possono o chissà cosa succederebbe in azienda.
Eppoi sempre quella frase stupida, da imprenditore di serie z. "Puoi sempre cercarti un altro posto se ci riesci".
E mentre camminavo guardavo Verona finalmente alla luce calda di una Primavera che in realtà è quasi Estate visto il termometro.
E sì, vorrei essere in un luogo diverso ma le ragazze belle, la luce sui palazzi, le piazze piene di persone dopo il lavoro e allora nonostante il mutuo, le bollette, le difficoltà e i soldi che non bastano mai, non avrei voluto essere in nessun altro posto al mondo.
Perché la mia gatta Bettina si chiama Bettina
Tanto tempo fa in una galassia lontana...
Facciamo nel nel 1999 ad una festa di compleanno di amici conobbi una ragazza di nome Betty (vedi post precedente).
Betty ed io nei momenti teneri ed intimi amavamo chiamarci (e tuttora lo facciamo) "miciotta" e "miciotto".
Cioè chiamarci ancora con nomignoli così a più di un decennio dalla fine della nostra storia forse meriterebbe un approfondimento da parte di esperti del settore ma facciamo finta di nulla.
Quindi quando ho deciso di prendere in casa la gatta mi è venuto spontaneo chiamarla Bettina.
Buon fine settimana.
Facciamo nel nel 1999 ad una festa di compleanno di amici conobbi una ragazza di nome Betty (vedi post precedente).
Betty ed io nei momenti teneri ed intimi amavamo chiamarci (e tuttora lo facciamo) "miciotta" e "miciotto".
Cioè chiamarci ancora con nomignoli così a più di un decennio dalla fine della nostra storia forse meriterebbe un approfondimento da parte di esperti del settore ma facciamo finta di nulla.
Quindi quando ho deciso di prendere in casa la gatta mi è venuto spontaneo chiamarla Bettina.
Buon fine settimana.
mercoledì 28 marzo 2012
John e il sesso, breve storia di me e delle mie ex
Il sesso ed io, io e il sesso.
Il primo contatto con il sesso fu all'inizio degli anni 80, penso fossi tra la prima e la seconda media o qualcosa del genere.
Una giovine ragazzina si sedette sulle mie gambe adagiando il suo leggiadro sederino proprio sulle mie parti intime, le quali non tardarono ad esprimere il loro disappunto per quell'inaspettato peso e ci fu un'alzata di scudi.
Lei se ne accorse,mi guardò e sorrise poi appoggio la testa sul mio petto ma non ebbi la prontezza di capire cosa fare e tutto finì lì.
Vi fu poi un periodo amanuense nel quale ricopiai centinaia e centinaia di pubblicazioni su come far compentrare gli interessi tra uomo e donna.
Poi all'orizzonte, dopo anni di forever alone, comparve Monica.
Austera ma elegante, bella e amante del cunnilingus, bei momenti ma ella preferì la carriera all'amore.
Deluso tornai a bussare alle porte del monastero amanuense per uscirvi di nuovo per partecipare ad una festa durante la quale conobbi Betty.
Il miglior sesso fatto con Betty è stato quello fatto dopo che ci siamo lasciati, spalmato su tredici anni di amicizia con benefici.
Poi incontrai Edda, fosse stato per lei ogni posto andava bene e quando intendo ogni luogo intendo ogni luogo. Luoghi di culto esclusi.
Poi c'è il capitolo Elisabetta.
Elisabetta era dolce nel sesso, non abbiamo mai avuto rapporti completi ma non era nata ieri, anzi.
Però era rispetto alle altre maledettamente, maliziosamente dolce.
Forse perché la storia con lei è finita praticamente ancora prima di iniziare, Elisabetta è quella per la quale provo maggiore nostalgia.
Una conoscenza terminata all'improvviso prima di poterci conoscere meglio in tutti i sensi.
Uomini che giacete loro accanto adesso, spero tanto riusciate a provare le stesse cose che ho provato io.
Buon resto di settimana.
Il primo contatto con il sesso fu all'inizio degli anni 80, penso fossi tra la prima e la seconda media o qualcosa del genere.
Una giovine ragazzina si sedette sulle mie gambe adagiando il suo leggiadro sederino proprio sulle mie parti intime, le quali non tardarono ad esprimere il loro disappunto per quell'inaspettato peso e ci fu un'alzata di scudi.
Lei se ne accorse,mi guardò e sorrise poi appoggio la testa sul mio petto ma non ebbi la prontezza di capire cosa fare e tutto finì lì.
Vi fu poi un periodo amanuense nel quale ricopiai centinaia e centinaia di pubblicazioni su come far compentrare gli interessi tra uomo e donna.
Poi all'orizzonte, dopo anni di forever alone, comparve Monica.
Austera ma elegante, bella e amante del cunnilingus, bei momenti ma ella preferì la carriera all'amore.
Deluso tornai a bussare alle porte del monastero amanuense per uscirvi di nuovo per partecipare ad una festa durante la quale conobbi Betty.
Il miglior sesso fatto con Betty è stato quello fatto dopo che ci siamo lasciati, spalmato su tredici anni di amicizia con benefici.
Poi incontrai Edda, fosse stato per lei ogni posto andava bene e quando intendo ogni luogo intendo ogni luogo. Luoghi di culto esclusi.
Poi c'è il capitolo Elisabetta.
Elisabetta era dolce nel sesso, non abbiamo mai avuto rapporti completi ma non era nata ieri, anzi.
Però era rispetto alle altre maledettamente, maliziosamente dolce.
Forse perché la storia con lei è finita praticamente ancora prima di iniziare, Elisabetta è quella per la quale provo maggiore nostalgia.
Una conoscenza terminata all'improvviso prima di poterci conoscere meglio in tutti i sensi.
Uomini che giacete loro accanto adesso, spero tanto riusciate a provare le stesse cose che ho provato io.
Buon resto di settimana.
domenica 25 marzo 2012
Cara Livia vorrei dirti...
Cara Livia,
vorrei dirti che a volte la vita è ingiusta, terribile e stronza, purtroppo lo è.
Ci toglie quello che amiamo nonostante i nostri sforzi.
Pugni troppo forti per restare in piedi però se per un momento le nostre gambe cedono non è perché non siamo all'altezza, siamo solo persone e a volte il peso del dolore è troppo pesante da sopportare.
Se non fosse così saremmo macchine o qualcosa di non umano.
Lo so che è dura fare di tutto e non evitare il peggio ma cosa puoi rimproverarti? Niente.
Pensa alla lezione che dai a tutti noi ogni giorno col tuo impegno, come ci insegni ad amare gli animali e amando loro ad amare anche le persone.
Pensa a questo, pensa all'esempio che sei per chi ti legge tutti i giorni.
E quello che vorrei dirti è solo un immenso grazie.
vorrei dirti che a volte la vita è ingiusta, terribile e stronza, purtroppo lo è.
Ci toglie quello che amiamo nonostante i nostri sforzi.
Pugni troppo forti per restare in piedi però se per un momento le nostre gambe cedono non è perché non siamo all'altezza, siamo solo persone e a volte il peso del dolore è troppo pesante da sopportare.
Se non fosse così saremmo macchine o qualcosa di non umano.
Lo so che è dura fare di tutto e non evitare il peggio ma cosa puoi rimproverarti? Niente.
Pensa alla lezione che dai a tutti noi ogni giorno col tuo impegno, come ci insegni ad amare gli animali e amando loro ad amare anche le persone.
Pensa a questo, pensa all'esempio che sei per chi ti legge tutti i giorni.
E quello che vorrei dirti è solo un immenso grazie.
sabato 24 marzo 2012
"Sì, anche io"
Solo un ciao, veloce, sussurato e lo sguardo basso.
Due semplici conoscenti che lavorano nello stesso luogo, questo sembriamo.
Ti scappa un sorriso, ti sei accorta che ti guardo le gambe ma poi torni distaccata qualcuno potrebbe vederci.
Eppure poche ore prima la pelle della tua schiena era sulla mia, baciavo il tuo collo e a volte ti giravi restituendo i baci o solo inarcavi la testa su di me ansimando.
Torni al tuo posto, continuo a guardarti immersa nelle tue cose. Vorrei baciarti ma non possiamo lì, non non possiamo.
Squilla il telefono, sei tu, nessun saluto, solo una frase breve "ti amo"
Sorrido e come al solito fingo professionalità e rispondo "Sì, anche io"
Buon fine settimana.
Due semplici conoscenti che lavorano nello stesso luogo, questo sembriamo.
Ti scappa un sorriso, ti sei accorta che ti guardo le gambe ma poi torni distaccata qualcuno potrebbe vederci.
Eppure poche ore prima la pelle della tua schiena era sulla mia, baciavo il tuo collo e a volte ti giravi restituendo i baci o solo inarcavi la testa su di me ansimando.
Torni al tuo posto, continuo a guardarti immersa nelle tue cose. Vorrei baciarti ma non possiamo lì, non non possiamo.
Squilla il telefono, sei tu, nessun saluto, solo una frase breve "ti amo"
Sorrido e come al solito fingo professionalità e rispondo "Sì, anche io"
Buon fine settimana.
sabato 10 marzo 2012
Prima o poi l'amore lo lasci perdere
Amore. Sostantivo maschile. Affetto intenso, sentimento di profonda tenerezza o devozione (Dizionario Garzanti).
Esiste una fase della vita nella quale l'amore lo cerchi di continuo, ogni occasione, ogni luogo visitato sembrano momenti che la vita ti offre per trovare la persona da amare.
Non si smette mai però il tempo passa e intorno a te le persone che conosci, gli amici e le amiche si "sistemano" ed è chiaro che sei felice per loro.
Però a te non capita o capitano storie che non portano da nessuna parte, che lasciano poco, illusioni di pochi attimi, buon sesso scambiato per sentimento.
Ci si ritrova a ricominciare dall'inizio, gli anni passano e tu ogni volta a rimetterti in gioco, ad uscire e fare il solito spettacolo per piacere a qualcuna.
Allora dopo qualche tentativo a vuoto si fa un bel sospiro e si ferma la "ricerca", l'amore sa nascondersi bene quando vuole.
Magari l'amore bisogna meritarselo e tu non hai fatto nulla in quel senso oppure, semplicemente, non significa che l'amore perché ne è pieno il mondo tocchi anche a te.
Sta di fatto che ad un certo punto non è che smetti di pensare all'amore solo che pensi ad altro e prima o poi lo lasci perdere.
Esiste una fase della vita nella quale l'amore lo cerchi di continuo, ogni occasione, ogni luogo visitato sembrano momenti che la vita ti offre per trovare la persona da amare.
Non si smette mai però il tempo passa e intorno a te le persone che conosci, gli amici e le amiche si "sistemano" ed è chiaro che sei felice per loro.
Però a te non capita o capitano storie che non portano da nessuna parte, che lasciano poco, illusioni di pochi attimi, buon sesso scambiato per sentimento.
Ci si ritrova a ricominciare dall'inizio, gli anni passano e tu ogni volta a rimetterti in gioco, ad uscire e fare il solito spettacolo per piacere a qualcuna.
Allora dopo qualche tentativo a vuoto si fa un bel sospiro e si ferma la "ricerca", l'amore sa nascondersi bene quando vuole.
Magari l'amore bisogna meritarselo e tu non hai fatto nulla in quel senso oppure, semplicemente, non significa che l'amore perché ne è pieno il mondo tocchi anche a te.
Sta di fatto che ad un certo punto non è che smetti di pensare all'amore solo che pensi ad altro e prima o poi lo lasci perdere.
giovedì 8 marzo 2012
You oughta know
Quando la malattia di mamma fu tale da non poterla nemmeno più mettere sulla sedia a rotelle i fine settimana li passavo accanto a lei.
Prendevo il portatile e le facevo ascoltare musica, di tutto dalla musica classica al rock.
Mi sedevo accanto e lei mi diceva "Cosa mi fai ascoltare oggi?".
Un po' perplessa sui Joy Division dimostrava gradimento per i classici di Cure, Simple Minds e qualcosina dei Japan.
Un giorno le feci ascoltare "You oughta know" di Alanis Morissette, le piacque e mi chiese di cosa parlasse.
Le raccontai di questa ragazza e tutta la sua rabbia per essere stata lasciata per un'altra e anche delle parti più "spinte" della canzone.
Ero imbarazzato a spiegarle che la canzone parlava anche di sesso orale o di gente che "fuck" ma mamma mi sorrise e disse "Che male c'è?"
E lì ho capito di essermi perso tante cose di lei, di esserle stato vicino così poco, peccato.
Gianni avresti dovuto saperlo.
You oughta know.
Prendevo il portatile e le facevo ascoltare musica, di tutto dalla musica classica al rock.
Mi sedevo accanto e lei mi diceva "Cosa mi fai ascoltare oggi?".
Un po' perplessa sui Joy Division dimostrava gradimento per i classici di Cure, Simple Minds e qualcosina dei Japan.
Un giorno le feci ascoltare "You oughta know" di Alanis Morissette, le piacque e mi chiese di cosa parlasse.
Le raccontai di questa ragazza e tutta la sua rabbia per essere stata lasciata per un'altra e anche delle parti più "spinte" della canzone.
Ero imbarazzato a spiegarle che la canzone parlava anche di sesso orale o di gente che "fuck" ma mamma mi sorrise e disse "Che male c'è?"
E lì ho capito di essermi perso tante cose di lei, di esserle stato vicino così poco, peccato.
Gianni avresti dovuto saperlo.
You oughta know.
domenica 4 marzo 2012
Edit e Cit
Edit conobbe Cit da amici, ne fu subito affascinata ed irresistibilmente attratta.
Cit parlava come un libro stampato, trovando sempre la frase giusta per ogni occasione, chissà quanti libri doveva aver letto, chissà quanti film visti.
Questo metteva sempre in difficoltà Edit, costretta sempre a correggersi davanti alla straripante cultura di Cit.
Nonostante questo il loro rapporto andava a gonfie vele, condividevano molte passioni e spesso tra di loro c'erano accese conversazioni sui temi più vari e questo improvviso fuoco tra di loro non faceva altro che unirli.
Edit, nonostante le attenzioni di Cit, si sentiva però sempre inferiore al suo innamorato, come una nota a margine nel libro del loro amore.
Fu così che decise di lasciarlo e quando lo disse a Cit per una volta lui rimase senza parole.
Cit parlava come un libro stampato, trovando sempre la frase giusta per ogni occasione, chissà quanti libri doveva aver letto, chissà quanti film visti.
Questo metteva sempre in difficoltà Edit, costretta sempre a correggersi davanti alla straripante cultura di Cit.
Nonostante questo il loro rapporto andava a gonfie vele, condividevano molte passioni e spesso tra di loro c'erano accese conversazioni sui temi più vari e questo improvviso fuoco tra di loro non faceva altro che unirli.
Edit, nonostante le attenzioni di Cit, si sentiva però sempre inferiore al suo innamorato, come una nota a margine nel libro del loro amore.
Fu così che decise di lasciarlo e quando lo disse a Cit per una volta lui rimase senza parole.
Sala d'attesa
Non ho mai capito e mai, probabilmente, capirò se raccontare nel proprio blog i momenti no sia giusto o sbagliato, dia fastidio o sia cosa se non gradita almeno sopportabile per chi legge.
Un blog è un diario e il mio diario oggi parla di un attesa, l'attesa di sapere come sto veramente, se i disturbi che sento da un po' di tempo sono solo esagerazioni della mia testa per la paura di avere qualcosa di veramente grave oppure... oppure chissà?
Non è tanto la paura di avere qualcosa di serio o addirittura "definitivo", la malattia e anche la morte sono parte della vita.
La paura che ho è quella di non avere la dignità che serve nella malattia, quella dignità che non ti fa piagnucolare davanti a tutti quelli che incontri ma che ti fa andare al lavoro comunque a testa alta, quella che non fa pesare a nessuno il tuo non stare bene.
Credo e non smetterò mai di farlo che lamentarsi non serva a nulla anzi farlo non fa altro che allontanare le persone, perché se è difficile vivere una sofferenza in prima persona non è di certo meno facile per chi ti è vicino.
Intanto mi siedo in sala d'attesa e aspetto ma non scriverò più nulla su questo momento.
Un blog è un diario e il mio diario oggi parla di un attesa, l'attesa di sapere come sto veramente, se i disturbi che sento da un po' di tempo sono solo esagerazioni della mia testa per la paura di avere qualcosa di veramente grave oppure... oppure chissà?
Non è tanto la paura di avere qualcosa di serio o addirittura "definitivo", la malattia e anche la morte sono parte della vita.
La paura che ho è quella di non avere la dignità che serve nella malattia, quella dignità che non ti fa piagnucolare davanti a tutti quelli che incontri ma che ti fa andare al lavoro comunque a testa alta, quella che non fa pesare a nessuno il tuo non stare bene.
Credo e non smetterò mai di farlo che lamentarsi non serva a nulla anzi farlo non fa altro che allontanare le persone, perché se è difficile vivere una sofferenza in prima persona non è di certo meno facile per chi ti è vicino.
Intanto mi siedo in sala d'attesa e aspetto ma non scriverò più nulla su questo momento.
sabato 3 marzo 2012
Kryptonite
Non è forse vero che pensiamo di essere invulnerabili a tutto?
Non è forse vero che quando leggiamo di qualche disgrazia pensiamo subito che certe cose possono accadere solo agli altri e non a noi?
Viviamo con la certezza che la nostra bolla di protezione non verrà mai scalfita da niente e nessuno.
La presunzione di essere superiori a tutte le avversità però poi un giorno uno dei tuoi migliori amici fa un infarto a trentaquattro anni e continui a pensare che no non è possibile, certe cose si leggono solo sui giornali, certe sfortune capitano ad altri, fuori dalla tua cerchia di vita, nulla può accadere a te o alle persone care.
Invece, poi, capisci che la vita è fatta solo di Kryptonite ovunque e tu sei solo un superman al contrario vulnerabile e chi ti sta vicino non è più forte o più debole, è come te, è come gli altri.
Quelli a cui capitano le cose che si leggono sui giornali e pensi che a te non possano mai accadere.
Non è forse vero che quando leggiamo di qualche disgrazia pensiamo subito che certe cose possono accadere solo agli altri e non a noi?
Viviamo con la certezza che la nostra bolla di protezione non verrà mai scalfita da niente e nessuno.
La presunzione di essere superiori a tutte le avversità però poi un giorno uno dei tuoi migliori amici fa un infarto a trentaquattro anni e continui a pensare che no non è possibile, certe cose si leggono solo sui giornali, certe sfortune capitano ad altri, fuori dalla tua cerchia di vita, nulla può accadere a te o alle persone care.
Invece, poi, capisci che la vita è fatta solo di Kryptonite ovunque e tu sei solo un superman al contrario vulnerabile e chi ti sta vicino non è più forte o più debole, è come te, è come gli altri.
Quelli a cui capitano le cose che si leggono sui giornali e pensi che a te non possano mai accadere.
domenica 26 febbraio 2012
Blogroll
Mi ero finalmente deciso ad aggiungere la lista dei blog che leggo poi sul più bello ho chiuso la finestra senza salvare e così niente blogroll.
Però non è questa la notizia, la cosa di cui voglio scrivere ma quello che ho provato leggendo i titoli dei blog.
Dietro il titolo di ogni blog ci sono persone che ho conosciuto, momenti passati insieme oppure semplici voci al telefono o, in alcuni casi, delle mail o dei dm su friendfeed.
Soprattutto ci sono otto anni tra oggi e quel 2004 quando feci la scoperta dell'esistenza dei blog ed il pensiero va al primo blog letto "Il capitano è fuori a pranzo" che mi ha aperto un mondo di letture e di persone.
Allora questo post è dedicato a tutte le persone che ho conosciuto in questi otto anni, a quelle che scrivono ancora, a chi non scrive più, a quelle che sono amiche e a quelle che non lo sono o non lo sono più.
Si cresce anche così, leggendo i post di un blog.
Però non è questa la notizia, la cosa di cui voglio scrivere ma quello che ho provato leggendo i titoli dei blog.
Dietro il titolo di ogni blog ci sono persone che ho conosciuto, momenti passati insieme oppure semplici voci al telefono o, in alcuni casi, delle mail o dei dm su friendfeed.
Soprattutto ci sono otto anni tra oggi e quel 2004 quando feci la scoperta dell'esistenza dei blog ed il pensiero va al primo blog letto "Il capitano è fuori a pranzo" che mi ha aperto un mondo di letture e di persone.
Allora questo post è dedicato a tutte le persone che ho conosciuto in questi otto anni, a quelle che scrivono ancora, a chi non scrive più, a quelle che sono amiche e a quelle che non lo sono o non lo sono più.
Si cresce anche così, leggendo i post di un blog.
sabato 25 febbraio 2012
Gli anziani del quartiere stadio
Gli anziani del quartiere stadio li trovi al mattino presto con i loro cani, seduti sulle panchine parlano del più e del meno.
Si godono il loro quartiere prima che il giorno inizi veramente, mentre parlano il loro sguardo è sempre rivolto al loro cane che gioca, perché l'unica vera compagnia è quell'animale che sorride loro sempre e comunque.
Per loro la vita ha già detto tutto e quando li vedi a braccetto di figlie nipoti non parlano, fingono di ascoltare quel fiume di discorsi che esce dalla bocca del parente di turno.
A loro non importa di governi, programmi tv, scandali, vogliono solo quella pace del mattino prima che tutto urli.
Poi vanno a fare la spesa camminando lenti con i loro carrellini, lo sguardo basso di nostalgia per qualcuno che non c'è più ad accompagnarli in quel rito quotidiano.
Forse il cassiere, se non c'è troppa coda, farà una veloce chiacchiera con loro sennò basterà una carezza al cane per sentirsi un po' meno soli.
Si godono il loro quartiere prima che il giorno inizi veramente, mentre parlano il loro sguardo è sempre rivolto al loro cane che gioca, perché l'unica vera compagnia è quell'animale che sorride loro sempre e comunque.
Per loro la vita ha già detto tutto e quando li vedi a braccetto di figlie nipoti non parlano, fingono di ascoltare quel fiume di discorsi che esce dalla bocca del parente di turno.
A loro non importa di governi, programmi tv, scandali, vogliono solo quella pace del mattino prima che tutto urli.
Poi vanno a fare la spesa camminando lenti con i loro carrellini, lo sguardo basso di nostalgia per qualcuno che non c'è più ad accompagnarli in quel rito quotidiano.
Forse il cassiere, se non c'è troppa coda, farà una veloce chiacchiera con loro sennò basterà una carezza al cane per sentirsi un po' meno soli.
sabato 18 febbraio 2012
Il giorno che non conosci
C'è un giorno che conosci benissimo, quello della sveglia alla stessa ora sbuffando di non avere qualche minuto in più di sonno.
Quello del treno alla stessa ora, delle stesse facce, dei soliti discorsi.
Quello del lavoro, con il mondo filtrato dalla finestra di fronte alla scrivania.
Il ritorno a casa, la cena, il film, la partita o il programma tv che non riesci mai a vedere tutti interi perché la stanchezza è tanta e non si riesce a non addormentarsi.
Poi c'è il giorno che non conosci, non è molto differente dall'altro giorno eppure non lo conosci.
Così, complice la febbre, esci dal lavoro prima e le strade, le case sono diverse.
Non più incerte sagome nella luce dell'alba bensì colorate figure illuminate da un sole vivo che inizia ad essere un po'caldo.
I suoni non sono quelli del lento risveglio dalla notte ma pieni di rumori, di lavori, di animali, di bambini nelle scuole.
L'aria è un po' più calda e persino casa tua è diversa con la luce della giornata.
La solita maschera che copre le solite giornate si leva e scopri un giorno che non conosci.
Quello del treno alla stessa ora, delle stesse facce, dei soliti discorsi.
Quello del lavoro, con il mondo filtrato dalla finestra di fronte alla scrivania.
Il ritorno a casa, la cena, il film, la partita o il programma tv che non riesci mai a vedere tutti interi perché la stanchezza è tanta e non si riesce a non addormentarsi.
Poi c'è il giorno che non conosci, non è molto differente dall'altro giorno eppure non lo conosci.
Così, complice la febbre, esci dal lavoro prima e le strade, le case sono diverse.
Non più incerte sagome nella luce dell'alba bensì colorate figure illuminate da un sole vivo che inizia ad essere un po'caldo.
I suoni non sono quelli del lento risveglio dalla notte ma pieni di rumori, di lavori, di animali, di bambini nelle scuole.
L'aria è un po' più calda e persino casa tua è diversa con la luce della giornata.
La solita maschera che copre le solite giornate si leva e scopri un giorno che non conosci.
martedì 14 febbraio 2012
Carla e il lento immaginato e mai ballato
Quando avevo quindici anni mi innamorai follemente di una compagna di scuola più grande di me, Carla.
Una malattia, una ossessione.
Facevo una testa tanta ai miei amici che pazientemente sopportavano l'amico improvvisamente uscito pazzo.
Io, nel mentre, costruivo i miei castelli in aria.
Immaginavo una festa, tipo quella che fanno gli americani nei licei e a questa festa ad un certo punto sul palco c'era Sade a cantare "Your love is king" oppure gli Style Council con la loro "You're the best thing" ed io che prendevo Carla per mano eppoi ballavamo questi lenti da sballo.
Naturalmente a Bovolone, provincia di Verona, è difficile che facciano le feste scolastiche tipo liceo americano e men che meno vedere Sade o gli Style Council cantare.
Però avevo quindici anni e tutto sembrava possibile o almeno era possibile sognare tutto.
Adesso se fossi in uno di quei telefilm americani nei quali le feste del liceo hanno sempre un episodio dedicato, mi ritroverei nella palestra della scuola, Sade inizierebbe a cantare e Carla sarebbe lì ad aspettare che le prenda la mano per portarla al centro della pista e ballare quel lento immaginato e mai ballato.
Una malattia, una ossessione.
Facevo una testa tanta ai miei amici che pazientemente sopportavano l'amico improvvisamente uscito pazzo.
Io, nel mentre, costruivo i miei castelli in aria.
Immaginavo una festa, tipo quella che fanno gli americani nei licei e a questa festa ad un certo punto sul palco c'era Sade a cantare "Your love is king" oppure gli Style Council con la loro "You're the best thing" ed io che prendevo Carla per mano eppoi ballavamo questi lenti da sballo.
Naturalmente a Bovolone, provincia di Verona, è difficile che facciano le feste scolastiche tipo liceo americano e men che meno vedere Sade o gli Style Council cantare.
Però avevo quindici anni e tutto sembrava possibile o almeno era possibile sognare tutto.
Adesso se fossi in uno di quei telefilm americani nei quali le feste del liceo hanno sempre un episodio dedicato, mi ritroverei nella palestra della scuola, Sade inizierebbe a cantare e Carla sarebbe lì ad aspettare che le prenda la mano per portarla al centro della pista e ballare quel lento immaginato e mai ballato.
sabato 11 febbraio 2012
Liberate Rossella Urru
Donna, 48 anni, nazionalità ucraina
C'è chi li chiama "invisibili" altri, per darsi un tono, "clochard" altri ancora "senzatetto", pochi per paura di fare brutte figure politicamente scorrette "barboni".
Li vediamo tutti i giorni nei punti più diversi di una città, a volte cediamo alle loro richieste con qualche spicciolo, altre volte facciamo finta di nulla.
Sono le prime vittime del freddo di questi giorni, ogni giorno ne muore uno, aiutano a fare qualche titolo sui giornali.
Poi torneranno nell'oblio appena le temperature torneranno miti, è la stampa bellezza.
Mi ha colpito la morte di una donna ucraina di 48 anni, viveva in una tenda in un piccolo accampamento.
E' venuta dall'Ucraina qui da noi a cercare un po' di sollievo economico ed invece è morta di freddo una notte.
Forse faceva la badante e alla morte della persona assistita non ha trovato nessun altro da accudire in cambio di una paga e un letto.
Forse lavorava in una fabbrica che ha chiuso e non ha trovato altro o forse chissà che altro.
E' partita da casa per cercare fortuna ed è morta di freddo qui da noi e cosa resterà di lei?
Un nome, un cognome, un'età e la nazionalità scritte su un referto medico che ne accerta il decesso.
E alla fine di tutto questo non posso fare a meno di chiedermi: "E se capitasse a me?"
Li vediamo tutti i giorni nei punti più diversi di una città, a volte cediamo alle loro richieste con qualche spicciolo, altre volte facciamo finta di nulla.
Sono le prime vittime del freddo di questi giorni, ogni giorno ne muore uno, aiutano a fare qualche titolo sui giornali.
Poi torneranno nell'oblio appena le temperature torneranno miti, è la stampa bellezza.
Mi ha colpito la morte di una donna ucraina di 48 anni, viveva in una tenda in un piccolo accampamento.
E' venuta dall'Ucraina qui da noi a cercare un po' di sollievo economico ed invece è morta di freddo una notte.
Forse faceva la badante e alla morte della persona assistita non ha trovato nessun altro da accudire in cambio di una paga e un letto.
Forse lavorava in una fabbrica che ha chiuso e non ha trovato altro o forse chissà che altro.
E' partita da casa per cercare fortuna ed è morta di freddo qui da noi e cosa resterà di lei?
Un nome, un cognome, un'età e la nazionalità scritte su un referto medico che ne accerta il decesso.
E alla fine di tutto questo non posso fare a meno di chiedermi: "E se capitasse a me?"
giovedì 9 febbraio 2012
La tregua
La vita volte concede una tregua, a volte si ha veramente la possibilità di fare quello che si vuole.
Andare dove si vuole, concedersi le cose sempre desiderate e mai avute.
A volte capita una momentanea sospensione dalla guerra fatta di treni da prendere ad orario fisso, di risultati lavorativi, di bollette e così via.
Questo non è un periodo di tregua per me ma poco importa, l'importante è sapere che ci potrà essere.
Una tregua a volte ti capita dall'alto senza un apparente motivo oppure te la puoi guadagnare combattendo e sbaragliando l'avversario in modo tale da metterlo in fuga per un bel po'.
Come dicevo, l'importante è sapere che ci potrà essere.
Allora quando arriverà me ne andrò lontano, in Scozia, meglio ad Edimburgo.
Edimburgo io l'ho sempre amata, dalla priam volta che l'ho vista,non c'è un motivo, non c'è una ragione particolare.
Me ne sono innamorato e basta, poi c'è chi dice che è brutta o che ci sono migliaia di luoghi migliori dove andare.
Bene, andateci voi. Io andrò ad Edimburgo.
E allora quando leggerete che scrivo un post da Edimburgo saprete che nella mia vita è in corso una tregua.
Mi sarebbe piaciuto finire questo post scrivendo "a proposito, questo post lo scrivoda Edimburgo" invece lo sto scrivendo da casa mia e va bene così.
Andare dove si vuole, concedersi le cose sempre desiderate e mai avute.
A volte capita una momentanea sospensione dalla guerra fatta di treni da prendere ad orario fisso, di risultati lavorativi, di bollette e così via.
Questo non è un periodo di tregua per me ma poco importa, l'importante è sapere che ci potrà essere.
Una tregua a volte ti capita dall'alto senza un apparente motivo oppure te la puoi guadagnare combattendo e sbaragliando l'avversario in modo tale da metterlo in fuga per un bel po'.
Come dicevo, l'importante è sapere che ci potrà essere.
Allora quando arriverà me ne andrò lontano, in Scozia, meglio ad Edimburgo.
Edimburgo io l'ho sempre amata, dalla priam volta che l'ho vista,non c'è un motivo, non c'è una ragione particolare.
Me ne sono innamorato e basta, poi c'è chi dice che è brutta o che ci sono migliaia di luoghi migliori dove andare.
Bene, andateci voi. Io andrò ad Edimburgo.
E allora quando leggerete che scrivo un post da Edimburgo saprete che nella mia vita è in corso una tregua.
Mi sarebbe piaciuto finire questo post scrivendo "a proposito, questo post lo scrivoda Edimburgo" invece lo sto scrivendo da casa mia e va bene così.
mercoledì 8 febbraio 2012
Altri ponti, altre case, altre città
"Romeo e Giulietta" è una poesia dialettale dedicata a Verona e scritta da Berto Barbarani.
La storia dei due innamorati e della faida tra le due famiglie di appartenenza è solo un pretesto per parlare in realtà di Verona e in particolare modo del suo fiume, l'Adige o l'Adese come diciamo in dialetto.
L'immagine più bella che Barbarani trasmette è quella dei palazzi e delle case che si specchiano nelle acque dell'Adige e l'immagine delle case segue l'Adige nel suo percorso verso il mare.
Tutto quello che Barbarani vuole dirci è di credere nell'amore, abbandonare gli intrighi, l'odio e le lotte.
Partire, uscire e andare incontro a persone eluoghi nuovi come fa l'Adige lasciando Verona, verso altri ponti, altre case, altre città.
La storia dei due innamorati e della faida tra le due famiglie di appartenenza è solo un pretesto per parlare in realtà di Verona e in particolare modo del suo fiume, l'Adige o l'Adese come diciamo in dialetto.
L'immagine più bella che Barbarani trasmette è quella dei palazzi e delle case che si specchiano nelle acque dell'Adige e l'immagine delle case segue l'Adige nel suo percorso verso il mare.
Tutto quello che Barbarani vuole dirci è di credere nell'amore, abbandonare gli intrighi, l'odio e le lotte.
Partire, uscire e andare incontro a persone eluoghi nuovi come fa l'Adige lasciando Verona, verso altri ponti, altre case, altre città.
sabato 4 febbraio 2012
Sesso, sesso, sesso e poi alla fine...
Sesso, tutto è sesso.
Gambe accavallate che spuntano da gonne che si fermano appena sopra il ginocchio.
Uno sguardo involotariamente malizioso, un sorriso della collega che si accorge che le guardi di nascosto il seno generosamente sottolineato da una maglia molto aderente.
Tutto è sesso, inutile negarlo.
Poi però sei lì a pensare a quella sera nella quale lei era davanti a te e tu l'hai abbracciatta stretta, pensando che se ne sarebbe andata offesa per quel gesto audace ed invece lei è rimasta appoggiandosi ancora di più a te, senza paura.
Sesso, sesso, sesso e poi alla fine ripensi ad un abbraccio e saresti disposto a vendere tutto quelche hai per riavere quell'unico e indimenticabile momento in una sera d'estate.
Buon fine settimana
Gambe accavallate che spuntano da gonne che si fermano appena sopra il ginocchio.
Uno sguardo involotariamente malizioso, un sorriso della collega che si accorge che le guardi di nascosto il seno generosamente sottolineato da una maglia molto aderente.
Tutto è sesso, inutile negarlo.
Poi però sei lì a pensare a quella sera nella quale lei era davanti a te e tu l'hai abbracciatta stretta, pensando che se ne sarebbe andata offesa per quel gesto audace ed invece lei è rimasta appoggiandosi ancora di più a te, senza paura.
Sesso, sesso, sesso e poi alla fine ripensi ad un abbraccio e saresti disposto a vendere tutto quelche hai per riavere quell'unico e indimenticabile momento in una sera d'estate.
Buon fine settimana
lunedì 30 gennaio 2012
Batte il tamburo lentamente (Febbraio)
Io non odio Febbraio, solo che per me è un mese inutile.
Cioè non ha nemmeno gli stessi giorni degli altri mesi, ogni quattro anni se ne aggiunge uno e porta pure rogna, dice la tradizione.
Cioè io non lo odio però a Febbraio prima è morto mio padre poi mamma, allora permettete che vedere scritto zero uno zero due sia un po' difficile.
Sì lo so a quasi quanrantatre anni dovrebbe essere chiaro che è nella natura delle cose che le persone ci lascino, dovrei essere comunque lieto di avere avuto i miei genitori per almeno un trentina d'anni.
Sì, dovrebbe.
Raccontatelo a qualcun altro.
Perché batte il tamburo lentamente?
E' il titolo di un film degli anni 70, parla di amicizia e di morte e a me il tamburo che batte lento mi fa tornare alla mente che Febbraio è un mese triste nei ricordi.
Il tamburo dei ricordi batte lentamente e ogni anno mette un po' di spazio in più tra quel dolore e la mia vita eppure per quanti anni ci siano tra oggi e quei giorni tristi, il dolore è sempre lo stesso.
Cioè non ha nemmeno gli stessi giorni degli altri mesi, ogni quattro anni se ne aggiunge uno e porta pure rogna, dice la tradizione.
Cioè io non lo odio però a Febbraio prima è morto mio padre poi mamma, allora permettete che vedere scritto zero uno zero due sia un po' difficile.
Sì lo so a quasi quanrantatre anni dovrebbe essere chiaro che è nella natura delle cose che le persone ci lascino, dovrei essere comunque lieto di avere avuto i miei genitori per almeno un trentina d'anni.
Sì, dovrebbe.
Raccontatelo a qualcun altro.
Perché batte il tamburo lentamente?
E' il titolo di un film degli anni 70, parla di amicizia e di morte e a me il tamburo che batte lento mi fa tornare alla mente che Febbraio è un mese triste nei ricordi.
Il tamburo dei ricordi batte lentamente e ogni anno mette un po' di spazio in più tra quel dolore e la mia vita eppure per quanti anni ci siano tra oggi e quei giorni tristi, il dolore è sempre lo stesso.
sabato 28 gennaio 2012
Buona compagnia
Quando morì Ugo Tognazzi, Enzo Biagi scrisse un ricordo brevissimo dell'attore.
Nessuna iperbole solo una semplice frase "Ci ha tenuto buona compagnia".
Ci si chiede spesso se esistano ancora brave persone, se esistono persone delle quali poterci fidare.
Ci sono ancora per fortuna ma anche loro, purtroppo, ci lasciano.
Oggi ho salutato per l'ultima volta Pasquale, ho passato con lui poco tempo ma mi ha sempre colpito quel suo sorriso sul viso nonostante tutto, sempre una parola buona per tutti, sempre pronto alla battuta e allo stare gioiosamente insieme.
E così facendo ha conquistato il rispetto, l'amicizia di tanti e la gratitudine dei suoi cari per i quali ha lavorato duramente ogni giorno della sua vita.
Ciao Pasquale, ci hai tenuto buona compagnia.
Nessuna iperbole solo una semplice frase "Ci ha tenuto buona compagnia".
Ci si chiede spesso se esistano ancora brave persone, se esistono persone delle quali poterci fidare.
Ci sono ancora per fortuna ma anche loro, purtroppo, ci lasciano.
Oggi ho salutato per l'ultima volta Pasquale, ho passato con lui poco tempo ma mi ha sempre colpito quel suo sorriso sul viso nonostante tutto, sempre una parola buona per tutti, sempre pronto alla battuta e allo stare gioiosamente insieme.
E così facendo ha conquistato il rispetto, l'amicizia di tanti e la gratitudine dei suoi cari per i quali ha lavorato duramente ogni giorno della sua vita.
Ciao Pasquale, ci hai tenuto buona compagnia.
sabato 21 gennaio 2012
In fondo io volevo...
In fondo io volevo solo camminare con te per le vie di una città che conosco da sempre.
Non avrei nemmeno tentato di darti un bacio di benvenuto sulla guancia e, credimi, mi sarebbe costato tanta fatica.
In fondo a me bastava solo che tu fossi lì come ho sempre sperato mica perché chissà cosa ma solo perché è bello che le giornate siano differenti.
In fondo volevo solo guardati mentre camminavamo e pensare, come faccio sempre, che certe cose per quanto semplici a volte sembrano incredibili quando diventano realtà.
In fondo volevo mostrarti la città dall'alto e regalarmi una foto di te che sorridi e lasciarmi prendere dalla malinconia e nostalgia di un giorno bello che finisce in un saluto prima che il treno parta.
E io,in fondo, in un giorno così ci spero ancora.
domenica 15 gennaio 2012
Sherlock
Non è un post di critica alla serie televisiva ma una riflessione su come il mondo vede Holmes e come lo vede invece Watson.
Il mondo rifiuta Holmes, qualcuno lo definisce "psicopatico" invitando Watson a stargli lontano.
Watson invece è incredulo davanti alle capacità di Holmes di ricostruire il vissuto di una persona da pochi particolari.
Se per tutti Holmes è, come Sherlock stesso dice, "un pezzo di..." perché dice senza mezzi termini quello che vede e intuisce di una persona, per Watson invece Holmes è "incredibile".
Non ha paura delle verità di Holmes, fatica a comprendere come possa sapere certe cose ma non fugge, tenta di conoscerlo, di comprenderlo.
La sincera e intelligente bizzarria di Holmes è qualcosa che va oltre i giudizi indispettiti di chi giudica Sherlock, persone così ingessate dalle abitudini e dall'ipocrisia da non capire la verità che si cela davanti ai loro occhi.
Sherlock rompe le regole, le ribalta, fa cambiare il punto di vista sulle cose ed è questo che spaventa le persone che incontra.
Perdere le proprie certezze, abbandonare il conformismo, dare una possibilità anche alle ipotesi più strane, è da questo che fuggono in realtà le persone non da Sherlock.
Watson decide invece di non fuggire e la possibilità che dà ad Holmes è soprattutto una possibilità che il dottore concede alla propria vita ed alla vita in generale capendo che un differente punto di vista può ridargli un ruolo in un mondo nel quale, da reduce di guerra, stenta a ritrovarsi.
Nebbia e ghiaccio
La nebbia è un freddo cattivo, non ti fa vedere le cose, nasconde il sole e l'umidità che porta riesce a rinchiuderti in casa.
Il ghiaccio invece è un freddo sincero, pericoloso quanto la nebbia ma sincero.
Non toglie il sole dalle giornate, non ti nega tramonti ed albe talvolta incredibili, soprattutto lo sopporti di più perché una bella giornata benché ghiacciata di sole, riesce a farti uscire di casa.
Il ghiaccio è solo una pellicola che piano piano si leverà, la nebbia no si aggrappa alla pelle, ai vestiti a volte nemmeno il sole riesce a toglierla.
Invece il ghiaccio pian piano si leva e non toglie mai la speranza di un giorno più caldo.
venerdì 6 gennaio 2012
La donna "Filini"
Nella ricerca dell'altra metà del cielo tutti, non fate finta di nulla, incappiamo nella donna "Filini".
L'organizzatrice di serate "Così siamo una bella compagnia!".
Il suo credo "Più siamo, più ci divertiamo" mostra drammatiche crepe al momento dell'incontro degli invitati, quando l'orario di incontro si dilata a dismisura in quanto non tutti sono puntuali.
Perciò passi dalle due alle tre ore ad aspettare tutti in punto convenuto.
Una volta che il "gruppone" si è finalmente riunito scatta un'altra inquietante situazione: la scelta del luogo ove andare a posare le terga, bere qualcosa e fare "conoscenza".
Essendo presenti un numero variabile di persone dalle quindici in su le proposte di luoghi fioccano copiose, alcune aggradano i più, altre scontentano e la fase decisionale porta via del tempo prezioso.
Naturalmente non si troverà mai un luogo capace di ospitarti e perciò dopo lungo girovagare la grande carovana dell'amicizia si saluterà.
Alla donna "Filini" la felice o infelice riuscita della serata è per lei un dato insignificante in quanto non avendo ella nulla da fare durante il giorno (leggasi un cazzo da fare) non le rimane altro che organizzare oceanici raduni tramite sms.
Riempita così la sua vuota giornata, poco importa se la gente si è conosciuta veramente, poco importa se le persona hanno aspettato ore altre persone.
L'importante è che ella sia dipinta come "l'organizzatrice" come quella che "se non ci fosse lei come sarebbero vuote le nostre giornate".
Grazie "Donna Filini" di esistere, grazie per non aver mai combinato nulla grazie a te.
domenica 1 gennaio 2012
Non c'è un titolo per questo post
Ho appena letto questo post, struggente, bellissimo e così d'improvviso mi sono ricordato di come spingevo la sedia a rotelle di mamma su una piattaforma costruita appositamente per salire le scale d'entrata del palazzo dove abitavo con lei.
A volte la gente si fermava a guardare quella scena e rimanevano lì finché la porta dell'ascensore non si chiudeva, chissà perché tutti dicono di avere fretta ma poi per certe cose magicamente tutti trovano tempo per guardare una persona che soffre.
Non c'è un vero motivo per il quale scrivo questo post, solo che leggendo di quel cagnolino che voleva essere aiutato per salire le scale mi sono ricordato di mia madre che mi guardava con lo stesso bisogno di aiuto.
Una volta scrivevo cose differenti, scrivevo anche meglio, scrivevo con più entusiasmo, facevo tante cose con più entusiasmo.
Poi... poi basta così sennò magari qualcuno pensa che lo faccio solo per attirare la benevolenza altrui (ci sarebbe un latinismo da scrivere ma sono ignorante) e a volte scrivere dei propri sentimenti non fa piacere a chi legge.
Si rischia di passare per falsi ed ipocriti.
Buona settimana
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